di Nathan Greppi
Ha creato molte divisioni, all’interno della popolazione ebraica di New York, la candidatura alla carica di sindaco di Zohran Mamdani, vincitore delle primarie democratiche e noto per le sue posizioni antisraeliane e vicine alla sinistra radicale.
Per capire come viene vissuta la situazione dagli ebrei newyorkesi in vista delle elezioni locali, che si terranno il 4 novembre, abbiamo parlato con l’analista Yehudit Barsky, specializzata in Medio Oriente, antisemitismo e controterrorismo.
In un report scritto nell’aprile 2023 per l’INSS (Institute for National Security Studies) dell’Università di Tel Aviv, lei spiegava che negli Stati Uniti si è creata un’alleanza tra movimenti di estrema sinistra e integralisti islamici. In che modo questa alleanza ha contribuito all’ascesa politica di Mamdani?
È stata molto importante per la sua ascesa. Già l’8 ottobre 2023, il giorno dopo il 7 ottobre, coloro che partecipavano ai cortei pro-Israele venivano presi in giro e minacciati da estremisti di sinistra che celebravano le stragi. Tra coloro che a New York hanno inneggiato al 7 ottobre vi erano i Democratic Socialists of America, organizzazione con la quale Mamdani ha iniziato la sua carriera politica al pari di Alexandria Ocasio-Cortez.
All’epoca, ciò che hanno fatto è stato denunciato dal deputato democratico Ritchie Torres e da altri. Ma Mamdani proviene da quel movimento, e non ha cambiato le sue posizioni. Lo dimostra quando ripete di voler “globalizzare l’Intifada”, o che “l’antisionismo non è antisemitismo”. E durante le proteste degli ultimi due anni, è andato spesso ad incitare i manifestanti negli accampamenti.
Come viene vissuto dagli ebrei newyorkesi il clima che si è creato attorno a queste elezioni?
Nelle ultime settimane, la comunità ebraica si è esposta molto contro Mamdani. Un importante rabbino, Ammiel Hirsch, ha pubblicato un video in cui dichiara che Mamdani è pericoloso per la sicurezza degli ebrei di New York. E un gruppo di oltre 650 rabbini ortodossi ha firmato una lettera aperta per opporsi a Mamdani ed esortare tutti ad andare a votare e ad assicurarsi che anche i loro parenti lo facciano. Questo è un momento importante perché tutti gli ebrei si registrino e votino.
Nel corso della sua campagna elettorale, Mamdani si è mostrato vicino principalmente alle frange minoritarie della comunità ebraica che avversano Israele.
Secondo un sondaggio di settembre della Quinnipiac University, il 75% degli elettori ebrei aveva un’opinione negativa di Mamdani, e solo il 19% ne aveva un’opinione positiva. Si tratta di una minoranza rumorosa, principalmente di giovani che lo sostengono o perché antisionisti, o perché essendo lui giovane si identificano con lui, o perché non sono particolarmente legati alla comunità. E durante Sukkot, Mamdani è andato a festeggiare con la comunità dei Satmar (ortodossi antisionisti, ndr).
Lui è stato molto astuto, poiché per la sua propaganda elettorale si è fatto costantemente vedere con degli ebrei, nel tentativo di scoraggiare gli ebrei che gli si oppongono e indurli a rassegnarsi al fatto che verrà eletto.
Suo padre, Mahmood Mamdani, è un docente della Columbia che ha difeso il terrorismo. Come crede che abbia influito il suo retroterra familiare e culturale nel suo atteggiamento verso gli ebrei e Israele?
Per molti anni, suo padre è stato un promotore della “decolonizzazione” e di altre ideologie estremiste. In uno dei suoi libri, ha persino cercato di giustificare gli attentati suicidi contro Israele dei primi anni 2000, presentando come “violenza politica” legittima quello che di fatto è terrorismo. Credo che Mamdani abbia adottato e amplificato l’ideologia di suo padre, utilizzandola nella sua campagna elettorale.
Che effetti potrebbe comportare una sua eventuale elezione a sindaco?
Ci sono diverse opinioni al riguardo, ma molti temono che metterà a rischio la sicurezza della comunità ebraica a New York. Tuttavia, se alcuni dicono di volersi trasferire, ad esempio in Israele o in Florida, altri pensano di dover restare per opporsi a Mamdani e alle sue politiche, anche perché la città di New York non è importante solo per gli ebrei, ma per tutto il mondo. Molto dipende da ciò che farà, anche perché molte delle cose che ha promesso in realtà non le può fare.
Può farci qualche esempio?
Quando dice di voler arrestare Netanyahu, in realtà non avrebbe l’autorità per farlo, anche perché gli Stati Uniti non sono un membro della Corte Penale Internazionale. Un’altra cosa che non può fare, anche se ne parla spesso, riguarda le tasse che vorrebbe imporre, quando c’è una zona grigia nelle leggi competenti a New York. Perciò, sta mentendo su molte delle cose che dice di voler fare, ma tante persone non se ne accorgono.



