Belgio: quando i concerti diventano focolai di odio per Israele

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di Nathan Greppi
Negli ultimi giorni, si sono verificati in Belgio diversi episodi d’odio nei confronti di israeliani durante eventi musicali: dal tentativo di bloccare il concerto di un cantante franco israeliano al non annullamento di un concerto dei Bob Vylan, fino all’arresto di tre israeliani al festival Tomorrowland accusati di crimini di guerra, poi rilasciati

 

Negli ultimi giorni, si sono verificati in Belgio diversi episodi d’odio nei confronti degli israeliani, aventi come comune denominatore l’essersi verificati durante dei concerti.

Propal contro Amir

Il cantante franco-israeliano Amir Haddad (nella foto in alto), che ha rappresentato la Francia all’Eurovision Song Contest 2016, venerdì 18 luglio ha tenuto un concerto al festival Francofolies nella città di Spa, in Belgio, che secondo l’EJ Press è stato caratterizzato da una certa tensione in seguito alle accuse di “sostegno all’azione militare israeliana a Gaza” da parte di una dozzina di artisti, tra cui la franco-svizzera Yoa, che ha annullato la sua esibizione.

Hanno denunciato il fatto che Amir abbia espresso il suo sostegno all’IDF dopo gli attacchi di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023. Lui stesso ha fatto il servizio militare in Israele. “Le mie convinzioni sociali, politiche e umanitarie sono incompatibili con il condividere il palco con un’artista che nega il genocidio in corso in Palestina e ha partecipato a eventi a sostegno dell’esercito israeliano”, ha dichiarato Yao sui social.

In tutta la città sono stati lanciati slogan ostili, come “Spa complice” e “Amir macchina per uccidere”. Ma nonostante le polemiche, gli organizzatori hanno deciso di proseguire con lo spettacolo. Secondo Marc Radelet, addetto stampa del festival, durante il concerto un adolescente che portava una bandiera palestinese è stato brevemente messo da parte dalla sicurezza, così come una bandiera israeliana è stata confiscata in precedenza.

Amir non si è lasciato abbattere e ha chiarito le cose durante il suo discorso. “Sono passati alcuni giorni da quando ho scoperto che l’amore può dividere le persone. Eppure mi sono sempre sentito vicino a chi soffre, a chi piange, a chi dubita, a chi chiede scusa. I dolori del mondo passano attraverso di voi come passano attraverso di me”, ha detto, aggiungendo: “Rispetto chi si oppone a me, ma penso che per poter andare avanti dobbiamo ascoltarci a vicenda, dobbiamo essere in grado di dialogare. Il dialogo è chiaramente preferibile agli anatemi e ai boicottaggi. Credo sia importante usare la nostra posizione di artisti per dare l’esempio”.

Ha concluso dicendo: “La mia unica risposta all’odio è l’arte e la musica. Poiché siamo tutti qui insieme stasera, vorrei che cantassimo con una sola voce, e che quella canzone si levi al di sopra del tumulto”. I suoi fan presenti hanno chiesto che la musica fosse separata dai dibattiti politici. “Lasciamo da parte le opinioni e godiamocela”, ha detto uno di loro all’emittente belga RTBF.

Gli organizzatori hanno difeso la loro decisione di far sì che Amir continuasse a esibirsi come da programma. Hanno detto di non essere in grado di “valutare moralmente il suo percorso personale”, se non attraverso le sue canzoni che trattano “temi universali e condivisi come l’amore, la celebrazione, la ricerca di sé e la resilienza”.

Bob Vylan in Belgio

Un altro festival musicale in Belgio, il Rock Herk, ha recentemente suscitato polemiche quando gli organizzatori sono stati esortati dall’EJA (European Jewish Association) a non far suonare il duo punk-rap britannico Bob Vylan, in seguito alle controverse dichiarazioni della band ad un concerto a Glastonbury nel Regno Unito. In quell’occasione, il duo ha urlato slogan come “Morte all’IDF”, “Palestina libera” e “Dal fiume al mare”.

“Non si tratta di mettere a tacere le critiche verso Israele, ma di mettere a tacere un fiero e indomito sostenitore dell’incitamento all’odio contro gli ebrei”, ha scritto il presidente dell’EJA, Rav Menachem Margolin, in una lettera agli organizzatori del festival. “Non è obbligatorio sostenere Israele. Si può, anche scegliendo di farlo, sostenere la causa palestinese. Viviamo in una democrazia. Ma l’incitamento all’odio è una cosa completamente diversa. Quello che sta facendo Bob Vylan è istigare all’omicidio”, ha aggiunto. Ma gli organizzatori hanno confermato il concerto.

Israeliani arrestati

Un altro episodio riguarda due soldati dell’IDF che sono stati arrestati e interrogati dalle autorità belghe in seguito a una denuncia presentata dalla Hind Rajab Foundation (HRF), un’organizzazione legale antisraeliana che persegue azioni legali contro i militari israeliani, ha confermato lunedì il Ministero degli Esteri israeliano.

Secondo HRF, i ragazzi che stavano prendendo parte al festival musicale Tomorrowland nella città di Boom, in Belgio, sarebbero stati accusati di aver commesso crimini di guerra, ma sono stati rilasciati poco dopo l’indagine. Le Forze di Difesa Israeliane e il Ministero degli Esteri sono in contatto con i due soldati.

La denuncia legale è stata presentata da HRF e dal Global Legal Action Network (GLAN). HRF ha affermato che i due individui stavano sventolando al festival le bandiere della Brigata Givati dell’IDF, che secondo loro sarebbe stata “coinvolta nella distruzione sistematica delle infrastrutture civili a Gaza e nel compimento di atrocità di massa contro la popolazione palestinese”.

Secondo la ricostruzione del Jerusalem Post, nel complesso l’atmosfera del festival Tomorrowland è stata descritta come amichevole nei confronti degli israeliani. Giovani israeliani si sono filmati mentre sventolavano le loro bandiere, e chiacchieravano con palestinesi che indossavano la kefiah. Israeliani e iraniani presenti a Tomorrowland sono stati fotografati mentre sventolavano insieme la bandiera israeliana e quella iraniana.

La sede centrale dell’HRF si trova a Bruxelles, la capitale del Belgio, il che garantisce all’organizzazione un vantaggio nello svolgimento delle proprie attività nel paese.

La reazione dell’European Jewish Association

L’Associazione Ebraica Europea (EJA) esprime profonda preoccupazione per il comportamento delle autorità belghe nei confronti di due partecipanti israeliani a un festival tenutosi in Belgio, che sono stati interrogati da funzionari belgi a seguito di una denuncia secondo cui, in quanto soldati dell’IDF, avrebbero commesso crimini di guerra.

Il presidente dell’EJA, il rabbino Menachem Margolin, ha osservato che l’indagine politicamente motivata riflette una bussola morale distorta e sbagliata, poiché i soldati dell’IDF operano nell’ambito dei loro doveri legali di difesa del Paese – doveri paragonabili a quelli di qualsiasi soldato in servizio in una nazione democratica. Nel frattempo, l’individuo che ha presentato la denuncia è noto per il suo sostegno pubblico a Hezbollah, un’organizzazione terroristica responsabile della morte di numerosi civili.

“Concedere legittimità a tali attori mina la credibilità delle istituzioni belghe preposte all’applicazione della legge e incoraggia l’estremismo”, ha dichiarato il rabbino Margolin. “Ancora una volta, siamo testimoni di un preoccupante doppio standard. Non vediamo la stessa ansia di avviare indagini quando si tratta di personaggi di regimi come l’Iran, la Turchia o la Cina, o persino di democrazie occidentali coinvolte in conflitti esteri. Perché viene sempre preso di mira Israele?”.

Il deputato belga Michael Freilich, che ricopre anche il ruolo di inviato speciale dell’EJA per la lotta all’antisemitismo, ha aggiunto che il Belgio deve rimanere un Paese in cui gli ebrei e gli israeliani si sentano al sicuro e benvenuti, non un luogo in cui vengano perseguitati politicamente con la scusa dei diritti umani.