Trump lancia l’“ultimo avvertimento” a Hamas: verso un accordo per il cessate il fuoco?

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di Anna Balestrieri
Il piano prevede che tutti i 48 ostaggi – vivi e morti – vengano rilasciati già nel primo giorno della tregua. In cambio, Israele libererebbe centinaia di prigionieri palestinesi condannati per omicidi e migliaia di altri detenuti. Ma l’attentato di lunedì 8 settembre e la morte di quattro giovani soldati a Gaza potrebbero avere una impatto sugli accordi. (Nella foto Steve Witkoff e Beniamin Netanyahu).

Donald Trump ha dichiarato di aspettarsi un accordo “molto presto” tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Dopo aver lanciato quello che ha definito il suo “ultimo avvertimento” al gruppo islamista, il presidente statunitense ha affermato che Israele avrebbe accettato i termini della proposta americana, mentre fonti vicine a Benjamin Netanyahu parlano di un premier che starebbe ancora valutando.

I punti chiave della proposta USA

Secondo indiscrezioni riportate da Channel 12, il piano prevede che tutti i 48 ostaggi – vivi e morti – vengano rilasciati già nel primo giorno della tregua. In cambio, Israele libererebbe centinaia di prigionieri palestinesi condannati per omicidi e migliaia di altri detenuti.
L’accordo includerebbe inoltre lo stop all’assalto finale dell’IDF a Gaza City, con le truppe israeliane che resterebbero ai margini della città. Le parti si impegnerebbero poi in colloqui per la fine della guerra, supervisionati direttamente da Trump, con la tregua valida per tutta la durata delle negoziazioni.

La risposta di Hamas

In una nota diffusa domenica sera 7 settembre, Hamas ha annunciato di essere pronto a tornare immediatamente al tavolo dei negoziati, a condizione che venga dichiarata la fine della guerra, completato il ritiro delle forze israeliane da Gaza e istituito un comitato di palestinesi indipendenti per la gestione del territorio.
Il gruppo ha detto di “accogliere con favore ogni mossa che contribuisca a fermare l’aggressione contro il nostro popolo” e ha confermato contatti costanti con i mediatori internazionali. Tuttavia, Israele continua a diffidare delle dichiarazioni di Hamas, accusandolo di propaganda e richieste irrealistiche.

Diplomazia informale e pressioni interne

Secondo quanto emerso, l’idea della proposta sarebbe nata durante una partita di golf tra Trump e il suo inviato speciale Steve Witkoff, che poi ha discusso i dettagli con funzionari del Qatar a Parigi. L’offerta è stata veicolata tramite canali non ufficiali, inclusi attivisti israeliani già coinvolti in precedenti accordi sugli ostaggi, come quello per Gilad Shalit nel 2011.
Nel frattempo, migliaia di israeliani hanno manifestato a Gerusalemme chiedendo la fine della guerra e il ritorno degli ostaggi. Il Forum delle famiglie degli ostaggi e dispersi ha definito la proposta “un’opportunità concreta di svolta”, invitando il governo a sostenerla.

Netanyahu tra rigidità e possibili aperture

Il premier Netanyahu, dopo mesi di negoziati su accordi parziali, ha dichiarato pubblicamente di voler prendere in considerazione solo una “intesa globale”: liberazione di tutti gli ostaggi, disarmo di Hamas, smilitarizzazione di Gaza e trasferimento del controllo del territorio a un ente che non sia né Hamas né l’Autorità Palestinese.
Fonti dell’opposizione, come Yair Lapid, accusano invece il governo di non rispondere alle iniziative dei mediatori internazionali e di bloccare un’intesa che sarebbe già a portata di mano.

Un conflitto che dura da due anni

La guerra è iniziata il 7 ottobre 2023, quando migliaia di miliziani guidati da Hamas hanno attaccato Israele, causando circa 1.200 morti e rapendo 251 persone. Da allora, il conflitto ha avuto un costo umano altissimo: il ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, parla di oltre 64.000 morti o dispersi; Israele stima di aver eliminato più di 22.000 combattenti e 1.600 terroristi durante l’attacco iniziale.
Sul fronte israeliano, 460 soldati sono caduti nelle operazioni a Gaza e lungo il confine, mentre la pressione dell’opinione pubblica cresce per trovare una via d’uscita.

Uno scenario ancora incerto

Nonostante i segnali di apertura, restano profonde divergenze tra le richieste di Hamas e le condizioni poste da Israele. Trump insiste che questa sia l’ultima occasione per fermare il conflitto e riportare a casa gli ostaggi, ma non è chiaro se le parti troveranno un terreno comune.
Il rischio è che, ancora una volta, la finestra negoziale si chiuda senza risultati, lasciando spazio alla prosecuzione della guerra e a nuove vittime civili.

La giornata drammatica di martedì 9 settembre 

Gli accordi si inseriscono in una giornata drammatica per Israele, segnata da lutti e nuove tensioni. L’esercito ha diffuso i nomi di quattro giovani soldati caduti in combattimento nel nord della Striscia di Gaza.

Sono stati uccisi il Sergente Maggiore Uri Lamed, 20 anni, di Tel Mond; il Sergente Gadi Cotal, 20 anni, del kibbutz Afikim; il Sergente Amit Arye Regev, 19 anni, di Modi’in-Maccabim-Re’ut; e il Tenente Matan Abramovitz, 21 anni, di Ganei Tikva. Le famiglie sono state informate e il loro ricordo è stato onorato dall’IDF.

Intanto, il ministro della Difesa Israel Katz ha annunciato sanzioni mirate contro i villaggi di provenienza dei due attentatori dell’attacco di Gerusalemme, in cui sei civili israeliani hanno perso la vita. Le misure prevedono la demolizione di costruzioni abusive, la revoca di 750 permessi di ingresso e di lavoro in Israele, oltre a penalità civili per i familiari degli aggressori.
Le decisioni, ha spiegato Katz, intendono rafforzare la deterrenza in un momento di forte instabilità interna, mentre sul fronte diplomatico si tenta di consolidare l’intesa sul cessate il fuoco.