La fine degli ebrei in Francia? La provocazione di un libro shock sulla situazione degli ebrei: un caso editoriale

Mondo
di Roberto Zadik
Sono ormai trascorsi dieci anni da quel tragico 2015, funestato dagli attacchi, da parte di terroristi islamici, al giornale satirico  Charlie Hebdo, all’HyperCacher e al teatro  Bataclan  di Parigi durante un concerto (oltre cento morti in totale), ma è soprattutto dal 7 ottobre 2023 che la situazione ebraica francese è sempre più compromessa.
Da quella data tremenda, infatti, i cinquecentomila ebrei francesi sono sempre più frammentati e lacerati da divisioni politiche e ideologiche e sottoposti a continue minacce. Il pericolo maggiore è  rappresentato dall’inarrestabile espansione del fondamentalismo islamico, anche a livello istituzionale, oltre che dalle prese di posizione, ostili a Israele, del Governo Macron tra cui l’insistenza nel proporre il riconoscimento dello Stato palestinese quando ancora a Gaza è presente Hamas.
Ma cosa sta succedendo e quali le possibili previsioni per il futuro? A questi e molti altri quesiti, risponde il libro, dal titolo volutamente provocatorio,  La fin des juifs en France? (in italiano La fine degli ebrei in Francia? – Edizioni Cherche Midi), uscito lo scorso  22 maggio e realizzato da due autorevoli studiosi Dov Maimon, ricercatore al Jewish People Policy Institute di Gerusalemme, esperto di islamologia e consigliere del Governo israeliano, e Didier Long, ex monaco benedettino, scrittore e teologo.
Come mai è un libro unico nel suo genere? Si tratta di un testo avvincente ed eccezionalmente documentato che, come hanno sottolineato gli autori in una serie di interventi sul web, rappresenta “un grido d’allarme molto preoccupante”. Il volume  raccoglie una notevole quantità di interviste ed approfondimenti condotti dagli autori in varie città del Paese, da Parigi a Strasburgo, che descrivono un quadro decisamente tetro, pieno di contraddizioni e di punti di domanda irrisolti. A questo proposito i due studiosi hanno rilasciato un’intervista, apparsa sul  sito Tribune juive (Tribuna ebraica) e riportata dal canale Mosaique,  realizzata dal rinomato giornalista Antoine Mercier che, da tempo, lavora alla radio France Culture e che, attualmente, collabora anche con un gran numero di siti ebraici da Akadem a Torah Box.
Come ha evidenziato Mercier “si tratta di un libro molto documentato che indaga nelle varie anime dell’ebraismo francese, realizzato in una situazione che sta precipitando anche in seguito alle dichiarazioni di Macron, fortemente aspre verso il governo Netanyahu, e la crescente ostilità del mondo occidentale”.  A questo proposito Dov Maimon ha sottolineato che, particolarmente dopo le dichiarazioni di Macron e il clima attuale, “gli ebrei francesi si sentono sempre più soli, minacciati e attaccati a vari livelli“.
Alla base di questa ostilità governativa ci sarebbe, secondo l’autore, l’avanzata demografica dei musulmani in Francia e la crescente frattura ideologica nelle comunità ebraiche francesi iniziata  dopo il  7 ottobre”.  Successivamente Maimon e Long hanno approfondito i rischi queste lotte intestine riguardo alla guerra di Gaza proprio “in un momento in cui bisognerebbe essere più che mai uniti mentre invece si è  creata una branca pericolosa di antisionismo all’interno del mondo ebraico nazionale”.
Ma come è nato questo libro e come è stata realizzata questa meticolosa inchiesta che, come ha detto Mercier, “è molto di più di un semplice saggio e che riporta accurata documentazione e approfondimento sulla attuale realtà” ?  Come ha specificato il co-autore Didier Long “Abbiamo  intervistato persone, diverse per età, livello culturale ed orientamento politico, in vari quartieri di Parigi, Tolosa e Strasburgo, recependo pareri dalle comunità ebraiche locali, dagli intellettuali, nelle università, nella rete scolastica e nelle amministrazioni locali e abbiamo riunito il materiale cominciando a realizzare il libro”.
In merito agli ebrei francesi, Didier Long ha risposto: “In Francia gli ebrei sono, in totale, 440.000, fra quelli nati da entrambi i genitori ebrei e quelli di origini ebraica, da parte di padre o madre, e ci sono grandi differenze fra gli ebrei delle zone centrali, più agiati e integrati e quelli delle periferie, prevalentemente emigrati dal Nord Africa arrivati a Parigi e a Marsiglia; questi ultimi, che sono circa 150.000, sono molto ghettizzati fra loro e quindi in forte pericolo, minacciati costantemente da attacchi terroristici e criminalità, prevalentemente islamica e radicalizzata, che va crescendo ogni giorno; c’è  quindi una grande differenza fra gli ebrei del centro città e quelli di periferia.
In merito al libro e alla realtà ebraica francese, Maimon ha evidenziato come, “malgrado i problemi, Parigi rappresenta una realtà molto vitale, anche se contraddittoria, con duecento ristoranti kasher ed una moltitudine di centri di studio ebraici e di gente che è diventata religiosa  anche se ci sono grandi differenze sociali e problematiche legate alla sicurezza”.
Il libro sta suscitando un enorme interesse e grande clamore ha creato l’intervista, rilasciata dai due autori a Radio SUD, in cui hanno espresso la preoccupazione per questa situazione che oltrepassa la semplice “ondata di antisemitismo” come ha affermato Didier Long. Stando alle dichiarazioni di Long “dopo un lungo periodo di tranquillità per gli ebrei francesi, dal 2015 ad oggi è accaduto di tutto e ben quindicimila ebrei hanno lasciato la Francia ma, dal 7 ottobre, stiamo assistendo a qualcosa di totalmente diverso”. Secondo lo studioso si tratterebbe di una strategia internazionale, non solo francese o europea, di confondere ebrei,  sionisti e israeliani in unico insieme definendoli come genocidi, colonizzatori e dominatori da eliminare che passa attraverso le manifestazioni e le proteste di piazza”.
Ma chi ci sarebbe dietro tutto questo? Riguardo a ciò, nel libro, anche se non è ancora dimostrato, secondo gli autori “ci sarebbero dei movimenti fondamentalisti,  collegati all’Iran e alla criminalità, che starebbero agendo da dietro le quinte”. Uno dei punti più interessanti dell’intervista è la domanda “chi sono gli antisemiti di oggi in Francia?” Per Didier Long  “l’odio antiebraico continua a cambiare forma, passando dall’antisemitismo dell’estrema destra a quello dei progressisti che abbraccia quello dell’integralismo islamico”.
La minaccia per l’ebraismo francese è, per Maimon, un problema principalmente legato alla sicurezza che dipende dalla politica e più ancora dalla demografia e dell’aumento del radicalismo islamico. Un problema che per lui  risiede nei numeri e nei dati, “viviamo in un Paese con la più grande diaspora ebraica europea e circa nove milioni di musulmani anche se mancano stime ufficiali”. Didier Long, in merito al mondo islamico francese,  ha evidenziato un gran numero di divisioni e contrasti fra chi ama la Francia, va al lavoro la mattina ed è integrata e chi invece è radicalizzato e al di fuori dalla società come in quartieri come Sarcelles o Marsiglia dominati da questo tipo di gente”. Come hanno puntualizzato gli autori “non bisogna ignorare questa situazione che non è pericolosa solo per gli ebrei ma per tutta la Francia; il paese non ha previsto la terribile minaccia che incombe sulla Francia e le istituzioni devono capire che ci vuole una maggiore protezione da parte dello Stato specialmente per chi abita nelle periferie che sono molto popolate”.
In merito agli ebrei non abbienti, è necessario per Maimon “dare loro maggiore tutela da parte dello Stato essendo spesso ghettizzati in varie città da Parigi a Nizza”.  Tanti gli argomenti , gli interrogativi e le curiosità su un Paese che, secondo Didier Long, era molto tollerante e in cui abbiamo vissuto in pace per molti anni e che, con l’impegno di tutti,  può risollevarsi”.