di Nathan Greppi
L’Unione Parkinsoniani Perugia ha recentemente espresso “forte allarme per le voci secondo cui il sindaco del Comune di Perugia e la sua Giunta intenderebbero invitare le farmacie comunali a non approvvigionarsi di farmaci prodotti in Israele”. Lo riporta il sito di notizie Umbria 7.
“Una simile decisione”, spiega l’associazione, “colpirebbe duramente tantissimi cittadini, malati cronici ed in particolare persone con Malattia di Parkinson, privandoli dell’accesso a medicinali fondamentali. Tra le aziende interessate figura Teva Pharmaceutical Industries, leader mondiale nella produzione di farmaci generici e tra i principali fornitori di terapie essenziali per il Parkinson”.
“Privare i malati di questi farmaci significherebbe infliggere un danno sanitario gravissimo e aggravare il peso economico sulle famiglie, già duramente provate dalla malattia”, ha dichiarato Elisa Marcaccioli, presidente dell’Unione Parkinsoniani Perugia. “La salute non può e non deve essere strumentalizzata”.
Concludono dicendo: “Le ricadute non sarebbero solo cliniche: l’aumento dei costi e la riduzione delle opzioni terapeutiche comprometterebbero il benessere e la stabilità economica di centinaia di nuclei familiari”. Pertanto, auspicano “un immediato ripensamento da parte dell’amministrazione comunale, ricordando che queste scelte non portano alcun beneficio alla comunità e mettono a rischio la salute stessa dei pazienti”.
I precedenti
Prima di questa potenziale presa di posizione, il Comune di Perugia aveva già assunto posizioni filopalestinesi il 27 luglio, facendo suonare le campane del Palazzo dei Priori, dove ha sede il municipio, contro un presunto “muro del silenzio” su Gaza.
In diversi comuni ci sono già state iniziative contro l’industria farmaceutica israeliana: di recente, ha fatto discutere il video di due farmaciste che buttano i prodotti Teva nel cestino presso la Casa della Salute di Pratovecchio Stia, in provincia di Arezzo. Prima ancora, a Sesto Fiorentino la giunta ha deciso di boicottare farmaci, cosmetici e attrezzature mediche prodotte da aziende israeliane in tutte le farmacie comunali.
Sul caso di Pratovecchio Stia, era già intervenuta l’AME (Associazione Medica Ebraica), dichiarando che “i farmaci non devono essere strumenti di polemica politica o ideologica: essi sono beni fondamentali per la cura dei cittadini e devono essere rispettati come tali”.