L'Ayatollah Ali Khamenei

Perché Twitter censura Donald Trump e non l’ayatollah Ali Khameney?

Opinioni

di Angelo Pezzana

[La domanda scomoda]

Chi credeva che Twitter cancellasse gli account di chi si rende responsabile di incitamento all’odio, all’antisemitismo e al razzismo, come ad esempio il tweet in cui il capo della Nazione dell’islam Louis Farrakan paragona gli ebrei alle “termiti”, ebbene sappia che questa regola non è valida per tutti.

Giulio Meotti ha svolto una indagine accurata, scoprendo come nomi illustri possono violarla costantemente senza incorrere in nessuna censura. Il caso più tristemente noto di odio e antisemitismo via Twitter è quello della Guida Suprema della Repubblica islamica dell’Iran, l’ayatollah Ali Khameney. Ecco alcuni tweet del suo repertorio, che circolano liberamente: “gli israeliani sono un cancro”, ” Soluzione finale, la Palestina sarà libera”, “Eliminare Israele è ciò che accadrà”. Jack Dorsey, ceo di Twitter, che si suppone non dovrebbe fare distinzioni nel voler accertare l’identità di chi ha palesemente violato le regole prima di emettere un giudizio, in risposta a una lettera di protesta della Ministra israeliana per gli affari strategici Orit Farkash-Hacohen, non ci bada. Nel caso di Khameney la sentenza è assolutoria: “Non vi è stata violazione delle regole di Twitter contro comportamenti abusivi; bloccare un leader mondiale da Twitter o rimuovere i tweet nasconderebbe informazioni importanti che le persone dovrebbero poter vedere e discutere”. Ma Twitter si guarda bene dall’applicare indistintamente la stessa regola; ne è esente – poteva andare diversamente? – il Presidente Usa Donald Trump, che viene spesso accusato di eccedere nell’uso di Twitter per comunicare, il quale vede pubblicati i propri tweet seguiti da un commento che mette in dubbio il contenuto, come è avvenuto quando ha emesso un giudizio negativo sulla validità del voto postale. Seguiva, in caratteri blu, la frase “Leggi come stanno le cose sul voto postale”. Forse il ceo di Twitter non ritiene il presidente americano degno del trattamento riservato a chi minaccia costantemente la cancellazione di Israele dalle carte geografiche. Tranne il pezzo di Meotti, non risultano notizie in merito sui media italiani. Eppure l’uso di Twitter è il più diffuso, soprattutto in politica, per comunicare essendo sicuri sulla sua immediata diffusione. Ma allora perché informare nella sua gestione è di fatto tabù nel nostro Paese?