La fabbrica dell’inganno: per 30 dollari chiunque può diventare “studioso del genocidio”

Personaggi e Storie

di David Zebuloni
Nessun requisito di esperienza professionale, formazione accademica o competenza specifica viene richiesto. L’inchiesta ha mostrato che dietro la dichiarazione vi erano circa 600 persone comuni, non professionisti del settore, né accademici qualificati. Certamente non esperti riconosciuti. Basta solo pagare 30 dollari e si diventa membri. 

 

La settimana scorsa, svariate importanti testate giornalistiche internazionali (e italiane, ovviamente) hanno pubblicato una dichiarazione rilasciata da un ente, la ‘International Association of Genocide Scholars (Iags), che si presenta come un’organizzazione di “esperti di genocidio”, secondo cui Israele starebbe commettendo un genocidio a Gaza. Alcuni attivisti filo-israeliani hanno però deciso di indagare sull’identità di questi presunti “esperti”, e il risultato – tristemente, ma non sorprendentemente – ha rivelato una dinamica ormai ricorrente: l’ennesimo meccanismo di disinformazione mascherato da autorevolezza accademica.

L’indagine ha rivelato che chiunque, da qualsiasi parte del mondo, può iscriversi all’organizzazione e ricevere il titolo di “esperto di genocidio”, pagando una quota di 30 dollari. Nessun requisito di esperienza professionale, formazione accademica o competenza specifica viene richiesto. In effetti, l’inchiesta ha mostrato che dietro la dichiarazione vi erano circa 600 persone comuni, non professionisti del settore, né accademici qualificati. Certamente non esperti riconosciuti.

Nel giro di due giorni dalla pubblicazione delle rivelazioni, l’organizzazione ha rimosso dal proprio sito la possibilità di registrarsi e ha cancellato il proprio account sui social. Troppo tardi ormai: diversi attivisti erano già riusciti a documentare l’intero processo. Tra loro, anche Salo Eisenberg: membro dell’organizzazione americana Honest Reporting. “Sono ora un membro ufficiale dell’Associazione Internazionale degli Studiosi di Genocidio”, ha annunciato Eisenberg ai suoi follower sulla piattaforma X, dopo aver completato con successo l’iscrizione.

“Sto iniziando a conoscere gli altri ‘studiosi’ dell’organizzazione e sembra che l’Iraq rappresenti un vero e proprio centro di competenza, con 80 iscritti su circa 600 membri (13%). È notevole, soprattutto considerando l’elevata presenza della famiglia Mahmoud, che conta ben cinque ricercatori attivi”, ha aggiunto.

Eisenberg ha anche svelato un dettaglio significativo: “Alcuni amici mi hanno chiesto quali competenze siano necessarie per entrare in questo rispettato gruppo di studiosi di genocidio, che ha ottenuto grande risonanza mediatica solo perché il 24% dei suoi membri ha votato a favore della definizione di genocidio per ciò che avviene a Gaza. La risposta è semplice – ci sono solo due requisiti fondamentali. Essere vivi e possedere una carta di credito valida”. A suo dire, l’intero processo di registrazione è stato estremamente semplice e rapido.

L’Associazione Internazionale per lo Studio del Genocidio (IAGS) si presenta ufficialmente come “un’organizzazione globale, interdisciplinare e apolitica, dedita alla promozione della ricerca sul genocidio”. Tuttavia, i fatti sembrano raccontare una realtà molto diversa. L’organizzazione appare tutt’altro che apolitica: le sue dichiarazioni seguono sistematicamente una linea ideologica fortemente anti-israeliana e i firmatari, come spiegato, non sono necessariamente studiosi, storici, accademici o professionisti del settore.

Non solo: non esiste alcun processo di verifica dell’identità degli iscritti. Uno dei membri, ad esempio, si è registrato con il nome “Adolf Hitler”, dichiarando di risiedere a Gaza City. Dopo l’esplosione del caso, anche la presenza dell’organizzazione sui social è stata sospesa. I nuovi richiedenti sono stati contrassegnati come “non attivi”, inclusi veri studiosi con posizioni filo-israeliane, come Eliot Malin.

Secondo Honest Reporting, al momento del voto erano attivi circa 500 membri aventi diritto. Tuttavia, solo il 28% ha partecipato realmente. Di conseguenza, quando IAGS ha affermato che “l’86% dei membri ha votato a favore”, ha omesso un dettaglio cruciale: si tratta dell’86% di una minoranza votante, e non della totalità degli iscritti.
L’impressione, dunque, è che l’organizzazione in questione sia oggi fortemente influenzata da attivisti più impegnati nell’attivismo politico anti-israeliano, che nello studio rigoroso del genocidio.