Si possono amare le bellezze di Gerusalemme ed essere amici per la pelle con chi vorrebbe distruggerla?

di Angelo Pezzana

[La domanda scomoda] Senza voler tirare in ballo l’ormai famoso “antisemita io? ma se ho molti amici ebrei!”, affermazione che ci permette di capire all’istante il vero pensiero del nostro interlocutore, sarà opportuno disporre di altri strumenti per conoscere la reale consistenza dell’esercito dei cosiddetti “amici di Israele” in Italia.
Due esempi ci saranno di aiuto. Il primo coinvolge il governo e la conseguente politica estera. Nelle occasioni mondane si sprecano i sorrisi e le strette di mano, così come sono frequenti le visite diplomatiche/commerciali. Ma al di là del turismo, una consuetudine strettamente legata alla professione della politica, quando si tratta di dimostrare con i fatti la consistenza di questa amicizia, il discorso cambia, sono i critici di Israele a determinare i contenuti dei fatti, sorrisi e strette di mano scompaiono, Israele si ritrova come sempre incluso nell’elenco degli Stati sotto accusa. Infatti il governo 5Stelle/PD ha aderito alla richiesta partita dall’Inghilterra, con Francia, Germania, Spagna, Irlanda, Belgio, Svezia, Olanda, Danimarca, affinché vengano bloccate le costruzioni di nuove case in un quartiere della parte est di Gerusalemme, abitato in maggioranza da non ebrei. Nella richiesta viene giudicato anche negativamente il piano di pace di Trump che propone una soluzione pacifica tra i territori palestinesi e Israele. La notizia non ha avuto eco sui nostri media, con l’eccezione dei due quotidiani cattolici, che però sottolineano il danno che ne deriverebbe ai “colloqui di pace”, ignorando l’interruzione voluta dall’Olp da molti anni. Che l’atteggiamento della Farnesina sia pesantemente ostile a Israele è noto, poco importa chi è il ministro degli esteri. Gli ordini arrivano dal governo e trovano un terreno ben concimato. E gli “amici di Israele”? Qualcuno deputato o senatore, avrà pure non condiviso questa scelta, a quanto ci risulta nel nostro parlamento ci sono diversi eletti che si dichiarano tali, sono spesso presenti nei ricevimenti diplomatici a dimostrare il loro attaccamento a Israele. Niente, silenzio assoluto.
Il secondo esempio avrebbe potuto infrangerlo il ministro della sanità Roberto Speranza. In una intervista sul Venerdì di Repubblica, ci informa di essersi sposato nella “città più bella del mondo”, Gerusalemme. Ma l’entusiasmo per tanto elogio si spegne quando ci spiega che la scelta era dovuta alla fortissima amicizia che lo lega a Padre Ibrahim Faltas, che ha officiato il matrimonio. Faltas, dai profondi legami con i terroristi di Hamas, fino al punto nel 2002 di nasconderli nella Basilica di Betlemme dopo un attentato terroristico, è un noto odiatore di Israele, come parecchi altri prima di lui. Si possono amare le bellezze di Gerusalemme, ed essere amici per la pelle con chi vorrebbe distruggerla?
Un altro intervistatore avrebbe potuto chiederglielo, ma così non è andata. Era Gad Lerner a porre le domande, l’avrà giudicata inopportuna, anzi, scorretta. E allora gliela facciamo noi.