di R. I.
Jacob Bino Meghnagi ci ha lasciati il 7 novembre. Era nato nel 1941. A Tripoli, nel giugno 1967, durante il pogrom che portò alla fuga dalla Libia degli ebrei, svolse con i fratelli un ruolo importante nella protezione di 52 persone – tra inquilini e rifugiati – nello stabile in cui abitava. Lasciò Tripoli solo dopo che tutte le famiglie residenti e coloro che vi avevano trovato rifugio erano riuscite a lasciare il paese.
Per un mese, grazie all’impegno profuso con la madre, in contatto con vicini musulmani, 52 persone assediate ebbero di che cibarsi.
Giunto a Roma, fu in prima linea con i fratelli nell’assistenza dei profughi. Grazie a questo impegno i profughi ebrei nei campi di Capua e Latina poterono avere il vitto kasher. Grazie a lui, le autorità permisero a shohet tripolini la macellazione rituale.
In seguito si impegnò con i fratelli nel movimento Let my people go, dedicato alla difesa del diritto all’emigrazione dei refusnik, gli ebrei che volevano lasciare la Russia dove era impedita e perseguitata ogni attività ebraica. Alla fine degli anni ’80 costituì il comitato di assistenza per i profughi ebrei dall’Unione Sovietica e ne assunse la Presidenza.
Parallelamente a questo impegno ha assistito per molti anni Rav Burbea nella guida del Tempio di Via Veronese a Roma.
Lascia la moglie Leah e i tre figli Salomon, Benjamin e Rebecca. Condoglianze alla famiglia e ai fratelli David, Miriam, Mino e Isaac e Simone.
Sia la sua memoria Benedizione



