Per Procter& Gamble Israele è “la” Start-up Nation

Tecnologia

“Come è possibile che Israele – un paese di 7,1 milioni di abitanti, di soli 60 anni, circondato da nemici, in uno stato costante di guerra fin dalla sua fondazione, senza risorse naturali – produca più start-up di Paesi grandi, stabili e senza guerre in corso, come il Giappone, la Cina, l’India, la Corea, il Canada, o il Regno Unito?”

Questa domanda è forse la prima che qualche anno fa ha portato Dan Senor e  Saul Singer a scrivere un libro dal titolo “Israel, Start-up Nation” e l’anno scorso a ripubblicarne una nuova edizione con prefazione nientemeno che di Shimon Peres. Un caso editoriale, un titolo azzeccato a cui tutti ormai ci rifacciamo quando parliamo di Israele come capitale dell’industria e dell’innovazione tecnologica. Una definizione, quella di Start-up nation che qualche giorno fa è stata ripresa anche dalla rivista più patinata fra quelle che trattano di economia, l’americana Forbes.

In un articolo di Ricardo Geromel scopriamo infatti che anche la Procter&Gamble ha  fatto propria questa definizione per Israele. Non solo, ne ha spiegato molto chiaramente i motivi.

Procter&Gamble ha una sede a Tel Aviv, la Israel House of Innovation (IHI) voluta e creata da Bob McDonald cinque anni fa con l’intento di stabilire relazioni ed “alleanze” fra la P&G e gli “innovatori” israeliani.

Oggi P&G collabora con alcune delle maggiori aziende israeliane, a cominciare dalla Teva Pharmaceutical Industries – il più grande produttore di farmaci generici al mondo; ha rapporti costanti con l’Università Ebraica di Gerusalemme e ha firmato accordi bilaterali con la Israel Chief Scientist per fare in modo che le start-up israeliane che collaborano con P&G abbiano un accesso privilegiato ai fondi governativi. Insieme a Jay-Z, P&G partecipa anche, sia come portavoce che come partner di investimento, ad una  joint venture con Powermat, la piccola azienda che sta sviluppando un progetto per la ricarica delle batterie in modalità wireless. Altri esempi come questi si potrebbero fare; ma ciò che è interessante non è tanto il terreno fertile che P&G ha trovato in Israele quanto piuttosto perchè in Israele il terreno è più fertile, molto più fertile, che in tutto il resto del mondo.

Alcuni di questi motivi, o meglio, degli ingredienti che rendono così fertile (e appetibile per gli investitori) il terreno israeliano, li elenca Litar Asher Doron, capo del settore Open Innovation della IHI.

Innanzitutto l’alta densità di start-up nel settore tecnologico: Israele ha circa 80 società quotate al NASDAQ – più di tutta l’Europa, il Giappone, la Corea, l’India e la  Cina messe insieme.

Israele è la maggiore destinazione di capitale di rischio globale pro-capite. Negli ultimi anni, molti venture capitalist americani – ovvero quelle società che investono nel capitale di rischio di imprese giovani o comunque ancora di piccole dimensioni ma con ottime prospettive di crescita –  hanno investito e anche aperto uffici in  Israele – Sequoia , Benchmark  e ancora Greylock, Battery Ventures, Bessemer. I principali acceleratori con sede in Israele sono: Microsoft, VentureGeeks, The Junction, TechLoft, DreamIt Ventures, The Hive, UpWestLabs ed altri ancora.

Israele ha un numero di ingegneri pro-capite che è il doppio di quello di Stati Uniti e Giappone. In Israele il 34% della popolazione, ovvero il 24% della forza lavoro, possiede una laurea.

In rapporto al PIL, Israele è il paese che investe di più al mondo in Ricerca e Sviluppo  Nel 2009 la percentuale di investimento era del 4,9%, quando la media dei paesi OCSE era del 2,3%.

Nell’ultimo decennio Israele è il paese che ha ottenuto il maggior numero di premi Nobel – l’ultimo è stato quello per la Chimica assegnato nel 2011 a Dan Schechtman, per la scoperta dei quasi-cristalli”.

In Israele la tecnologia a scopo militare viene utilizzata per scopi civili. Per esempio, partendo dalla tecnologia sul processo delle immagini in tempo reale sviluppata dalla Rafael Missile divisione,  Gabi Iddan ha sviluppato la capsula endoscopica PillCam – la prima fotocamera ingeribile, sotto forma di pillola, per la rilevazione dei disturbi gastrointestinali. La PillCam, una volta ingerita dal paziente, trasmette immagini a colori di alta qualità che consentono ai medici di visualizzare immediatamente e direttamente le varie parti del tratto gastro-intestinale. Questa “capsula” endoscopica è oggi l’unico strumento diagnostico ingeribile che permette la visualizzazione diretta dell’intestino tenue.

Alla luce di tutto ciò, Israele è “la” Start-up Nation per eccellenza. Del resto, quali altri Paesi possono vantare altrettanto?