Bernie Sanders contro l’Arabia Saudita. “Sono dei criminali assassini”

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di Paolo Castellano
Bernie Sanders è tornato sotto i riflettori dopo la recente vittoria nelle primarie democratiche del New Hampshire. Il senatore ebreo americano di area socialista spera di arrivare fino in fondo per sfidare alle prossime elezioni l’attuale presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il 19 febbraio, in un comizio cittadino organizzato dalla CNN a Las Vegas, Sanders ha parlato delle strategie politiche che adotterà in Medio Oriente se verrà eletto presidente. Inoltre, ha rilasciato un commento anche sugli attuali regnanti dell’Arabia Saudita che sono stati definiti “criminali assassini“.

Come riporta Middle East Eye, il leader democratico ha poi parlato della sua ricetta per riportare equilibro nella regione mediorientale: «Per anni abbiamo amato l’Arabia Saudita – il nostro meraviglioso alleato. L’unico problema è che le persone che gestiscono quel paese sono criminali assassini». Il senatore del Vermont si è scagliato anche sul principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman, definendolo “un dittatore miliardario“. Sanders ha rincarato la dose, accusando l’attuale amministrazione Trump di essere troppo sbilanciata sui sauditi e di ignorare l’Iran: «Possiamo riappacificare i sauditi e gli iraniani, dire loro che siamo stanchi e malati come nazione che spende trilioni di dollari in guerre senza fine». «Dovranno cooperare e noi abbiamo le risorse per aiutarli in questa direzione», ha affermato il leader democratico.

Successivamente Sanders ha espresso la sua opinione sul conflitto israelo-palestinese, a poche settimane dalla proposta di pace di Trump, ribadendo che gli Stati Uniti non dovrebbero ignorare i bisogni dei palestinesi pur appoggiando lo Stato ebraico. Il candidato democratico ha insistito sulla necessità di garantire indipendenza e sicurezza ai cittadini israeliani senza però sostenere “l’attuale governo di destra razzista”. Sanders ha poi parlato dei palestinesi, sottolineando che a Gaza sia in corso una crisi umanitaria e che il tasso di disoccupazione giovanile sia vicino al 70%. «Ciò che la politica estera americana deve fare in Medio Oriente è portare gli israeliani e i palestinesi sotto la bandiera della giustizia», ha sottolineato il politico. «Abbiamo la ricchezza per farlo. Non si può essere semplicemente pro-Israele ma si deve essere anche pro-palestinesi. Dobbiamo prestare attenzione ad entrambi».