Anche l’Università di Urbino si allinea al “pensiero” Propal: una dichiarazione sconcertante che non fa onore all’Ateneo

Opinioni

di Ester Moscati

Un documento a senso unico, a partire dall’intestazione: “sulla guerra in Palestina”, come  se la guerra fosse solo a Gaza e non anche in Israele, sotto attacco dal 7 ottobre 2023, trascinato in una guerra che non ha voluto. Non una parola sulla detenzione inumana degli ostaggi, sulla morte in prigionia nella totale indifferenza della Croce Rossa Internazionale e di qualsiasi ONG, sugli attentati che la popolazione civile israeliana subisce. Non una parola sul 7 ottobre, gli stupri, la mattanza di bambini, donne, anziani, la devastazione delle collettività pacifiste del sud di Israele. Nessuna condanna di quanto Hamas sta facendo, con l’accaparramento degli aiuti umanitari rivenduti al mercato nero che hanno fruttato ad Hamas milioni di dollari. Non una parola di quello che Hamas ha fatto a Gaza, militarizzando centimetro su centimetro di un territorio densamente popolato… Se questa è una Università, viene proprio da dire, leggendo la dichiarazione del Senato Accademico dell’Università di Urbino Carlo Bo, approvata nella seduta de 18 luglio 2025.

Dopo aver dichiarato che “l’Università di Urbino Carlo Bo, nella sua storia e nella sua identità, si riconosce nei valori della pace, della giustizia, della libertà dei popoli e del rispetto della dignità umana”, esprime “profonda preoccupazione (…)  per la violazione dei diritti fondamentali del popolo palestinese”.  Per i diritti del popolo israeliano, a vivere in pace senza subire attacchi terroristici e missilistici, nulla.

L’università di Urbino dichiara di voler “vigilare sulle collaborazioni accademiche e scientifiche dell’Ateneo, valutandone la coerenza con i principi del diritto internazionale e dell’etica della ricerca, anche in riferimento ai progetti con possibile uso duale e alle attività connesse a strutture coinvolte in violazioni documentate”; una terminologia che corrisponde alle piattaforme di boicottaggio delle università israeliane. Invece “rafforziamo il nostro impegno a costruire relazioni accademiche, scientifiche e culturali con istituzioni palestinesi” (questo senza alcun controllo o protocollo etico). Chissà se i membri del Senato Accademico di Urbino sanno che l’università di Harvard ha  sospeso la collaborazione accademica con l’università palestinese di Birzeit perché, nel 2022, membri dell’organizzazione terroristica Hamas hanno vinto le elezioni studentesche all’interno dell’ateneo e, nel 2023, lo Shin Bet ha sventato un attentato pianificato da esponenti del consiglio studentesco.

La dichiarazione prosegue con un linguaggio più consono a un comizio di piazza che a un documento universitario, ma tant’è: “riconosciamo la necessità di assumere uno sguardo decoloniale nella lettura del diritto internazionale e delle dinamiche storiche e politiche che attraversano il conflitto israelo-palestinese”. Assumere uno sguardo più ampio, che sapesse tenere conto della situazione di decennale conflitto sembra troppo difficile per i docenti dell’Università di Urbino: limitiamoci a condannare il “colonialismo”, così gli slogan arrivano meglio al pubblico mainstream. Sia mai che gli studenti si impegnino a … studiare (la storia, nello specifico).

In fundo,  la dichiarazione si fa tragicomica: “auspichiamo un immediato ‘cessate il fuoco’ e un ritorno alla pace e al consueto dialogo tra il popolo israeliano e palestinese, superando gli attuali ostacoli frapposti oggi dalle rispettive entità governative”. Consueto dialogo? Un ritorno alla pace? Quando mai c’è stata la pace? I palestinesi hanno boicottato e declinato ogni offerta e piano di pace a partire al 1947.  In particolare hanno fatto fallire le proposte di pace del 2000 (vertice di Camp David) e del 2008 (offerta di Olmert ad Abu Mazen) che prevedevano la creazione di uno Stato palestinese sulla quasi totalità di Giudea e Samaria, con scambi di territori per compensare gli insediamenti principali e con Gerusalemme Est come capitale palestinese. Proposte concrete e avanzate, rifiutate dalla leadership palestinese per il timore di firmare una pace definitiva che avrebbe significato la fine del conflitto senza la possibilità di ulteriori rivendicazioni. Non una parola, nella dichiarazione del Senato accademico  di Urbino, sugli attentati che fanno decine di morti ogni anno in Israele, con obiettivi civili presi di mira deliberatamente. 

Certamente esistevano fino al 7 ottobre 2023  forme di collaborazione tra israeliani e palestinesi e ne esistono ancora. Ma il deliberato attacco al meglio del pacifismo israeliano, i massacri nei kibbuz del sud di Israele, lo strazio dei rapiti (alcuni forse ancora vivi nei tunnel di Gaza), il sadismo e le torture contro civili israeliani, l’omicidio a mani nude di Kfir e Ariel Bibas (di 9 mesi e di 4 anni), hanno segnato una cesura difficilmente sanabile. Di tutto questo, neppure una parola nella Dichiarazione del Senato Accademico dell’Università di Urbino.

Ci chiediamo quale sia la “mente” di tale dichiarazione, perché la distorsione politica della complessa situazione mediorientale non è certamente degna di un Ateneo con la storia di questa Università. Una storia peraltro macchiata, negli anni del fascismo, dalla espulsione di docenti ebrei Cesare MusattiIsacco SciackyRenato Treves, di Ettore Bemporad (bibliotecario) e di Angelo Coen, Amministratore dell’Università. “Uomini che per anni si spesero per dare lustro all’Ateneo urbinate. E che furono cacciati dalle aule con il sopraggiungere delle leggi razziali del 1938”, l’insieme di provvedimenti attraverso cui il regime fascista allontanò gli ebrei dalla vita civile. Oggi che gli ebrei sono di nuovo nel mirino della politica (sia pure di un campo diverso, diciamo di un “campo largo”), ricordare quegli anni mette i brividi. 

 

La dichiarazione si conclude con “L’università non è solo un’istituzione accademica: è una comunità di persone che apprendono, insegnano, fanno ricerca, riflettono sul mondo, propongono letture positive della realtà per superare gli ostacoli della Storia”. Ci auguriamo di cuore che riflettano seriamente su quanto hanno scritto.

 

 

Dichiarazione del Senato Accademico dell’Università di Urbino Carlo Bo sulla guerra in Palestina approvata nella seduta de 18 luglio 2025
L’Università di Urbino Carlo Bo, nella sua storia e nella sua identità, si riconosce nei valori della pace, della giustizia, della libertà dei popoli e del rispetto della dignità umana. È con questo spirito che il Senato Accademico esprime profonda preoccupazione per la catastrofe umanitaria in corso nella Striscia di Gaza e per la violazione dei diritti fondamentali del popolo palestinese…. (clicca QUI per la dichiarazione integrale) 

 

 

Foto in alto: profilo di Urbino (© Ester Moscati)