Polonia: “Gli ebrei? Sfruttano la Shoah”

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Quasi tre quarti dei cittadini polacchi è convinta che gli ebrei sfruttino la Shoah e il fatto di essere stati vittime del nazismo; mentre in Ungheria su 1000 persone intervistate, il 70% di esse ritiene che gli ebrei abbiano troppa influenza nel paese. Sono questi alcuni dei dati emersi dall’indagine su “Intolleranza, pregiudizio e discriminazione” condotta dalla Friedrich Ebert Stiftung, (Fondazione Ong per la democrazia e la lotta contro l’estremismo di destra) di Berlino, in 8 paesi europei: Gran Bretagna, Portogallo, Francia, Italia, Paesi Bassi, Germania, Polonia e Ungheria. I risultati di questa ricerca saranno presentati ufficialmente il 1 maggio a Tel Aviv; alcuni dei dati sono stati però resi noti alla stampa nella settimana in cui in tutte le comunità ebraiche del mondo si celebra Yom HaShoah.
Sono state intervistate 8000 persone, 1000 per ogni paese preso in esame, alle quali sono state sottoposte domande sia sulla percezione degli ebrei in generale, sia su Israele e la sua politica verso i palestinesi. I risultati lasciano pochi dubbi sullo stato della diffusione dei sentimenti di ostilità e pregiudizio nei confronti degli ebrei. Il 70% circa dei polacchi e degli ungheresi condivide l’affermazione che “gli ebrei cercano di trarre vantaggio dall’essere stati vittime del nazismo”; in Italia la percentuale “scende” al 40%, mentre in Portogallo e in Germania si attesta attorno al 50%.
Alla domanda “ritenete che l’antisemitismo sia generato principalmente dalla politica di Israele” hanno risposto affermativamente circa il 50% di polacchi, ungheresi e portoghesi; mentre nel resto dei paesi le cifre sono inferiori. Più insidiosa (tendenziosa) la domanda sulla politica di sterminio di Israele verso i palestinesi: hanno risposto affermativamente il 63% dei polacchi,  il 48% dei tedeschi, il 42% degli inglesi,  il 41% degli ungheresi, il 39% degli olandesi, il 38% degli italiani (mancano i dati sulla Francia). Percentuali quasi sempre superiori al 50% dicono anche che gli ebrei in Europa sono considerati come un elemento di arricchimento culturale per i singoli paesi.

La Friedrich Ebert Foundation è una onlus con sede a Berlino e una filiale a Hertzlya dove il 1° maggio i dati dell’indagine verranno presentati ufficialmente dal ministro dello stato del Brandeburgo, Matthias Platzeck, insieme ad Andreas Zick,  che ha condotto la ricerca in collaborazione con Beate Küpper e Andreas Hövermann. I numeri sulla diffusione dell’antisemitismo in Europa fanno parte di un più ampio lavoro che prende in esame più in generale il tema dell’ostilità focalizzata su un gruppo (“group-focused enmity)”: ebrei, omosessuali, immigrati, donne e tutti coloro che la “maggioranza” percepisce e considera come “altri”. Un’indagine,  spiega Nora Langenbacher nell’introduzione al Report, che la Fondazione Ebert ha voluto condurre per rispondere ad alcune delle domande chiave per l’Europa di oggi e soprattutto di domani: “gli europei credono in valori quali ‘tolleranza’, ‘diversità interculturale’, ‘solidarietà’? Quanto è diffuso il pregiudizio verso gli ‘altri’ supposti come ‘diversi’? Fino a che punto e in quale misura siamo disposti ad accettare minoranze sociali, etniche, culturali e religiose come ‘uguali’e garantire loro una equa partecipazione alla vita della nostra società?”.