Più tempismo per le iniziative a Milano

Italia

Nella cronaca che Mosaico ha dedicato alla manifestazione di solidarietà per Israele del 18 luglio scorso, leggo che l’iniziativa ha visto la partecipazione di “moltissime persone, tante delle quali non ebree”: io sarò un paranoico fissato coi numeri, da buon ingegnere, ma da testimonianze dirette di chi ha partecipato (poi ti chiarirò perché non c’ero) le stime variano da poco meno a poco più di 300 persone e, se tante erano non ebree, quanti erano gli iscritti alla Comunità?

Non voglio con questo sminuire la valenza politica della partecipazione di rappresentanti di istituzioni, partiti e parti sociali che è sempre molto utile tenere vicine e ringraziare della presenza sia attraverso i media e magari anche con messaggi personali.
Desidero solo richiamare l’attenzione sull’effettiva validità ed efficacia di questo tipo di manifestazione: bada bene che non voglio criticare, oggi, altri per cose che io stesso nel passato ho appoggiato, penso però che bisognerebbe analizzare i fatti sotto una nuova luce, forti delle esperienze, anche negative, del passato e non lasciarsi andare a stereotipati giudizi acritici e trionfalistici.
E vengo al motivo principale della mia assenza. Da tempo sostengo che Milano dovrebbe avere più iniziativa ed intraprendenza, svincolandosi dall’imitazione di Roma, che ha altri numeri, altre capacità di mobilitazione, altro tipo di rappresentatività istituzionale (nazionale e non solo locale) oppure sfruttare queste migliori caratteristiche romane affiancando e non seguendo le loro manifestazioni.
Cerco di chiarire il concetto: ogni volta che Roma reagisce in tempi molto ristretti ad eventi che ci toccano da vicino riesce ad avere una grande risonanza mediatica, una partecipazione esterna ai più alti livelli ed una presenza di iscritti molto numerosa;
Milano, per diversi motivi, tenta di riprodurre iniziative simili solo con uno o più giorni di ritardo e con accoglienza mediatica che sconta il risalto già dato alla precedente manifestazione romana.
Ritengo che sarebbe ormai tempo, sfruttando la rapidità dei mezzi di comunicazione, di cercare di affiancare le iniziative romane, anziché seguirle, sottolineando agli occhi dei media che Roma e Milano fanno qualcosa in contemporanea, costringendo tutti i politici sulla nostra piazza a dare una risposta spontanea personale e non solo quella conseguente all’atteggiamento dei loro referenti romani, magari scegliendo Milano (loro collegio elettorale) anziché Roma, aumentando la risonanza anche del nostro contributo all’iniziativa.
Un’ultima annotazione: la confusione nella divulgazione dell’iniziativa con equivoci su luogo, ora ed organizzatori, ha fatto sì che il messaggio da consegnare al rappresentante diplomatico libanese fosse disponibile solo poche ora prima dell’evento, lasciando a me e ad altri, sino all’ultimo, il dubbio che la manifestazione potesse avere una impostazione “contro” anziché “con” i libanesi.
Facciamo tesoro di queste esperienze per rendere veramente utili ed efficaci le nostre azioni in difesa dei diritti di Israele verso quella pace nella sicurezza che tutti vogliamo e rivendichiamo a gran voce in ogni occasione.