di Paolo Salom
[Voci dal lontano Occidente] Secondo anniversario della tragedia del 7 ottobre. Quanto è durata la solidarietà del lontano Occidente? Domanda retorica la mia. Lo so bene: nemmeno 24 ore. Ma ora siamo in una situazione molto differente. Perché alla posizione tentennante dei Paesi “amici” di Israele (“non superate la proporzionalità nella difesa!”, come se esistesse una “proporzione” al massacro bestiale di quel giorno), si sono aggiunte le sempre più numerose iniziative della “società civile”. Metto queste due parole tra virgolette perché di “civile” nei boicottaggi, negli insulti, nelle prese di posizione di Regioni, Province e Comuni – per non parlare di università e associazioni come l’Anpi – non c’è nulla. In questi 24 mesi, vivere da ebrei in Italia (oltre frontiera anche peggio) ha avuto il significato di sentirsi immersi in un’atmosfera da anni Trenta. Siamo stati avvolti da una nube oscena di menzogne che avrebbero fatto invidia alle veline dell’era fascista. Con rare eccezioni, i media italiani hanno continuato a pubblicare – come fossero dati ineccepibili – le notizie di fonte palestinese (Hamas). Se tutto quanto letto in Italia e nel mondo fosse stato vero, oggi la Striscia di Gaza dovrebbe assomigliare a un deserto nucleare, senza più abitanti né futuro. È davvero così? No che non lo è: ma qual è la differenza? La realtà è quella che si percepisce, quella che si costruisce nella nostra mente. Quella che si vuole credere perché risponde al pregiudizio innato. Questo è lo stato della civile Europa nell’anno 2025-5786: gli ebrei (e Israele come “ebreo degli Stati”) sono come nel passato all’origine del caos e dei mali del mondo. Sono guerrafondai, uccidono bambini come sport e, cosa più grave, non accettano di stare al loro posto e farsi massacrare come è stato negli ultimi duemila anni. Intendiamoci, so bene che a Gaza il dramma è reale. Che gran parte della Striscia è stata livellata, che migliaia di abitanti vivono in tende di fortuna. Che i morti sono stati tanti (la maggior parte terroristi). Il punto è che tutto questo è il frutto di una scelta scellerata, di una volontà assassina che ha nutrito la popolazione araba palestinese negli ultimi vent’anni, ovvero da quando Sharon ordinò il ritiro completo (compreso i morti dei cimiteri) degli israeliani dagli insediamenti. Dunque, la responsabilità di questa guerra non voluta da Israele è solo e soltanto di chi l’ha progettata e scatenata: Hamas (con i burattinai di Teheran). Oggi, con il senno di poi, potremmo dire che lasciare Gaza, per Israele, è stato un errore dalle conseguenze nefaste. Ma è evidente anche un’altra verità: di fatto, in questi due decenni, Gaza è stata indipendente. Un mini-Stato governato prima dall’Anp e, subito dopo, da Hamas eletta nelle urne (e poi protagonista di un sanguinoso golpe interno). Dunque, in questo lungo periodo, invece di porre le fondamenta per una futura indipendenza formale (magari con altri territori in Giudea e in Samaria), gli uomini al potere nella Striscia hanno costruito una fortezza sotterranea studiata per l’aggressione, non certo per proteggere la popolazione civile, armandosi fino ai denti. Più volte hanno scatenato attentati e veri e propri conflitti contro Israele. Mai una volta hanno immaginato una convivenza pacifica. E come potrebbero? Nella loro carta fondamentale è scritto che bisogna cancellare Israele e uccidere tutti gli ebrei. Ecco perché tutto è precipitato. Ecco perché Israele, dopo il 7 ottobre, non ha avuto che una scelta di fronte a sé: distruggere chi voleva distruggerla. La guerra non è un evento piacevole, mai. Non è un film. Non ci sono eroi. Ci sono soltanto esseri umani che si battono per la sopravvivenza. Ma una guerra può essere combattuta per un fine morale. Ed è questo che sta facendo Israele da due anni a questa parte, per di più, come sappiamo, avendo a che fare con sette nemici contemporaneamente. Ora mi spiegate voi, se riuscite, perché il mondo intero – con l’eccezione degli Stati Uniti (ora) e di pochi altri – invece che gridare ad alta voce ai terroristi di Hamas: “Arrendetevi, rilasciate gli ostaggi!”, continua a spingere in un angolo l’unico e morale Stato degli ebrei? Questo atteggiamento ha una definizione precisa. Si chiama antisemitismo, una macchia di infamia di cui il lontano Occidente non riesce a mondarsi.