n° 3 - Marzo 2011

La via ebraica all’educazione

2011
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n° 3 – Marzo 2011
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Cari lettori, care lettrici,

in una recente serata che celebrava i 100 anni del liceo Berchet e il ricordo dei suoi 47 liceali ebrei espulsi nel 1938 con le Leggi razziali, il Rabbino capo Alfonso Arbib ha ricordato la figura di un ebreo molto amato al Berchet, Yoseph Colombo, che ne fu preside dal 1946 al 1967. Nel 1938, quand’era preside di una scuola di Ferrara, fu costretto ad abbandonare il proprio ruolo, e si trasferì a Milano dove fondò la scuola ebraica di via Eupili. «Colombo aveva una concezione peculiare del suo ruolo e del ruolo dell’educatore», spiega Arbib. «Diceva di applicare un’educazione ebraica, di esercitare l’ebraismo applicato, volendo intendere con ciò che alcuni elementi dell’ebraismo sono valori universali, in qualche modo laici. La laicità di Colombo consisteva appunto nello sviluppo dello spirito critico. I ragazzi non sono vasi da riempire di nozioni, ma piuttosto pianticelle da far germogliare in modo che sviluppino la loro creatività e personalità. È compito dell’educatore trasmettere valori ed esempio personale, seminare e aspettare che i ragazzi fioriscano. L’esercizio dello spirito critico è un valore ebraico e universale». Queste parole di Arbib che cita Colombo mi sembrano particolarmente appropriate a questo numero del Bollettino dedicato alla via ebraica all’educazione.

Sempre in questo numero, troverete l’acuta anali che Aldo Baquis, corrispondente per l’Ansa e la Stampa, fa della crisi egiziana e dell’effetto domino generato nell’intera area, con le possibili derive e ribaltoni sugli scenari locali. Infine, Pierluigi Battista, opinionista del Corriere della Sera, ci spiega in un’intervista le radici del nuovo antisemitismo, legato a doppio nodo con l’antisionismo. Battista punta il dito contro l’ipocrisia generale che imputa a Israele tutte le nefandezze possibili, senza accorgersi di ripetere i più vieti clichè secolari dell’antigiudaismo che facevano dell’ebreo il capro espiatorio universale dei mali del mondo.

Fiona Diwan