I ragazi del bene Akiva fanno attività su Zoom

Movimenti giovanili ai tempi del Coronavirus: la testimonianza del Bene Akiva

Giovani
di Jacopo Jamous, Madrich del BA
Le frontiere, i muri, le barriere, le superpotenze non sono serviti a nulla davanti a questo microscopico quasi invisibile Virus. Sembra farci da specchio questo Corona Virus. Noi umani siamo diventati ultimamente superficiali, effimeri, narcisisti, esibizionisti, onnipotenti e aggressivi ed ecco questo invisibile, deformato virus che “ti” costringe a chiuderti, a stare a casa, a essere distante dal tuo prossimo. Ti ordina di mettere una maschera che possa coprire la “tua” ossessione per te stesso. Ti separa dai “tuoi” nonni che rappresentano la memoria, la saggezza, la tenerezza. Il virus ti allontana anche dalla tua sinagoga: non si può più pregare insieme. Il Minian viene sospeso e in pochi giorni ha sconvolto e modificato i nostri riti secolari. Questo Virus ha attaccato il nostro “essere” umani o forse ci vuole fare capire quanto siamo fortunati di fare parte della specie umana.
Non rimane che utilizzare lo schermo, i social che fino a ieri i benpensanti descrivevano come nocivi passatempi ma che oggi paradossalmente ci mantengono umani. Ci vediamo su Zoom per dire a noi stessi che siamo vivi.
Il Bene Akiva è l’antivirus per definizione: è stare insieme, fare esperienza, crescere, abbracciarsi, cantare, discutere, pregare e confrontarsi. Sembrerebbe impossibile concepire un Bene Akiva senza rapporti interpersonali. Eppure non ci siamo fermati!!! Non ci siamo arresi, non abbiamo chiuso.
Abbiamo cercato attraverso la tecnologia di costruire in un batter d’occhio un altro sistema di comunicazione. Gli incontri tra noi madrichim avvengono in maniera continua con la solita passione di sempre: organizziamo, scambiamo e cerchiamo di stare vicini ai Chanichim, soprattutto ai più piccoli che non riescono a trovare una risposta a questa surreale pandemia. Non abbiamo rinunciato nemmeno ai nostri momenti di gioia e di canto insieme: il Mifkad. La nostra voce era ancora più forte e più solenne.
L’havdalà su Zoom è stata un’esperienza nuova e per certi versi unica. Vedere nei vari riquadri lo sguardo di tutti è stato  emozionante. Siamo andati avanti anche con le peulot, indispensabili per raccontare e fare pensare:  In effetti c’era più concentrazione e attenzione, segno del momento di smarrimento.
Le attività con il Bene Akiva mondiale sono continuate e sono state fondamentali per non sentirsi soli in mezzo al disastro. Abbiamo continuato anche a giocare facendo  i quiz su Israele  e a trasmettere la nostra presenza anche sui social come Instagram.

Questo per dire al virus che non ha vinto e non ha fatto tacere le nostri voci. Anzi attraverso di lui abbiamo imparato ancora di più quanto è importante stare insieme e quanto il BENE AKIVA sia una esperienza unica e famigliare.

Per Noi andrà tutto bene per lui no!!