La Wizo Aviv e i movimenti giovanili celebrano Yom Hazikaron

Alla Scuola ebraica.

Lunedì 27 aprile è stata celebrata la cerimonia di Yom Hazikaron, organizzata dal gruppo Wizo Aviv e dai Movimenti giovanili.
La serata è stata condotta dalle madrihot del Benè Akiva e della Hashomer Hatzair, nell’aula Magna della scuola ebraica, che nonostante la forte pioggia, era affollata di gente che sedeva silenziosamente al buio, mentre il palco era illuminato dalle numerose candele, accese per commemorare i defunti.
Quest’anno le ragazze della Wizo Aviv, hanno scelto come tema della serata, il ricordo delle donne che hanno perso eroicamente la vita nelle guerre d’Israele in circostanze diverse.
La cerimonia si è aperta con le preghiere “Izkor”, “El malè rahamim” e “ la preghiera per lo stato d’Israele e per i soldati” , recitate dal rabbino capo Arbib , da Rav Sciunnacche e dallo shaliach del Benè Akiva, Sharyà Fridman.

Dopo il minuto di raccoglimento nell’ascolto della sirena, si è onorato la memoria della prima donna nella storia dell’aviazione israeliana, caduta in guerra.
Keren Tendler 27 anni, soldatessa riservista uccisa in Libano il 12 agosto 2006 insieme ad altri cinque soldati, mentre l’elicottero nel quale viaggiava veniva abbattuto durante un’azione militare.
“Keren era felice ogni qual volta veniva richiamata alle armi. Amava Israele ed aveva una forte motivazione a difendere la sua Patria” ha detto suo padre in un’intervista. Il suo grande spirito combattivo e la forza di volontà che la contrastinguevano, hanno fatto pensare ad un’altra grande donna che ha combattuto eroicamente durante la seconda Guerra Mondiale: Hana Senesh, la paracadutista che è stata catturata e torturata dai soldati ungheresi, mentre cercava di salvare gli ebrei che stavano per essere deportati ad Aushwitz.

Il Coro della Comunità, Col Hakolot preparato dal maestro Uri Chameides e accompagnato dalla pianista Ilil Danin, ha commosso tutto il pubblico presente in sala, con la straordinaria interpretazione della canzone scritta da Hana Senesh: Alichà le Keisaria meglio conosciuta come Eli, Eli .
Sigalit Begim e Brigitte Abadi della Wizo Aviv hanno letto il discorso di Karnit Goldwasser, fatto al funerale del marito Ehud rapito in Libano nel luglio del 2006 e restituito morto due anni dopo, insieme all’altro soldato Eldad Regev.
Karnit ha combattuto per due lunghi anni, affinchè suo marito venisse scarcerato. Ha girato il mondo, ha incontrato ministri, politici e personaggi influenti senza mai arrendersi. Ha dormito per non più di tre ore a notte, sognando di riportare a casa il suo tanto amato uomo. Nelle sue parole traspare la grande tristezza e la consapevolezza che la vita è finita anche per lei: “Amore mio, dicono che il tempo fa il suo corso, guarisce le ferite, ma sarà vero? Sono trascorsi 2 anni da quel momento agghiacciante, che in un sol colpo ha tagliato la vena della nostra vita. Lo stesso momento nella quale, la peggiore delle cose si è trasformata in una minacciosa realtà. Una realtà nuova, che fa paura e che ha costretto me e tutti noi ad immergerci in un mondo grigio e sconosciuto, del quale non conoscevamo l’esistenza”.

Il coro Col Hakolot, ha voluto interpretare la lunga e straziante attesa di Karnit, attraverso la canzone Laila Laila , dove il poeta Nathan Alterman descrive una donna che aspetta il suo uomo andato al fronte.

Molto struggente è stato l’intervento di Cheryl Eman della Wizo Aviv, che ha letto la lettera della mamma della Luogotenente Keren Rothshtein, 21 anni , barbaramente uccisa da due terroristi il 10 febbraio 2002, davanti alla sua base militare.
Keren era una ragazza solare, ottimista e sorridente, che amava la vita e la natura; scriveva canzoni e poesie: “La nostalgia si respira in ogni riga delle lettere che ci scrivevi e poi lasciavi sul cuscino; si respira nei diari e nei quaderni nei quali hai raccontato la storia della tua vita”, scrive sua madre aggiungendo “Che peccato che proprio nel mese di Shevat, il mese nel quale ricorre la festa della famiglia e dell’amore, la terra abbia ricevuto la cosa che a noi era così preziosa. Keren, se solo potessi avere delle ali, volerei in cielo per cercarti tra gli angeli, per vedere quel sorriso sul tuo volto che non dimenticherò mai”.

I suoi soldati la chiamavano “mamma”, perché era una persona altruista, affettuosa e premurosa nei confronti di tutti. Nel suo diario aveva scritto: “Vorrei porgere un fiore per commemorare tutte le vittime degli attacchi terroristici”.
Dopo aver cantato Yerushalaim Shel Zaav, il coro Col Hakolot ha concluso la serata con l’Hatikva, accompagnato dal pubblico e dai madrihim del Benè Akiva e Hascomer Hatzair, che con le loro divise bianche e azzurre, illuminate dalla luce delle candele, hanno creato una commovente e suggestiva atmosfera.