La Norvegia taglia i finanziamenti a due aziende israeliane

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Danno un “contributo a gravi violazioni dei diritti umani» in Medio Oriente «attraverso la costruzione di colonie israeliane a Gerusalemme Est»: questa la motivazione con cui il Ministero delle finanze norvegese ha annunciato la decisione di non finanziare più il promotore immobiliare Africa Israel Investments e la sua filiale Btp Danya Cerbus.

Le due aziende israeliane sono state dunque poste nella ‘lista nera’ del più ricco fondo sovrano del mondo, dove restano Corea del Nord, Iran e Siria e da dove è stata recentemente esclusa la Birmania per i suoi progressi in favore della democrazia. Secondo quanto ricorda la stampa norvegese, le due società erano già state escluse dalla gran parte degli investimenti tra l’agosto del 2010 e lo stesso mese del 2013.

Il Fondo sovrano norvegese del resto è talmente ricco da poter scegliere con tranquillità dove e come investire i giganteschi proventi derivanti dal petrolio e dal gas del Mare del Nord. Il Fondo ha raddoppiato i suoi proventi dal 2010, alla fine di quest’anno arriverà agli 870 miliardi di dollari e si stima che se le rimesse energetiche e i buoni investimenti proseguiranno, nel 2020 potrà contare su 1,2 trilioni di dollari.

Oslo non è nuova a mostrare una particolare sensibilità allo scenario mediorientale: a dicembre dello scorso anno il ministro degli Esteri Borge Brende, di ritorno da un viaggio in Israele, aveva denunciato con forza la detenzione di giovanissimi palestinesi da parte di Israele, definendola «completamente inaccettabile» e in «aperta violazione delle convenzioni internazionali». Ma si può tranquillamente dire che negli ultimi anni il governo norvegese sia quello che in Europa occidentale ha più incitato contro Israele: in prima linea vi sono le organizzazioni legate alla coalizione laburista (sconfitta alle recenti elezioni), che chiamano regolarmente al boicottaggio contro Israele. In particolare, l’organizzazione giovanile legata ai laburisti, l’AUF, fu al centro delle attenzioni internazionali in occasione della tragedia dell’isola di Utoya, dove il criminale Anders Breivik uccise 69 ragazzi. Uno degli effetti della grande attenzione di cui fu oggetto l’organizzazione (nelle interviste ai giovani) fu che fu chiaro a tutti quanto teen -ager di 14 anni fossero già indottrinati a odiare Israele.

In questo quadro di profondo antisionismo si inseriscono I numerosi episodi di antisemitismo che colpiscono gli ebrei del Paese, circa 1700. Uno studio del 2011 svolto dalla Municipalità di Oslo ha messo in luce come un terzo degli studenti ebrei siano fisicamente o verbalmente attaccati due o tre volte al mese.

E se la notizia che da tempo sta girando sul web e sui social network sul fatto che gli 819 ebrei norvegesi stiano lasciando il loro paese per l’antisemitismo sia stata smentita dalla stessa Antidefamation League, rimane il fatto che l’allarme è comunque alto.