di Anna Balestrieri
Un attacco senza precedenti ha scosso il cuore di Doha, capitale del Qatar. L’IDF ha confermato di aver condotto un raid mirato contro membri di primo piano della leadership di Hamas, ospitati nel Paese del Golfo. Dalle prime informazioni, tra gli obiettivi figuravano figure di vertice come Khaled Mashal, Khalil al-Hayya e Zaher Jabarin, accusati da Israele di dirigere dall’estero la guerra contro lo Stato ebraico.
La rivendicazione israeliana
L’esercito ha parlato di “attacco di precisione”, condotto insieme ai servizi di sicurezza interni (ISA), con l’obiettivo di neutralizzare i responsabili diretti del massacro del 7 ottobre 2023 e della gestione delle operazioni militari di Hamas. «Abbiamo adottato misure per limitare i danni collaterali, utilizzando munizioni precise e informazioni d’intelligence», ha sottolineato l’IDF in un comunicato.
L’operazione sarebbe stata coordinata con gli Stati Uniti e approvata dal presidente Donald Trump, che ha dato il via libera a Israele. Anche il premier Benjamin Netanyahu aveva preannunciato che, dopo i colpi inferti a Gaza, sarebbero arrivati «attacchi mirati contro i leader di Hamas all’estero». L’attacco arriva dopo una giornata cupa per Israele, che ha visto dieci caduti, tra vittime di attacchi terroristici e giovanissimi soldati morti in guerra.
Le vittime illustri
Secondo fonti saudite, nell’attacco sarebbero rimasti uccisi Khaled Mashal, Nizar Awadallah e Zaher Jabarin. Mashal era già sopravvissuto a un tentativo di assassinio da parte del Mossad ad Amman nel 1997. La loro eliminazione rappresenterebbe un colpo durissimo per la catena di comando esterna dell’organizzazione.
La reazione di Doha
Il Qatar ha reagito con durezza, parlando di “atto codardo e criminale”. Il portavoce del ministero degli Esteri, Majed al-Ansari, ha denunciato la violazione della sovranità del Paese, sottolineando che l’attacco ha colpito edifici residenziali abitati da membri dell’ufficio politico di Hamas. «Non tollereremo questo comportamento sconsiderato», ha affermato, chiedendo l’intervento della comunità internazionale.
Condanne internazionali
Il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha condannato il raid israeliano, definendolo «una flagrante violazione della sovranità e dell’integrità territoriale del Qatar». Emirati Arabi Uniti e Giordania hanno espresso solidarietà a Doha, parlando di «brutale aggressione israeliana» e di minaccia per la stabilità regionale.
Il contesto del conflitto
Israele accusa da tempo il Qatar di essere il principale sponsor politico e finanziario di Hamas, ospitando i suoi leader e fungendo da piattaforma diplomatica. Doha, dal canto suo, ha spesso mediato nei negoziati per le tregue e per la liberazione degli ostaggi, rivendicando un ruolo di stabilizzazione.
Tuttavia, la guerra scoppiata il 7 ottobre 2023, con l’attacco di Hamas in Israele che causò 1.200 morti e oltre 250 sequestri, ha radicalizzato le posizioni. Negli ultimi mesi, Tel Aviv ha più volte avvertito che avrebbe colpito la leadership esterna, considerata la mente delle operazioni ancora in corso a Gaza.
Uno scenario incandescente
Il raid a Doha segna un salto di qualità nel conflitto, portando la guerra fuori dai confini di Gaza e innescando una crisi diplomatica con uno dei principali partner occidentali nella regione. Con una grande base militare statunitense situata in Qatar, l’attacco rischia di generare frizioni anche tra Washington e Doha, nonostante il via libera preventivo dato da Trump.
Resta ora da capire se l’eliminazione dei leader di Hamas all’estero indebolirà davvero l’organizzazione o se, al contrario, alimenterà una nuova spirale di violenza e instabilità in Medio Oriente, proprio quando il ministro degli Esteri Gideon Saar aveva dichiarato che Israele fosse pronta ad accettare il piano di pace per Gaza tracciato da Donald Trump.