Libri di scuola palestinesi

Le promesse infrante dall’AP: bambini palestinesi ancora educati all’odio per gli ebrei e i terroristi pagati

Mondo

di Nina Prenda

Per anni l’Autorità Palestinese (AP) ha assicurato di voler riformare a fondo il proprio sistema educativo e porre fine alle ricompense finanziarie sponsorizzate dallo Stato per il terrorismo. Promesse che, nelle intenzioni dichiarate, avrebbero dovuto segnare un percorso di moderazione e preparare il terreno a una futura convivenza tra israeliani e palestinesi. Secondo una lunga serie di rapporti indipendenti e revisioni, quelle riforme non si sarebbero tradotte in un cambiamento sostanziale. Le analisi dei materiali scolastici continuano a rilevare elementi ricorrenti: contenuti antisemiti, la glorificazione di figure coinvolte in attentati e un linguaggio che presenta la violenza come opzione legittima. Una distanza evidente tra ciò che viene promesso e ciò che viene effettivamente insegnato.

Da oltre dieci anni i principali donatori occidentali chiedono all’AP di rimuovere l’incitamento alla violenza dai programmi scolastici. Le autorità palestinesi, a loro volta, hanno più volte assicurato che una revisione seria fosse in corso. Le verifiche periodiche sui libri di testo però continuano a restituire lo stesso quadro: mappe che ignorano l’esistenza d’Israele, figure di terroristi presentate come modelli, riferimenti alla lotta armata come strada da perseguire. Molte scuole, osservano i ricercatori, continuano a intitolare aule e sezioni a figure coinvolte in attacchi, trasformandole in esempi per gli studenti. Un pattern che si ripete anno dopo anno e che mette in discussione la credibilità degli impegni presi.

Come riporta anche il Times of Israel, è stato di recente pubblicato un rapporto dall’organismo di controllo IMPACT-SE, con sede in Israele e nel Regno Unito, che monitora i contenuti educativi intitolato “Revisione del 2025-2026, Autorità palestinese, Curriculum scolastico, Gradi 1-12”. Lo studio parla di un impianto narrativo che, più che aprire a una dialettica pacifica, consolida un senso di ostilità verso gli ebrei e verso Israele.

Le rappresentazioni degli ebrei sono spesso negative, mentre esercizi di grammatica o matematica includono riferimenti al martirio o alla resistenza armata. Questi elementi non sarebbero frutto di disattenzione editoriale, ma parte di un impianto educativo che orienta i bambini palestinesi verso una visione univoca del conflitto, riducendo lo spazio per un approccio critico o per una prospettiva di convivenza.

Insegnante in una scuola dell'UNRWA a Gaza nel 2011 (Foto: UN Photo/Shareef Sarhan)

Per riportare alcuni esempi, un esercizio di lettura in un testo di prima elementare introduce la parola “shaheed“, martire, per insegnare una lettera. Nella società palestinese, la parola martire si riferisce tipicamente a qualcuno che viene ucciso in un conflitto con Israele.

In un testo in arabo di seconda elementare, viene presentata una poesia agli studenti, che recita: “Diamo le nostre anime per la rivoluzione. Portiamo la fiamma della rivoluzione – ad Haifa, a Jaffa, ad Al-Aqsa e alla Cupola della Roccia”. Haifa e Jaffa si trovano all’interno dei confini riconosciuti a livello internazionale di Israele, e Israele ha annesso Gerusalemme Est, che contiene la Cupola della Roccia e la Moschea di Al-Aqsa, più di quattro decenni fa. La poesia appare con un’illustrazione di un ragazzo e di una ragazza in uniformi scout palestinesi che guardano verso Gerusalemme.

Canzone sui libri di scuola palestinesi che insegna che i bambini “portano la fiamma della rivoluzione”

In un libro di educazione islamica delle medie, gli ebrei sono presentati come manipolatori e bugiardi attraverso un racconto tradizionale islamico. I personaggi, esplicitamente etichettati come “Ebrei”, sono ritratti come immorali e ostili all’Islam. Inoltre, secondo lo studio, i riferimenti alla storia ebraica e agli sforzi diplomatici arabo-israeliani, che sono apparsi nelle edizioni precedenti, sono stati rimossi. Le menzioni dei processi di pace di Camp David e Annapolis – così come qualsiasi contenuto che promuova la non violenza o il compromesso – rimangono assenti nei libri di testo 2025-2026. In effetti, qualsiasi riconoscimento della storia ebraica è assente, la Shoah è ignorata.

Allo stesso modo, la persecuzione e l’espulsione subite dalle comunità ebraiche nei Paesi arabi dopo l’istituzione di Israele sono del tutto assenti. Anche in campi non legati a Israele, i libri di testo non sono all’altezza degli standard educativi delle Nazioni Unite, ha rilevato il rapporto, dicendo che i libri sull’istruzione islamica continuano a presentare le donne come deboli e subordinate agli uomini. Secondo lo studio, in alcuni casi, gli israeliani sono ritratti come figure demoniache, accusate di atrocità e ritratti come intrinsecamente malvagi. Poesie e canzoni conferiscono legittimità alla violenza e insegnano che l’esistenza stessa di Israele è illegittima.

Per citare altri esempi, in un libro di testo di educazione islamica delle medie, i versetti del Corano sono usati per insegnare che “i Figli di Israele” sono corrotti, destinati alla distruzione e puniti divinamente. Passando al tempo futuro, si interpreta il Corano come una profezia catastrofica per gli ebrei: gli israeliti riacquisteranno brevemente il potere ma troveranno la loro fine nell’umiliazione e nella sconfitta per mano dei “servi di Dio”.

Un libro di studi sociali delle medie liquida la storia ebraica in Palestina come irrilevante ed etichetta la presenza storica ebraica a Gerusalemme come una “fabbricazione” destinata a cancellare l’eredità arabo-islamica. L’analisi dei libri di testo mostra un continuo incoraggiamento della violenza e del terrorismo, anche attraverso un inquadramento religioso esplicitamente islamico del concetto di jihad. In un libro di testo di educazione islamica delle medie, agli studenti viene chiesto: “In quali circostanze la jihad per liberare la Palestina è considerata un dovere personale per ogni musulmano?”

Secondo il rapporto, questa formulazione rappresenta un’intensificazione dei contenuti precedenti: l’edizione 2019 si riferiva alla jihad come un dovere per tutti i musulmani, ma non la collegava esplicitamente alla “liberazione della Palestina”. In un libro di testo delle medie, la jihad è presentata come un percorso verso il paradiso, mentre in un altro testo di educazione islamica si loda la jihad armata, definita come combattere per conto dell’Islam. L’inquadratura religiosa è rafforzata con esempi concreti di attacchi terroristici palestinesi. In un libro di storia delle medie, il massacro delle Olimpiadi di Monaco del 1972, in cui 11 atleti israeliani e membri della delegazione olimpica sono stati uccisi, è presentato come una forma legittima di resistenza palestinese. Un libro di matematica di terza elementare insegna a fare calcoli attraverso il “numero di martiri” uccisi a Gaza. Una guida per insegnanti di storia delle elementari istruisce gli educatori a respingere le risoluzioni delle Nazioni Unite, anche quelle che chiedono la pace, se sono percepite come minano i diritti nazionali palestinesi.

Per queste ragioni, i funzionari europei e americani sono diventati sempre più scettici sulle affermazioni dell’AP riguardanti le riforme. Le risoluzioni parlamentari in Europa hanno citato la presenza continua di incitamento alla violenza nei libri di testo e hanno chiesto un congelamento di alcuni fondi fino a quando le modifiche non saranno verificate. Gli esperti dell’istruzione che hanno esaminato i materiali nei mesi successivi a queste promesse hanno scoperto che nulla era cambiato nelle aule. Gli studenti che tornavano in aula nel 2025 erano ancora esposti agli stessi messaggi violenti che i donatori internazionali avevano cercato di eliminare.

Finanziamenti ai terroristi

La pressione internazionale ha preso di mira anche la politica di lunga data dell’AP di fornire stipendi mensili ai terroristi imprigionati e pagamenti alle famiglie di coloro che hanno commesso attacchi. L’AP ha annunciato che il Fondo per i martiri sarebbe stato gradualmente eliminato e sostituito con un sistema di welfare basato sui bisogni. Questa mossa è stata ampiamente considerata come un segno di cambiamento. Tuttavia, le indagini successive hanno rilevato che i pagamenti sono continuati attraverso dipartimenti ristrutturati che hanno preservato le stesse categorie di beneficiari. La terminologia è cambiata, ma gli incentivi finanziari sono rimasti.

Questi pagamenti comunicano che la violenza contro gli israeliani è un atto onorato. Molte famiglie di aggressori ricevono più compensi rispetto agli insegnanti, ai dipendenti pubblici o ai professionisti. Questo crea una gerarchia sociale che premia coloro che commettono omicidi rispetto a coloro che contribuiscono alla società.

Questa erosione della fiducia colpisce più degli aiuti finanziari e danneggia la credibilità dell’AP come partner per qualsiasi accordo di pace. Una leadership che non può o non vuole riformare il proprio sistema educativo solleva serie domande sulle sue intenzioni e sulla sua capacità di preparare le generazioni future alla convivenza.

I primi a subire le conseguenze di questa mancata riforma non sono soltanto i civili israeliani colpiti dalla violenza, ma gli stessi studenti palestinesi. Crescere in un sistema che privilegia la narrativa del conflitto limita la visione del mondo, riduce le opportunità economiche future e lascia spazio a narrative estremiste che prosperano laddove l’istruzione non propone alternative.

Un ambiente educativo incapace di offrire modelli costruttivi finisce per soffocare l’iniziativa individuale e il dialogo, impoverendo l’intera società e compromettendo ogni prospettiva di progresso.

Il continuo fallimento dell’AP nel riformare i libri di testo e porre fine alle ricompense finanziarie per la violenza espone un profondo divario tra le sue promesse pubbliche e la sua condotta effettiva. Nonostante i ripetuti impegni, l’incitamento alla violenza rimane incorporato nelle aule e i pagamenti continuano in pratica con etichette riviste. Queste promesse non mantenute ingannano la comunità internazionale e privano i bambini palestinesi dell’istruzione che meritano. Il progresso reale richiede più delle dichiarazioni pubbliche. Richiede una rimozione completa del materiale di odio, una vera fine dei pagamenti del terrore e un impegno per preparare la prossima generazione per un futuro costruito sulla responsabilità piuttosto che sulla violenza.