Giorgio Armani

Tributo a Giorgio Armani: moda, sobrietà e legami con il mondo ebraico

Personaggi e Storie

di Pietro Baragiola
Giovedì 4 settembre il mondo ha perso il “re della moda Italiana”: Giorgio Armani (foto da exibart.com), uno degli stilisti più influenti del XX e XXI secolo. Genio, visionario e ambasciatore dell’eleganza sobria e senza tempo, Armani ha lasciato un segno che va ben oltre le passerelle. La sua eredità infatti non è soltanto estetica, ma anche culturale e negli anni ha saputo intrecciare il suo percorso con quello della comunità ebraica e dello Stato di Israele, in modi discreti ma significativi. (Foto

Armani a Tel Aviv

Nel 2008, in occasione delle celebrazioni per il 60° anniversario dello Stato di Israele, Armani ha ricevuto un invito ufficiale dal Ministero degli Esteri israeliano per partecipare ai festeggiamenti. La notizia ha avuto parecchia risonanza sulla stampa internazionale ed è stata vista come un riconoscimento dell’apertura di Armani verso il mercato e la cultura israeliana.

Negli anni, il marchio Emporio Armani ha consolidato la sua presenza in Israele, con una boutique a Tel Aviv, nel prestigioso Ramat Aviv Mall. Questa scelta non è stata puramente commerciale ma indicava anche una fiducia nel pubblico israeliano come consumatore sofisticato, capace di apprezzare la filosofia dello stilista milanese, fatta di linee pulite, essenzialità e rigore.

Per la comunità ebraica mondiale Armani rappresentava così un ponte culturale, un’icona italiana che riconosceva Israele come parte integrante del panorama internazionale della moda. 

La sensibilità verso la memoria storica

Non meno importante è un episodio avvenuto negli ultimi anni: nel 2021 la maison Armani ha deciso di ritirare dal mercato un blazer maschile che era stato molto criticato perché ricordava, nel disegno a righe e nella forma, le uniformi indossate dagli ebrei nei campi di concentramento.

La protesta era partita dall’organizzazione pro-israeliana StandWithUs, che aveva sottolineato l’inopportunità di un capo “molto doloroso dal punto di vista evocativo”.

La scelta della maison di rimuoverlo non fu solo un atto di attenzione commerciale, ma un gesto di sensibilità nei confronti della memoria della Shoah e verso i sopravvissuti.

Questo episodio testimonia come Armani, pur non essendo ebreo né direttamente legato alla Shoah, abbia saputo subito comprendere l’importanza della memoria storica.

Giorgio Armani con Shlomit Malka

Le modelle israeliane che hanno calcato le passerelle Armani

Negli anni sono state numerose le modelle israeliane che hanno trovato spazio all’interno delle campagne di Armani e nelle sue sfilate.

Tra queste spicca Shiraz Tal, considerata una delle top model più iconiche di Israele, che ha lavorato per diverso tempo con Armani Exchange sfilando per la maison. Con il suo stile raffinato ed elegante, Tal incarna perfettamente l’ideale “armaniano” di bellezza sobria e naturale.

C’è poi Shlomit Malka, modella e attrice di fama internazionale che ha prestato il suo volto a brand come Armani, L’Oréal e Ralph Lauren. La sua carriera testimonia come la moda israeliana si sia progressivamente aperta a un pubblico globale, e Armani è stato uno degli stilisti che hanno contribuito a questa apertura.

Più recentemente anche May Tager, giovane talento emergente di Israele, ha posato per Armani, confermando che il dialogo tra Tel Aviv e Milano continua a produrre frutti.

 

Uno stilista universale

La morte di Giorgio Armani chiude un capitolo fondamentale della moda internazionale, ma lascia un’eredità che continuerà a vivere.

Per la comunità ebraica il suo nome non sarà soltanto legato a boutique di lusso o a passerelle scintillanti, ma anche a gesti di rispetto, a collaborazioni con talenti di culture e tradizioni diverse e ad una sensibilità che non dimenticava la storia.

Un grande stilista, sì, ma soprattutto un uomo che sapeva che l’eleganza più autentica nasce dal riconoscimento dell’altro.