A Sua immagine

Opinioni

Tutta l’Italia ne parla. Il primo reality show interreligioso realizzato dalla Rai sta suscitanto curiosità e passioni, e non solo fra i telespettatori. Quotidiani e periodici considerano l’esperienza un’occasione importante per parlare di religione e identità in modo nuovo. A Margherita Sacerdoti, studentessa milanese, redattrice di Mosaico, giovane ebrea italiana coinvolta, assieme a Tobia Zevi, in questa esperienza fuori dal comune, chiediamo di raccontare cosa è successo dietro le quinte.

Come è stato realizzato il programma?

Si è appena conclusa una intensa settimana di riprese televisive per il primo reality show interreligioso del programma “A sua immagine” della Rai. Per una settimana sei giovani italiani due musulmani , due cattolici e due ebrei hanno girato per le strade della città più importante per le tre religioni monoteiste: Gerusalemme.

Come siete stati impegnati voi giovani?

Nelle giornate trascorse insieme visitando i luoghi sacri per queste religioni, si è parlato delle tradizioni comuni e diverse, della cultura, usi e costumi, religioni e anche politica.

Cosa ti è parso di questa esperienza?

Questa esperienza è stata molto interessante a livello personale soprattutto. Per quanto riguarda il successo televisivo, questo invece credo che dipenderà da tanti altri elementi, dal montaggio, dalla pubblicità e dall’interesse che potrà suscitare tra gli spettatori.

Qual è stato il significato di questo viaggio?

Devo dire che ho imparato molto su come miei coetanei vivono la propria fede, diversa dalla mia, e di cosa ha significato per loro questo viaggio. Son stata molte volte in Israele e ho sempre vissuto questa terra come la terra del popolo ebraico, lo Stato che tanto abbiamo desiderato. Poche volte invece ho osservato quanti pellegrini cattolici e ortodossi viaggiano anche da luoghi remoti, per visitare il Santo Sepolcro, luogo che per loro rappresenta la morte e la resurrezione di Gesù, il Cenacolo, Jerico, Betlemme e cosi via.

E il rapporto con i giovani islamici?

Forse ho più riflettuto su il significato che questa terra ha per i musulmani, visto è proprio questo che causa i più grandi attriti tra israeliani e palestinesi, ma non avevo mai osservato da vicino e accompagnato due ragazzi di questa religione nel loro viaggio in questo luogo.

Sono nate nuove amicizie?

Ho legato molto con la giovane musulmana e questo mi ha fatto sorridere, ma non mi ha sorpresa.

Perché?

Ci siamo rese conto di quanto le nostre tradizioni son simili e di quanti problemi comuni abbiamo vivendo in uno stato a maggioranza cattolica come l’Italia. É stato anche interessante osservare le reazioni di alcuni israeliani e di alcuni arabi nel vederci insieme.

Per quale motivo?

Nessuno capiva bene come ci conoscessimo e come fosse possibile che ridessimo e scherzassimo per la strada guardando le bancarelle del suk.

Qualche risvolto, qualche episodio da raccontare?

Un venditore arabo ha detto in arabo ai miei due amici musulmani “ma allora lei ci vuole bene”e un tassista israeliano ha detto a me in ebraico “che bello e strano vedervi insieme”. Già, forse è proprio bello e strano vederci insieme, ma dopotutto neanche così difficile.