Apologia di terrorismo: fermato Dieudonné

Mondo

di Roberto Zadik

DieudonnéDieudonné M’Bala è un tipo strano, sfrontato e arrogante, che spesso e volentieri esagera e fa lo spiritoso anche quando potrebbe evitarlo. Nei suoi spettacoli se la prende con gli ebrei, la Shoah e Israele fingendo che sia solo ironia, inneggiando alla libertà di parola, corollario della democrazia francese. Stavolta il comico d’oltralpe di origine camerunense, però, la combina molto grossa e finisce indagato dalla Procura francese che lunedì 12 gennaio ha aperto un’inchiesta contro di lui, per apologia di terrorismo.

Non è la prima volta che Diedonné ha problemi con la giustizia, ma adesso sembra che sia seriamente nei guai. Due agenti della polizia si sono presentati a casa sua e l’hanno arrestato, ponendolo in stato di fermo. Motivo? Sui social network, domenica 11 gennaio, reduce dall’imponente marcia contro il terrore, scrive “la marcia è stato un istante magico paragonabile al big bang. Mi sento come ‘Charlie Coulibaly’”. Una delle sue formule umoristiche a dir poco bizzarre (come il suo saluto della “quenelle”) sintesi infelice fra il nome della rivista Charlie Hebdo e il terrorista Amedy Coulibaly.

A diffondere la notizia dell’arresto del comico, rimbalzata subito con grande eco, su siti, giornali e social è stata la rete francese iTelè . L’artista è ora accusato di apologia di terrorismo rinchiuso agli arresti domiciliari nella sua casa parigina. Insomma una nuova bufera scatenata dalla lingua biforcuta del comico, una delle figure di punta del nuovo umorismo francese, come l’intrattenitore ebreo marocchino Gad Elmaleh.

Parafrasando il famoso detto “chi di battuta ferisce, di battuta perisce”, ora Dieudonné  non si dà per vinto e parte all’attacco grintosamente e sicuro delle sue ragioni. Scrive al ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve e accusa violentemente lamentando di essere bistrattato e considerato come “il nemico pubblico numero uno”. Cerca solo di fare ridere, si sente perseguitato dai media, dalla giustizia, dalle inchieste. Una sorta di “Apologia di Socrate” quella di Dieudonné, dove da provocatore che non guarda in faccia a nessuno, egli cerca di trasformarsi in vittima sacrificale del sistema, incompreso dalla società e da tutti. La lettera è veemente e non priva di accenti polemici. “Non si vuole capirmi, si cerca un pretesto per vietarmi. Mi si considera come Coulibaly mentre non sono diverso da Charlie” sottolinea ironicamente Dieudonné lamentando che “Più di ottanta procedure giudiziarie si sono abbattute su di me e sulla mia famiglia”. Insomma il confine fra umorismo e offesa è a volte molto sottile e ora certe battute diventano reato secondo la giustizia francese.

Dura e  sdegnata è la risposta del Ministro Cazeneuve che respinge il vittimismo ironico di Dieudonné dicendo che la sua lettera è “indegna”. Nella sua nota il ministro ribadisce che “le autorità si riservano il diritto di procedere contro di lui”. Cazeneuve denuncia le dichiarazioni irresponsabili del comico che dimostrano di suscitare “una insopportabile propensione all’odio e alla divisione”. Dello stesso avviso anche il premier Manuel Valls che attacca anche lui le “spiritosaggini” di Dieudonnè ribadendo che “il razzismo, il terrorismo e il negazionismo non sono opinioni ma reati. Bisogna battersi non solo contro il terrorismo ma anche contro le parole di odio”.