Netanyahu contro Tucker Carlson: “Non ha idea della storia”

Personaggi e Storie

di Davide Cucciati
Forti tensioni fra il premier israeliano e l’ex volto di punta di Fox News, che ha messo in dubbio il legame storico tra gli ebrei moderni e gli israeliti dell’epoca biblica e che sta spingendo sui social sempre più sul tema di un presunto potere occulto di Israele negli Stati Uniti.

“Non ha alcuna idea della storia. Non solo della storia ebraica ma della storia in generale”. Con queste parole, riportate da Ynet il 25 settembre 2025, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha risposto duramente a Tucker Carlson, (nella foto a destra), ex volto di punta di Fox News e oggi una delle figure più seguite del conservatorismo americano, con oltre 16 milioni di follower su X (più del doppio rispetto a Charlie Kirk che ne aveva poco più di sei milioni). Il commento di Netanyahu arriva dopo che Carlson aveva pubblicamente messo in dubbio il legame storico tra gli ebrei moderni e gli israeliti dell’epoca biblica durante un dialogo con il regista Dinesh D’Souza. La replica del premier israeliano è stata netta: “Ovviamente non c’è alcun dubbio. Gli ebrei si sono dispersi da questa terra in Europa, in Medio Oriente, altrove. Ma non abbiamo mai dimenticato questa terra. Abbiamo sempre detto: ‘L’anno prossimo a Gerusalemme’. Mio bisnonno è venuto qui nel XIX secolo. La maggior parte dei palestinesi che vive qui oggi è arrivata dopo di lui.”

Netanyahu ha poi difeso con forza la rinascita dello Stato ebraico: “Abbiamo sviluppato uno Stato che è un colosso della tecnologia, siamo la Silicon Valley del Medio Oriente, una società democratica che affronta enormi attacchi da parte di Paesi che vogliono annientarci ogni giorno. Chi sta difendendo Tucker Carlson? Queste sono persone che cantano ‘Morte all’America’. Vi stanno cercando. Vogliono distruggere la civiltà occidentale; vogliono distruggere tutto ciò che l’America rappresenta. Dicono che Israele sia un piccolo Satana. Il grande Satana è l’America. L’unico posto in Medio Oriente dove i cristiani sono al sicuro è Israele, non solo tollerati ma accolti. Chi difendono questi cosiddetti difensori del MAGA? Stanno difendendo i peggiori nemici del pianeta contro l’America. Non sono MAGA. Le persone che parlano di MAGA amano l’America e non si identificano con i peggiori nemici che l’America deve affrontare oggi nel mondo”

Il caso Kirk e il richiamo al deicidio

Tre giorni prima, il 22 settembre, Carlson era già finito nel mirino della comunità ebraica per un discorso controverso durante il memoriale di Charlie Kirk, fondatore di Turning Point USA e assassinato a inizio settembre. Secondo quanto riportato dal Times of Israel, Carlson ha paragonato Kirk a Gesù, raccontando la sua “storia preferita di sempre”: uomini in una stanza illuminata che “mangiano hummus” e decidono di farlo tacere con la morte. Molti hanno letto il passaggio come un’allusione all’accusa antica e antisemita del deicidio, oggi riadattata in chiave contemporanea per suggerire un presunto coinvolgimento israeliano nell’omicidio di Kirk. Il sito Belaaz ha titolato: “Carlson allude a teoria antisemita infondata sulla morte di Charlie Kirk durante il funerale”. Mark Dubowitz della Foundation for the Defense of Democracies ha denunciato: “Carlson ha usato il funerale di un amico di Israele per rilanciare antichi blood libels”.

Dall’11 settembre alle accuse contro Israele

Le polemiche non si fermano qui. Negli stessi giorni, proprio Tucker Carlson e la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene hanno ripreso a rilanciare vecchie teorie complottiste sull’11 settembre che chiamano in causa direttamente Israele. Meno di un mese fa, Carlson ha dichiarato: “Sappiamo che un gruppo di studenti di arte israeliani, che chiaramente non erano studenti ma parte dell’intelligence israeliana, è stato arrestato e trattenuto negli Stati Uniti per un po’ di tempo. Citando un documento dell’FBI, non internet, sappiamo che stavano filmando gli attacchi dell’11 settembre e, cito il report, sembrava che ne avessero conoscenza preventiva.”

Parole che richiamano la narrativa antisemita secondo cui Israele avrebbe avuto un ruolo occulto negli attentati alle Twin Towers. La linea è stata amplificata anche da Marjorie Taylor Greene che, il 23 settembre 2025, ha condiviso su X il primo episodio della docu-serie di Tucker Carlson sull’11 settembre; la campagna di lancio di Carlson usa lo slogan “You’ve been lied to about 9/11”. In realtà, come riportato dal Washington Post già 23 anni fa, il Dipartimento di Giustizia liquidò la vicenda dei cosiddetti “art students” come una “urban myth”. All’epoca la portavoce Susan Dryden dichiarò che “il Dipartimento non ha alcuna informazione che possa corroborare questi resoconti su studenti d’arte israeliani coinvolti in attività di spionaggio”, precisando dunque che non vi era alcun legame con l’11 settembre.

Quanto invece ai “cinque israeliani” della società Urban Moving Systems, nel giugno 2002 ABC News riportò che essi furono fermati mentre filmavano dopo l’impatto del primo aereo ma secondo l’FBI non emerse alcuna prova che avessero conoscenza preventiva degli attentati. Il Rapporto della Commissione 9/11 attribuisce senza ambiguità la pianificazione e l’esecuzione degli attacchi ad al-Qaeda, senza alcun coinvolgimento israeliano. Inoltre, Carlson ha sostenuto che Netanyahu avrebbe definito l’11 settembre “una cosa buona” perché avrebbe trascinato gli Stati Uniti nella guerra esistenziale di Israele. In realtà, secondo il New York Times (ripreso da The Atlantic), la sera stessa degli attentati del 2001 Netanyahu disse in modo goffo: “È molto buono… Beh, non molto buono, ma genererà simpatia immediata”, spiegando che l’effetto immediato sarebbe stato un’ondata di simpatia per Israele, non certo un giudizio positivo sugli attacchi. Inoltre, Ma’ariv riporta che nel 2008, in un incontro privato poi ripreso da Foreign Policy e da Haaretz, Netanyahu affermò: “Stiamo beneficiando di una cosa e cioè l’attacco alle Torri Gemelle e al Pentagono, nonché della guerra americana in Iraq”, aggiungendo che questi eventi “hanno orientato l’opinione pubblica americana a nostro favore”. Si tratta, come sottolineano queste fonti, di valutazioni sugli effetti geopolitici e sull’opinione pubblica americana, non di un plauso agli attentati o di un progetto per trascinare Washington in una guerra voluta da Israele. Spesso, la domanda “cui prodest?” è l’anticamera di diffamazioni, emarginazioni e violenze in nome di un indefinito “buon senso”.

La campagna di Carlson contro Netanyahu cresce quotidianamente sui social. L’ex volto di Fox News sostiene che il premier israeliano avrebbe detto a più persone: “Io controllo gli Stati Uniti. Io controllo Donald Trump”. Il video, già condiviso da diverse pagine, conferma come Carlson stia spingendo sempre più sul tema di un presunto potere occulto di Israele negli Stati Uniti.

Reazioni e timori

Il politologo Max Abrahms ha commentato amaramente: “Il problema non è Carlson in sé ma che questa tossicità sia ormai benvenuta nel mainstream del Partito Repubblicano.” La domanda che si pongono molti ebrei americani, come ha scritto Rav Sam Stern, resta sospesa: “Se lui è il benvenuto, lo saremo ancora noi?”