Amnesty International accusa Hamas di crimini contro l’umanità: un rapporto senza precedenti sul 7 ottobre e sulla guerra di Gaza. Meglio tardi che mai?

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di Anna Balestrieri
Secondo il documento di 173 pagine, Hamas e altri gruppi armati palestinesi, compresi dei civili, hanno compiuto omicidi intenzionali, torture, violenza fisica e sessuale sugli ostaggi e trattenuto corpi di vittime uccise. Emerge che la maggior parte dei civili morti il 7 ottobre lo sono stati per azioni deliberate dei miliziani palestinesi, mentre alcune testimonianze riportano casi di violenze sessuali ripetute ai danni degli ostaggi durante la detenzione a Gaza.

Per la prima volta, Amnesty International afferma esplicitamente che la scala e la brutalità delle atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre 2023 superano quanto finora documentato come crimini di guerra, configurando veri e propri crimini contro l’umanità.
La dichiarazione arriva in un rapporto di 173 pagine, pubblicato giovedì 11 dicembre, che segna un punto di svolta nella posizione della ONG.

Omicidi deliberati, torture e violenze sessuali

Secondo il documento, Targeting Civilians: Murder, Hostage-Taking and Other Violations by Palestinian Armed Groups in Israel and Gaza, Hamas e altri gruppi armati palestinesi hanno compiuto omicidi intenzionali, torture, violenza fisica e sessuale sugli ostaggi e trattenuto corpi di vittime uccise.

Amnesty conclude che la maggior parte dei civili morti il 7 ottobre lo sono stati per azioni deliberate dei miliziani palestinesi. Alcune testimonianze riportano casi di violenze sessuali ripetute ai danni degli ostaggi durante la detenzione a Gaza.

Le Brigate Izzadin al-Qassam in primo piano

Il rapporto attribuisce la responsabilità principale all’ala armata di Hamas, le Brigate Izzadin al-Qassam, accusate di avere orchestrato la maggior parte degli omicidi e dei rapimenti.
A essere citati, seppure in misura minore, anche la Jihad Islamica Palestinese, le Brigate dei Martiri di al-Aqsa e alcuni civili palestinesi non affiliati che avrebbero preso parte agli attacchi.

Amnesty chiede inoltre la restituzione del corpo di Ran Gvili, sottufficiale israeliano le cui spoglie si trovano ancora nella Striscia.

Un quadro coerente di denunce

L’organizzazione ricorda che già nell’ottobre 2023 aveva chiesto un cessate il fuoco immediato e la liberazione di tutti i civili detenuti dai gruppi armati palestinesi, precisando che l’appello non riguardava i soldati.

Nel dicembre dello stesso anno aveva accusato Israele di genocidio, mentre nel luglio successivo aveva condannato l’uso di munizioni a grappolo da parte dell’Iran, definendolo una violazione del diritto umanitario internazionale.

Amnesty sostiene che queste nuove rivelazioni si inseriscono in una linea coerente di denuncia delle violazioni dei diritti umani “da qualunque parte esse provengano”.

Memoria, giustizia e responsabilità

Le conclusioni del rapporto emergono mentre Israele continua a commemorare il massacro nei luoghi simbolo come il Kibbutz Nir Oz e il festival Nova, devastati dall’attacco. Le immagini delle case bruciate e dei volti delle vittime restano al centro della memoria collettiva.

Amnesty ribadisce la richiesta di piena accountability per tutte le parti, sostenendo che chiunque sia responsabile di violazioni gravi — “indipendentemente dall’affiliazione o dalla nazionalità” — deve essere portato davanti alla giustizia.

Il nuovo rapporto di Amnesty International non solo amplia la documentazione delle violenze del 7 ottobre, ma ridefinisce il quadro giuridico e morale degli eventi, qualificando le atrocità come crimini contro l’umanità. La ONG sottolinea che la ricerca della verità e della responsabilità non può essere selettiva: la giustizia, afferma, deve riguardare tutti, inclusi Hamas, gli altri gruppi palestinesi coinvolti e qualunque altro attore abbia violato il diritto internazionale.