Parigi: Coulibaly mirava all’asilo ebraico di Montrouge. Le rivelazioni degli ostaggi

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montrougeAmedy Coulibaly, giovedì 8 gennaio, voleva fare una strage di bambini all’asilo ebraico di rue Gabriel a Chatillon-Montrouge. Ma, per una serie di casi fortuiti, non ci è riuscito:  un piccolo incidente con l’auto proprio quando stava parcheggiando davanti alla scuola. La giovanissima poliziotta municipale di guardia alla materna, si è avvicinata e lui le ha sparato. Da lì si è diretto all’«Hyper cacher» perché «lì ci sono gli ebrei».

A rivelarlo è La Stampa, che riporta la testimonianza di uno degli ostaggi sopravvissuti all’assalto del negozio kasher.

In realtà il sospetto nella comunità ebraica locale c’era già, preoccupata perché la sparatori in cui la polizia era rimasta uccisa era avvenuta a poche centinaia di metri dalla scuola ebraica e da alcuni negozi kasher. Ma fino a oggi i media non avevano parlato apertamente di cosa era effettivamente successo, e sioprattutto perxhé c’era stata quella sparatoria.

La testimonianza dell’ostaggio
Elie O., ebreo di origine marocchina, fornisce importanti dettagli finora rimasti nascosti su come sono andate effettivamente i fatti. prima di tutto, su come siano morti i quattro ostaggi: “Coulibaly, venerdì, a partire dalle 13 si è infilato bardato come se dovesse andare alla guerra – riporta La Stampa -. Un kalashnikov in mano, un altro a tracolla, almeno una pistola, un bel po’ di esplosivo. È entrato sparando e tre delle sue quattro vittime sono morte subito, l’altra poco dopo”.

E poi le rivelaizoni sulle reali intenzioni del terrorista. “Nelle interminabili quattro ore di assedio, prima di morire fulminato dalle teste di cuoio della gendarmiere, Elie ha scambiato qualche parola con lui: «Diceva che il giorno prima, giovedì mattina, avrebbe voluto sparare sui bambini della scuola ebraica di Montrouge». Perché? «Per vendicare quelli palestinesi uccisi a Gaza».

 

Tensione alle stelle
Diversi i falsi allarmi che si sono susseguiti per tutto sabato. “Allarme per le voci di colpi di pistola a mezzogiorno nella sinagoga del 19° arrondissement. Allarme per una bomba sul cours de Vincennes, quasi davanti all’«Hyper cacher» che anche da lontano appare un luogo carico dal peso della morte: le saracinesche bianche sconquassate e abbassate, un’area di terra di nessuno delimitata dalle transenne. Poliziotti ovunque. Una ventina di parabole e postazioni delle tv di tutto il mondo che stazionano davanti, come se dovesse risuccedere qualcosa”.

Antisemitismo diffuso

Molto eloquente sull’antisemitismo diffuso, poi, l’intervista fattadal quotidiano torinese  a un anziano del quartiere del 19 arrondissement, luogo dell’Hyper cacher. “Un anziano abitante del quartiere – «non ebreo» – racconta che l’«Hyper cacher» era stato aperto da non molto, 3-4 anni, in questo angolo del 12° arrondissement detto di Saint-Mandé. Qui, ci dice il nostro abitante di questa zona apparentemente molto popolare, vivono da anni molti ebrei. «Ma non proprio qui, più in là, verso il bosco di Vincennes, dove le abitazioni costano care come nel centro di Parigi». E lei ci veniva a far la spesa nell’«Hyper cacher?». «No, perché non mettevano i cartellini con i prezzi sui prodotti. Ecco, io credo che non sia giusto questo, lo dice la legge, bisogna sapere quando si spende…».

Lucido il commento del giornalista, Cesare Martinetti: “Non vogliamo dare nessun valore statistico a questa chiacchierata casuale, ma in quattro parole questo pacifico francese che avrà settant’anni ha infilato due pregiudizi sugli ebrei: che sono ricchi e che truffano nel commercio. Shlomo Malka ci dice che nel numero appena uscito de «l’Arche» si trova un’indagine di Dominique Reynié, politologo di Sciences-Po, sulla società francese dove si legge che «le opinioni antisemite raggiungono un’alta intensità», sia pure in ambienti relativamente circoscritti e che i musulmani antisemiti hanno assorbito cliché dalla vecchia sottocultura francese, a cominciare dal fatto che gli ebrei sono ricchi e manipolano giornali e informazione”.