La scomparsa del Maestro Claudio Scimone

di Dario Foà

Nei giorno scorsi è scomparso improvvisamente un nostro grande amico: il maestro Claudio Scimone, fondatore e direttore dei Solisti Veneti.

Di questo grande musicista ci piace ricordare l’impegno che metteva nella preparazione di ognuno dei suoi tanti concerti: andava sempre alla ricerca di qualche particolare che forse gli era sfuggito. Quante volte ci vedevamo a cena, ma, ci precisava, dopo cena non posso trattenermi a lungo con voi perché devo studiare: sto preparando un concerto e ci sono dei punti  che voglio approfondire!

La sua amicizia, nei 43 anni che abbiamo vissuto a Padova,  è stata per me e per mia moglie una fonte inesauribile di cultura e di insegnamenti a volte seri, ma spesso pieni di humour particolarmente “ebraico”.

Una volta, durante un concerto, si trovò con una signora che, seduta in prima fila, si sventagliava energicamente col programma, e questo dava molto fastidio ai musicisti che si distraevano e rischiavano di perdere il tempo.  Ad un certo punto il Maestro Scimone interruppe il concerto e, rivolgendosi alla signora, le disse: signora bisogna che io e lei ci mettiamo d’accordo: io sto dirigendo in 3/4; lei si sta sventagliando in 6/8 e i miei colleghi non sanno se seguire me o seguire lei. E riprese il concerto.

Il Maestro Scimone era anche questo!  Noi lo abbiamo seguito in tanti concerti, spesso viaggiando insieme alla moglie Clementine e ai Solisti, e godendoci tanta bella musica.

Del Maestro ci piace ricordare la partecipazione, con i suoi solisti, alla Adeissima di qualche anno fa, qui a Milano quando volle offrirci un memorabile concerto: ricordo che, durante le prove, ad un certo punto  mi chiese di ascoltare le prove della Hatikvà perché voleva essere sicuro che il tempo fosse quello giusto! Quale onore per me!

E sempre parlando del concerto per l’Adeissima quando stava mettendo a punto il programma  mi disse che in quel concerto non potevano mancare  le variazioni di Paganini sul tema “Dal tuo stellato soglio”, quella toccante, straziante preghiera che Mosè  rivolge al Signore invocando: Pietà dei figli Tuoi, del popol Tuo pietà.

È così che mi piace ricordarlo. Zihronò livrahà