Fondazione e Comunità, insieme per la Scuola

Scuola

di Ester Moscati

Riduzione delle rette scolastiche in tutti gli ordini di studio, gratuità per nido e materne per incentivare le iscrizioni. E poi investimenti sulla qualità didattica, aggiornamento degli insegnanti e nuove tecnologie. La Comunità ce la sta mettendo tutta per rafforzare la Scuola e raggiungere l’eccellenza formativa. E chiede alla Fondazione un’altrettanto forte partnership per condividere obiettivi e strategie. Ne parliamo con Avram Hason, che in questi mesi ha coadiuvato Paola Sereni nell’Assessorato alle Scuole, e con Marco Grego, neo-presidente della Fondazione per la Scuola della Comunità.

A. H: Riduzione delle rette e gratuità per nido e materne è il modo di aiutare la Comunità, non solo la Scuola. Perché oggi c’è un problema economico in Comunità, una riduzione diffusa del benessere come in tutta Italia. Soprattutto le coppie giovani, con bambini piccoli, hanno spesso stipendi bassi e lavoro precario, difficilmente compatibili con rette molto alte. L’idea è quella di aumentare il numero degli iscritti a Scuola cercando di ridurre le rette e aiutare nel contempo tutta la comunità. Comunità significa solidarietà ed è questo principio che cerchiamo di applicare, per fare in modo che tutti i nostri ragazzi possano ricevere un’educazione ebraica.

M. G: Io sono convinto che il motto della Fondazione “Non c’è Comunità senza Scuola”, sia la base per il nostro lavoro. Di fatto la Comunità non avrebbe molto senso senza la Scuola, il cuore pulsante della formazione dei nostri bambini, dei nostri ragazzi. La Fondazione Scuola attribuisce un’importanza capitale al fatto di scegliere la Scuola Ebraica da parte di tutti i ragazzi ebrei e intraprenderà ogni azione tesa ad ottenere questo risultato, in collaborazione con la Comunità. Oggi più che mai è cresciuta la collaborazione tra me e Avram Hason, molti contatti ci sono stati e molti altri ce ne saranno. Finanzieremo borse di studio che chiameremo di “solidarietà”, che sono in pratica un finanziamento alle famiglie che ne hanno bisogno per coprire le spese della retta scolastica, non fermandoci ad un solo anno ma cercando di completare il ciclo scolastico; abbiamo anche intenzione di dare un piccolo contributo per borse di studio al “merito”, come nelle grandi scuole e nelle Università. Dare un premio agli studenti più meritevoli e che hanno ottenuto dei risultati importanti vuol dire incentivarli nell’impegno e creare un circolo virtuoso, e accrescere in generale la qualità anche dell’insegnamento. Queste borse saranno vincolate al fatto che gli studenti trasferiscano i propri risultati sia ai compagni sia ai genitori e agli insegnanti di riferimento.

Eccellenza formativa. Un obiettivo e una condizione necessaria. Che cosa può fare la Comunità per motivare il corpo insegnante, perché si aggiorni, perché dia il meglio di sé?

A. H: Il gruppo dirigente scolastico è cambiato completamente e le novità non sono finite. Io ringrazio molto Ester Kopciowski per il lavoro che ha fatto prima di lasciare e sono molto soddisfatto dell’approccio di Esterina Dana. Il modo di rapportarsi è cambiato, c’è molta disponibilità alla collaborazione. Inoltre il nostro vicepreside per le Superiori, Mino Chamla, sta impegnandosi per alzare il livello della cultura generale della nostra scuola, soprattutto nelle materie umanistiche. Era un’esigenza delle famiglie alla quale abbiamo dato risposta. Ci sono poi diversi progetti che mettono la tecnologia al servizio della didattica. Qui vogliamo essere all’avanguardia. La scuola è già dotata di laboratori in tutti gli ordini di studio, linguistici, scientifici, classi dotate di LIM. Dal punto di vista hardware siamo già a buon punto, resta da migliorare la capacità di gestirlo, la formazione degli insegnanti affinché questi strumenti siano utilizzati al meglio al servizio della didattica. Siamo stati scelti tra le dieci Scuole pilota per un progetto regionale.

M. G: L’aspetto dell’eccellenza formativa è molto sentito dai genitori della Comunità di Milano ma in realtà è un concetto molto più generale. Come Fondazione vogliamo coinvolgere nel sostegno alla Scuola ebraica di Milano anche le Comunità dove non ci sono scuole ebraiche perché un’eccellente formazione della gioventù ebraica italiana è un vantaggio per tutti. La Fondazione crede che sia corretto ridurre le rette scolastiche perché questa è una scuola privata che deve essere accessibile a tutti, “pubblica” per gli ebrei milanesi. Però non si possono abbassare le rette senza investire sulla qualità. Non si deve pensare che all’abbassamento delle rette corrisponda una minore qualità o anche solo un mantenimento dello status quo, benché già di buon livello. Bisogna investire sulla qualità per far sì che gli studenti e le famiglie decidano di venire a Scuola non perché le rette sono basse, ma perché è la scuola migliore per loro. Siamo stati eletti tra una delle dieci scuole più avanzate tecnologicamente d’Italia: è un risultato straordinario, ma dobbiamo andare avanti. Abbiamo già i fondi per incrementare l’inserimento delle LIM nelle classi ma vincoliamo l’erogazione all’aggiornamento degli insegnanti e alla tutela degli apparecchi. Dobbiamo arrivare ad essere una scuola sperimentale sulle nuove tecnologie. Anche questa è un’attrattiva per gli studenti.

Un altro nostro progetto fondamentale è il Sostegno scolastico. La Comunità ebraica è prima di tutto una comunità e non dobbiamo lasciare indietro nessuno. Garantire a tutti di poter frequentare la nostra Scuola. Questo ha dei costi straordinariamente alti, attorno ai 220.000 euro l’anno. Ci auguriamo anche di poter continuare a disporre di fondi per contribuire ai viaggi di formazione in Israele che sono un momento fondamentale per i ragazzi: oltre a stare insieme in un contesto diverso, maturano la percezione di Israele, della sua storia, e rafforzano la loro identità.

C’è poi il Progetto Qualità, che fa da linea guida a tutte le azioni che intraprendiamo. Migliorare la qualità della Scuola vuol dire stabilire criteri misurabili. È importante dare prima dei punti fissi, misure certe e da quelli partire per migliorare. Altrimenti non si possono stabilire gli obiettivi. Il miglioramento dell’insegnamento e il miglioramento della percezione che gli studenti hanno di questo è la cosa importante, il primo obiettivo. Deve essere di sprone al corpo insegnante della scuola. Le scuole migliori di Milano hanno addirittura una certificazione di qualità da un Ente esterno.

A. H: Voglio ribadire l’importanza della Fondazione per noi. Può veramente diventare fondamentale, grazie al rapporto che si è creato con questa nuova dirigenza, per migliorare la Scuola sia dal punto di vista didattico sia da quello dei numeri. La Fondazione ha una missione: trovare i fondi necessari perché questa Scuola cresca e migliori, cosa che la Comunità ha difficoltà a fare. Di fronte all’impegno della Fondazione, la Comunità troverà sicuramente la strada, anche in collaborazione con i genitori, consultando i consigli di istituto e i professionisti della Scuola, per aumentare gli iscritti. È una cosa imprescindibile, dobbiamo avere numeri importanti e migliorare l’eccellenza. Dobbiamo essere all’avanguardia in tutti i settori, quello tecnologico e quello della cultura classica, della cultura generale.

M. G: Confermo il discorso di Avram sul nuovo corso che si sta creando, nella collaborazione tra Fondazione e Comunità. La Fondazione ha il solo scopo di lavorare per la Scuola. Voglio confermare ad Avram la totale disponibilità della Fondazione a lavorare insieme, a collaborare per fare in modo che l’azione della Fondazione sia pensata di concerto con la Comunità e l’Assessorato alla Scuola.

Il Consiglio della Comunità vuole affiancare alla dirigenza didattica un dirigente manager/amministrativo. In che modo questa figura contribuirà a migliorare l’immagine, la gestione e la struttura scolastica?

A. H: Abbiamo un gruppo tradizionale, con preside e vicepreside. Le scuole moderne hanno un’altra figura aggiuntiva, che abbiamo deciso di assumere: un dirigente/manager amministrativo per tenere sotto controllo la situazione economico-finanziaria e gestionale della Scuola. Oggi le incombenze amministrative e burocratiche sono tali da essere incompatibili con il ruolo del preside, che deve concentrarsi sulla didattica.

Il manager amministrativo scolastico è una figura nuova, non c’è molta esperienza in giro. Le persone preparate sono rare e forse dovremo fare un’opera di formazione o riqualificazione interna. Ma è importante e lo metteremo nel nostro budget per l’anno prossimo.

Il valore aggiunto della Scuola della Comunità è l’insegnamento dell’ebraico e dell’ebraismo. Come si può migliorare anche in questo campo?

A. H: Anche su ebraismo ed ebraico dobbiamo arrivare a livelli d’eccellenza. Aumentare la scelta dei corsi facoltativi. La presenza di Rav Della Rocca a Milano sarà fondamentale per questo perché in accordo con il Rabbino Capo potrà aiutare i ragazzi e tutta la Comunità a fare un percorso qualitativo importante.

M. G: Crediamo nel valore della lingua ebraica e dell’ebraismo come caratteristiche fondanti di questa scuola. Crediamo in una scuola multilingue e multimediale e ci piacerebbe fosse aumentato lo scambio culturale con altre scuole ebraiche italiane ed europee. È qualcosa che in Italia si fa poco; all’estero ci sono frequenti scambi non solo di studenti ma anche di insegnati che si aggiornano e condividono esperienze e metodologie. È il vantaggio della globalizzazione.

Il Consiglio della Comunità ha dato vita a una task force sulla Scuola. Che cosa vi aspettate da questa squadra?

A. H: La task force è stata creata per riflettere e trovare le strategie necessarie per raggiungere determinati obiettivi. Mi aspetto che dia indicazioni tecniche su quale sia la strada da seguire secondo la volontà dell’utenza. Ha lanciato un questionario on line di cui aspettiamo la relazione a breve. A tutta la Comunità sta a cuore la Scuola, l’educazione è il cuore di tutto. Questo fa sì che molti se ne occupino: la Comunità, la commissione Scuola, la task force, la Fondazione. Manca un coordinamento e questo crea un problema pratico di sovrapposizione e percorsi paralleli. Bisognerebbe creare un piccolo gruppo di coordinamento e scambio, che si riunisca ogni 2/3 mesi. Per capire che cosa pensiamo, quali sono i progetti in corso, dove vogliamo andare.