Bondi Beach, chi sono le vittime dell’attentato di Hannukkah in Australia

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di Nina Prenda
Un sopravvissuto alla Shoah, una bambina di 10 anni, il rabbino Chabad di Sydney: sono solo alcune delle 16 vittime dell’attentato a Bondi Beach la sera di Chanukkà, il secondo peggiore attacco di massa nella storia australiana e l’attacco più mortale che ha preso di mira gli ebrei al di fuori di Israele dall’inizio della guerra scatenata dall’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023.

 

Almeno 15 persone sono state uccise dai terroristi islamici (ma i numeri sono saliti a 16) che hanno aperto il fuoco all’evento “Hanukkah by the Sea”, a Bondi Beach, Sydney, Australia, dove migliaia di ebrei si erano radunati per celebrare l’inizio di Hannukkah. È stata il secondo peggiore attacco di massa nella storia australiana e l’attacco più mortale che ha preso di mira gli ebrei al di fuori di Israele dall’inizio della guerra scatenata dall’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023 nel sud di Israele. Queste sono le storie delle vittime che sono state identificate.

Rabbino Eli Schlanger, 41 anni

Assistente rabbino del Chabad di Bondi, Eli Schlanger era una figura centrale della vita ebraica locale. Nato a Londra, aveva studiato in Francia e negli Stati Uniti, ottenendo l’ordinazione rabbinica presso la yeshiva centrale di Lubavitch a Crown Heights, New York.

Trasferitosi in Australia dopo il matrimonio, era padre di cinque figli, l’ultimo dei quali nato appena due mesi fa. Lascia loro e la moglie, sopravvissuti all’attentato. Negli ultimi anni si era espresso pubblicamente contro l’aumento dell’antisemitismo nel Paese, invitando gli ebrei a non nascondere la propria identità.

«Sii più ebreo, comportati come più ebreo e sembra più ebreo», aveva detto in un’intervista. Un cugino lo ha ricordato come una persona energica, calorosa e sempre pronta ad aiutare gli altri: «Avrebbe detto a tutti di continuare a diffondere luce».

Alex Kleytman, 87 anni

Sopravvissuto ucraino all’Olocausto, Alex Kleytman era a Bondi Beach con la moglie Larisa, anch’essa sopravvissuta alla Shoah. Secondo il racconto della donna, Alex è stato ucciso mentre cercava di proteggerla con il proprio corpo.

Ingegnere civile in pensione, aveva conosciuto da bambino le deportazioni e la vita nei campi in Siberia. Dopo la guerra aveva costruito una nuova esistenza in Australia, trasferendosi dall’Ucraina.

Dan Elkayam, 27 anni

Originario di Parigi, Dan Elkayam si era trasferito a Sydney solo lo scorso anno per lavoro. Analista informatico, aveva lavorato anche per NBCUniversal. Amava viaggiare e documentava le sue esperienze sui social, dall’Indonesia, al Giappone, alla Thailandia. Il governo francese ha confermato la sua morte, esprimendo cordoglio alla famiglia e alla comunità ebraica. Giocava a calcio in una squadra locale, che lo ha ricordato come un giovane talento molto amato.

Rabbino Yaakov Halevi Levitan

Emissario di Chabad e segretario del tribunale rabbinico di Sydney (Beth Din), Levitan operava soprattutto dietro le quinte della vita comunitaria. Nato in Sudafrica, aveva studiato economia e poi approfondito gli studi ebraici a Gerusalemme.

Aveva fondato una società per sostenere organizzazioni benefiche e veniva descritto come una figura discreta ma fondamentale per il funzionamento delle istituzioni ebraiche locali. Un amico d’infanzia lo ha ricordato come «un padre, un marito e un leader straordinario».

Reuven Morrison, 62 anni

Immigrato dall’ex Unione Sovietica, Morrison aveva riscoperto la propria identità ebraica a Sydney, restando profondamente legato alla comunità anche dopo il trasferimento a Melbourne. Uomo d’affari di successo, era noto per la sua generosità e per il sostegno a numerose iniziative caritative.

Sopravvivono la moglie Leah e la figlia Shaina.

Matilda Britvan, 10 anni

La vittima più giovane della strage. Matilda era una studentessa della Harmony Russian School di Sydney. I suoi insegnanti l’hanno ricordata come una bambina solare e piena di vita, capace di portare gioia a chiunque la circondasse.

Una raccolta fondi è stata avviata per sostenere la madre. «Il suo ricordo vivrà nei nostri cuori», ha scritto una docente.

Tibor Weitzen, 78 anni

Padre, nonno e bisnonno, Tibor Weitzen si era trasferito in Australia da Israele nel 1988. Era molto attivo nella comunità ebraica e a Chabad. È stato ucciso mentre cercava di proteggere un amico di famiglia.

La nipote lo ha descritto come un uomo che «vedeva solo il meglio nelle persone».

Peter Meagher

Ex poliziotto e volontario storico del Randwick Rugby Club, Meagher lavorava come fotografo freelance all’evento di Hannukkah. Il club lo ha ricordato come una figura leggendaria, profondamente legata alla comunità sportiva.

«Dopo una vita trascorsa in prima linea come agente di polizia, è morto mentre inseguiva una passione», ha scritto il club in una nota.

Marika Pogany, 82 anni

Nonna e figura molto conosciuta nella comunità ebraica, Pogany aveva radici ungheresi ed era impegnata da decenni nel volontariato. Nel 2019 aveva ricevuto un riconoscimento per aver consegnato oltre 12.000 pasti kosher nell’ambito del programma Meals on Wheels.

Era anche un’appassionata giocatrice di bridge. «Una persona fantastica e incredibilmente leale», l’ha ricordata un amico di lunga data.