Stop a prodotti israeliani nelle farmacie comunali, il boicottaggio di Sesto Fiorentino (FI)

Italia

di Nina Prenda

Alt alla vendita di farmaci, parafarmaci, attrezzature mediche e preparati cosmetici prodotti da aziende israeliane in tutte le farmacie comunali di Sesto Fiorentino (Firenze). È stato accolto l’invito contenuto nella delibera approvata dalla Giunta per aderire alle campagne di boicottaggio dei prodotti realizzati da aziende israeliane o a capitale israeliano da parte di Azienda Farmacie e Servizi (Afs), partecipata al 100% dal Comune di Sesto Fiorentino e proprietaria di otto farmacie sul territorio. La stessa delibera sancisce anche l’interruzione di ogni forma di relazione istituzionale tra l’amministrazione comunale e i rappresentanti del governo israeliano.

Afs ha disposto la sospensione degli accordi commerciali in essere con i fornitori a partire dal 1° luglio 2025. Tuttavia, specifica una nota, “saranno sempre resi disponibili i farmaci prescritti in maniera specifica; per tutti gli altri prodotti saranno proposte alternative equivalenti in coerenza con lo spirito dell’iniziativa”.

“Gli sviluppi degli ultimi giorni, con l’aggressione di Israele all’Iran in sfregio al diritto internazionale, hanno relegato in secondo piano quanto sta continuando ad accadere a Gaza, dove ogni giorno si muore sotto le bombe o uccisi nel tentativo di ottenere un po’ di cibo”, afferma il sindaco Lorenzo Falchi. “Il governo di Netanyahu, con il silenzio complice di buona parte dell’Occidente, sta portando avanti il suo progetto di sostituzione etnica, un disegno sfacciatamente disumano e criminale. Come amministrazione comunale vogliamo fare la nostra parte, mobilitandoci e aderendo alle campagne di boicottaggio lanciate a livello internazionale per colpire Israele e il suo governo dal punto di vista economico, l’unico ambito che sembra ormai contare in questa fase di relazioni internazionali basate solo sull’affarismo trumpiano. Sappiamo bene che si tratta di una goccia nel mare, ma sarebbe inaccettabile rimanere immobili e rinunciare a muovere le leve che, nel nostro piccolo, possono gettare un seme di cambiamento”, ha detto il sindaco.

La decisione del Comune di Sesto Fiorentino e della sua partecipata Azienda Farmacie e Servizi (AFS) di interrompere la vendita di prodotti israeliani rappresenta un atto politico forte e simbolico. Tuttavia, al di là del significato politico e ideale, tale scelta comporta implicazioni pratiche, sanitarie e legali non trascurabili. Un caso emblematico è Teva Pharmaceutical Industries, una delle più grandi aziende farmaceutiche generiche al mondo, con sede in Israele. Teva produce una quantità enorme di farmaci equivalenti e innovativi, presenti quotidianamente nelle cure ospedaliere e nella medicina territoriale in Italia. Boicottare i suoi prodotti significa limitare l’accesso a numerosi farmaci essenziali, spesso utilizzati in terapie croniche (antipertensivi, antidepressivi, antiepilettici, ecc.) e significa rischiare aumenti di costo: molti farmaci Teva hanno un prezzo competitivo rispetto agli equivalenti di altri produttori.

Infine è bene notare che AFS è una società pubblica, dunque la sua attività è soggetta a norme europee e italiane in materia di concorrenza, appalti e libertà economiche. Un’esclusione sistematica di prodotti basata su criteri politico-nazionali (come la provenienza israeliana) potrebbe esporla, per esempio, a contestazioni per discriminazione commerciale. La scelta del Comune di Sesto Fiorentino non solo apre un dibattito serio e legittimo sui limiti tra etica e neutralità nei servizi pubblici, ma rischia di penalizzare i cittadini e di aprire un precedente problematico, i cui danni, in primis, non ricadrebbero sul governo israeliano – come prevederebbe la misura del boicottaggio – bensì sui pazienti italiani limitati nel beneficiare dei prodotti israeliani.