Presentato “Neofascismo in grigio”, ultimo libro di Claudio Vercelli

Eventi

di Nathan Greppi
Giovedì 11 febbraio, il Memoriale della Shoah di Milano ha tenuto una presentazione online dell’ultimo libro dello storico Claudio Vercelli, Neofascismo in grigio. L’incontro, organizzato assieme alla Fondazione CDEC, è stato moderato da Talia Bidussa, responsabile eventi del Memoriale. (si può vedere il replay cliccando qui).

Il primo relatore a intervenire è stato proprio Vercelli, che alla richiesta di spiegare meglio il linguaggio usato dai neofascisti, ha affermato: “Il linguaggio è strategico, genere delle categorie di pensiero. […] Controllarlo vuol dire influenzare in maniera radicale i pensieri dominanti. Oggi uno spazio d’azione delle destre radicali, nel nostro paese, è quello per il controllo dei significati, definire le presunte priorità su cui la collettività deve concentrarsi.” Ha aggiunto che “tradizionalmente, dal dopoguerra in poi, questi movimenti hanno spalleggiato gruppi, associazioni e partiti più ampi, non dichiaratamente fascisti ma che fornivano loro delle argomentazioni.”

Parlando del titolo del libro, li ha definito “in grigio” perché sono “soggetti con una capacità camaleontica. Un secondo elemento è che se in Italia il fascismo storico si è esaurito, il calco sub-culturale è rimasto, seppure sottotraccia, anche in luoghi insospettabili.”

Lo storico Claudio Vercelli

Ma qual è la differenza tra chi abbracciava il fascismo negli anni ’30 e chi ne viene attratto oggi? Ha provato a rispondere Elia Rosati, storico e docente a contratto all’Università degli Studi di Milano: “Occorre prima di tutto fare un inquadramento: il radicalismo identitario e neofascista risponde, a seconda del periodo, a fratture sociali e temi calibrati in quell’epoca storica.” Oltre alle dovute differenze tra i vari tipi di fascismo a seconda del paese, ha messo in evidenza che “sono spesso molto ancorati al contesto giovanile,” dove cercano di fare proseliti tramite l’esaltazione della giovinezza.

Parlando dell’antisemitismo, ha spiegato che l’hanno riadattato a seconda delle epoche e dei contesti socioeconomici. “La costante è ragionare sempre come minoranza attiva: i neofascisti cercano di influenzare la situazione quasi vantandosi di essere pochi, quasi in senso aristocratico. Ci si preoccupa tanto che l’autoritarismo consista in governi forti, e invece ha bisogno di società fragili, dove la minoranza attiva gioca in maniera determinante.”

Proprio riguardo ai giovani, viene da chiedersi perché il fascismo può essere attrattivo, soprattutto online. Ha affrontato la questione l’inviato de La Repubblica Paolo Berizzi, il quale ha spiegato che “non tutto passa dalla rete. Oggi c’è un tentativo di tornare ad occupare la piazza fisica, dopo aver occupato quella virtuale, come si vede con le piazze ‘nere’ dei negazionisti (del Covid, ndr).” Basandosi sulle sue ricerche, ha spiegato che quello di internet “è ancora un palcoscenico prioritario, perché sono in assenza di corpi intermedi e con la possibilità di raggiungere una vasta platea nell’immediato.” Ha ricordato i recenti casi di Zoombombing, dove gruppi organizzati si infiltrano in eventi su Zoom per sabotarli. “La piazza virtuale ci racconta la dimestichezza spregiudicata con cui l’estrema destra può intercettare sentimenti d’odio.”

Ha aggiunto che “il neofascismo oggi non va pesato con i numeri, perché stando alle ultime elezioni Casapound e Forza Nuova hanno preso insieme meno dell’1%. Se tu li pesi, come diceva Umberto Bossi, ‘nella gabina elettorale’, non ci sono. Il neofascismo lo vedi in altre cose, come i messaggi che riescono a intercettare.” Citando Liliana Segre, ha spiegato che oggi i fascisti si esibiscono più apertamente rispetto a una volta, anche perché non se ne sono mai andati; hanno solo rialzato la testa.