25 aprile. Pochi fischi e molti applausi alla Brigata Ebraica

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Di fronte all’ennesima aggressione delle bandiere israeliane bruciate in piazza gli ebrei italiani, a cominciare da quelli di Milano che una nuova volta hanno portato in piazza il 25 aprile i colori della Brigata Ebraica, hanno incassato molti attestati di solidarietà. Resta da chiedersi se allo stato attuale è possibile accontentarsi dell’esecrazione formale venuta da esponenti di quasi tutte le formazioni politiche o se non ci si trovi di fronte a una situazione che richiede un salto di qualità.

Prendersela con quattro imbecilli che vigliaccamente ai margini del corteo hanno dato fuoco all’unico simbolo di libertà e di democrazia che sventoli in Medio Oriente, infatti, è troppo facile. I fascismi hanno certo rappresentato anche un fenomeno folcloristico, ma limitarsi ad osservare le loro bravate senza comprendere chi sono stati i loro mandanti significa voler chiudere gli occhi di fronte alla realtà.
Il problema non è tanto quello di isolare questa gente, ma di comprendere quali sono le ambiguità italiane, quali sono le scelte politiche delle destre e delle sinistre che hanno lasciato spazio alla demenza antisemita, quali sono gli organi di informazione che hanno preparato il terreno, quali sono gli interessi, nazionali ed internazionali, che muovono i fili di queste squallide marionette.
Oggi più che mai le realtà ebraiche italiane sono chiamate a svolgere il loro ruolo di sentinelle dei valori di una democrazia avanzata, in una maniera attente ed attiva.
Una vigilanza scrupolosa, attenta, intelligente che è molto di più, e che è molto lontana dal vittimismo piagnone, dal protagonismo formale e vanesio. Un’azione che dovrebbe esaltare il nostro ruolo di denuncia categorica dell’antisemitismo e di ogni altra azione che leda la dignità e l’integrità delle democrazie e degli esseri umani che contribuiscono a costruirle.
Un’azione che non può più essere composta di formule rituali, di aggettivi più o meno sdegnati, ma deve rappresentare azioni concrete e avvertimenti precisi ai cittadini, alle istituzioni e ai movimenti politici.

Si tratta di un ruolo molto difficile da esercitare in un Paese dove le ambiguità e le distrazioni rischiano di moltiplicarsi. Ma anche di un compito che le realtà ebraiche italiane devono affrontare con slancio, senza tentennamenti, se non vogliono deludere, assieme a quelle dei propri aderenti, anche le aspettative di milioni di italiani che continuano a vedere nella presenza in Italia degli ebrei italiani una garanzia di progresso e di giustizia per l’intera collettività.

I commenti
“Fanno più notizia le cattive notizie”, ma va detto che lo striscione della Brigata Ebraica ha riscosso più consensi che fischi alla manifestazione del 25 aprile a Milano. Senza nulla togliere alla vergogna delle bandiere di Israele bruciate in Piazza Oberdan, agli insulti e alle volgarità di cui è stato fatto bersaglio il piccolo gruppo di esponenti della Comunità che ha sfilato con i vessilli dello Stato ebraico in ricordo dei combattenti giunti da Erez Israel per liberare l’Italia dal nazifascismo.

“Da ebreo e israeliano, ieri, mi sono colmato di vergogna e di rabbia alla vista del barbaro comportamento dei ‘fascisti’ della sinistra estremista che hanno profanato la sacralità della festa della liberazione del 25 aprile, assieme alla memoria dei caduti della Brigata Ebraica in Italia, dando alle fiamme le bandiere dello Stato d’Israele nel corso del corteo di Milano”: è quanto afferma, in una dichiarazione, in ordine a quanto accaduto ieri a Milano, l’ambasciatore d’Israele, Ehud Gol.
Il presidente del Senato, Marcello Pera, ha scritto all’Ambasciatore israeliano per “esprimere a Lei, e attraverso di Lei al Governo, alle istituzioni e al popolo israeliano i miei sentimenti di solidarietà per l’ignobile e vergognoso atto di teppismo e di antisemitismo avvenuto ieri a Milano durante il corteo dedicato al 25 aprile, quando la bandiera israeliana è stata data alle fiamme”.

Anche Fausto Bertinotti ha dichiarato che “È una incompatibilità esistenziale quella tra il 25 aprile, la nostra presenza e bruciare le bandiere. Anche per avere militato da sempre per il riconoscimento della causa del popolo palestinese, consideriamo ugualmente decisivo il riconoscimento e il rispetto di Israele e del suo futuro”.

Il leader dell’Unione Romano Prodi ha telefonato al presidente dell’Ucei Claudio Morpurgo: “Sono profondamente sdegnato per questo atto che condanno con fermezza”, ha detto. “Gesti come questo offendono tutto il popolo italiano e coloro che hanno a cuore i destini della pace in Medio oriente”.
Morpurgo ha dichiarato che “Atti e parole apparentemente antisraeliani nascondono rigurgiti antiebraici. È fondamentale che la nuova legislatura si apra con il sostegno al diritto all’esistenza e alla sicurezza di Israele minacciato dall’Iran e l’isolamento delle forze che contestano questo diritto ricorrendo all’antisionismo”.

Yasha Reibman, portavoce della Comunità, racconta: “Quando siamo arrivati in piazza San Babila quelli dei centri sociali hanno tirato fuori gli striscioni con le scritte ‘Intifada fino alla vittoria’ e ‘Israele uguale Nazismo’, hanno cominciato a urlare i loro slogan, mentre in fondo al corteo altri bruciavano la bandiera di Israele. Ma nel corteo c’è anche chi ha preso le nostre difese ed è stata una cosa bellissima. I milanesi applaudivano i rappresentanti della Brigata Ebraica, che arruolandosi nell’esercito britannico contribuirono a liberare l’Italia dal nazifascismo. E quando quelli dei centri sociali ci hanno attaccato gli hanno urlato contro, dandogli dei fascisti. Quando sono salito sul palco ho avuto la solidarietà anche del responsabile del servizio d’ordine della CGIL. Anche i partigiani ci hanno difeso. Del resto con loro abbiamo un rapporto solido e antico: ogni anno organizziamo insieme le cerimonie per il Giorno della memoria”.

Anche a Mosaico sono giunti da alcuni lettori messaggi di solidarietà:

Carissimi,
due parole tra le tante dimostrare tutta le mia solidarietà in relazione ai fatti di ieri a Milano. Mi addolora dovermi vergognare di essere di sinistra quando
nella sinistra italiana si annida ancora tanta criminale stupidità.
Per quanto posso cerco di gridare a gran voce non solo il valore storico e morale della Brigata Ebraica, ma anche la legittimità e la bellezza della nazione israeliana.
Con amicizia da parte di un’affezionata “goy” ,
Monica C.

Esprimo tutta la mia solidarietà e lo sdegno per quanto accaduto ieri (25 aprile). Come altre decine di migliaia di persone, oserei dire il 99% del corteo, ho applaudito al passaggio della Brigata Ebraica e delle bandiere di Israele. La mia posizione (e quella di tantissimi altri) critica nei confronti di alcune delle politiche dello stato ebraico non si confonderà mai con l’amore per il popolo di quel paese, che tanto ha sofferto e che ancora continua a soffrire e nonostante ciò mantiene un assetto democratico che noi, qui nel belpaese, ci possiamo solamente sognare, nonostante viviamo in pace da 61 anni.
Un saluto a tutti

Un 25 aprile di vergogna a Milano.
Chi ha bruciato la bandiera israeliana ha bruciato la sua dignità.

Sono molto triste per quello che è successo ieri alla manifestazione del 25 aprile. Io c’ero ma ho saputo del gesto che non ha giustificazioni solo alla sera. C’erano circa 100.000 persone, e mi creda esclusi quei facinorosi, ignoranti e tutto il peggio che si possa dire, erano persone civili e contrarie a ogni gesto di assurda intolleranza.
Mi scuso per quanto accaduto
Maria S.

È semplicemente vergognoso quello che è accaduto il 25 aprile a Milano.
bruciare una bandiera è sintomo d’intolleranza, d’ignoranza e di violenza.
Si è rovinata una festa. Si è offeso un popolo.
Sono con voi.
Massimiliano S., Roma

Vi scrivo solo due parole per farvi le scuse per i fatti che sono successi ieri lunedì 25 aprile durante la manifestazione di Milano. Quegli stupidi che hanno bruciato le bandiere sono sicuro che non si rendano nemmeno conto del gesto da loro compiuto. Non per questo vanno giustificati.
Alessandro C.