di Nathan Greppi
Quando, il 24 aprile 2024, all’Università degli Studi di Milano si tenne un’assemblea studentesca sulla guerra in Medio Oriente, diversi studenti chiesero alle istituzioni accademiche di sospendere tutti gli accordi con le università israeliane. Tuttavia, qualcuno ebbe il coraggio di andare contro la narrazione dominante; Pietro Balzano, studente di Scienze Politiche, il quale disse: “Io non ho sentito nominare una volta Hamas durante questa riunione. Buona parte degli israeliani ha manifestato contro Netanyahu, ma per voi Israele e Netanyahu sono la stessa cosa mentre Palestina e Hamas sono due cose diverse. La distinzione va fatta in entrambi i casi”.
La situazione alla Statale
Dopo il 7 ottobre, non sono mancati gli episodi d’odio e di censura negli atenei milanesi: alla Statale, in particolare, i manifestanti hanno fatto numerosi danni, ad esempio occupando l’installazione di Amazon al Fuorisalone e cercando di impedire lo svolgimento di dibattiti per la libertà di opinione, come l’incontro del 4 febbraio Vogliamo Studiare! Contro le occupazioni violente e l’odio per Israele, raccontiamo il nostro viaggio.
Nel maggio 2024, le minacce da parte dei collettivi propal hanno portato l’ateneo ad annullare il convegno Israele: storia di una democrazia sotto attacco. Terrorismo, propaganda e antisemitismo 4.0. La sfida all’occidente, dove era prevista anche la proiezione del docufilm #NOVA sul massacro compiuto dai terroristi di Hamas al Nova Music Festival il 7 ottobre. E nell’ottobre dello stesso anno, la Statale ha congelato gli scambi con la Reichman University in Israele.

Anche in questo clima, alcuni ambienti sono meno schierati di altri, come può testimoniare Sara Ferrari, docente di Lingua e Cultura Ebraica all’Università degli Studi di Milano. “Il mio corso fa parte della Facoltà di Mediazione Linguistica e Culturale, che si trova nel polo di Sesto San Giovanni ed è diverso da quello di Via Festa del Perdono, di grande rilevanza per le proteste e la politica giovanile. La nostra è una bolla, anche se ogni tanto il docente che non ha particolare simpatia per Israele capita di incontrarlo”, spiega a Bet Magazine/Mosaico.
La Ferrari afferma che prima del 7 ottobre “ho sempre avuto un numero elevato di studenti arabi, desiderosi di conoscere la lingua ebraica e di capire l’altra parte. Ma dopo il 7 ottobre, c’è stato un crollo degli iscritti al mio corso, e gli studenti arabi sono spariti”.
Per evidenziare la differenza tra le diverse sedi, racconta che “tempo fa è successo che uno studente di ebraico, che passeggiava in Via Festa del Perdono con un’edizione critica del Tanakh sottobraccio, è stato aggredito e spintonato da altri studenti”.
Il caso del Politecnico
Non è solo alla Statale che si verificano certi episodi: al Politecnico di Milano, questa estate 450 docenti e 150 membri del PTA (personale tecnico-amministrativo) hanno firmato una mozione per interrompere gli accordi con gli atenei israeliani. Tuttavia, ad agosto il Senato Accademico non ha fatto passare la mozione.
“I firmatari sono 450 su un totale di circa 1.600 docenti e 150 su 1.300 membri del PTA”, ci spiega Maurizio Masi, che al Politecnico è docente di Chimica Fisica Applicata. “Ancora adesso abbiamo diversi docenti che collaborano con le università israeliane, soprattutto nei dipartimenti di ingegneria, nonché accademici israeliani che vengono qui per delle collaborazioni”.

La mozione rigettata “prevedeva la richiesta di sospensione del memorandum Italia-Israele, ma solo sulla cooperazione militare”, ci racconta Jacopo Leveratto, docente di Architettura degli Interni al Politecnico. Aggiunge che “nel Dipartimento di Architettura abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto con il Technion di Haifa, che possiede un’ottima facoltà di architettura, con scambi abbastanza intensi. Siccome io lavoro nella sezione in inglese, ogni anno nella mia classe ci sono sempre due o tre studenti israeliani. In generale, il numero di persone che vanno in Israele così come di israeliani che vengono qui è rimasto abbastanza invariato”.
Altri episodi
Spesso non si prendono di mira solo le istituzioni, ma anche gli israeliani in quanto tali: nei primi mesi del 2025, alcuni studenti di medicina israeliani si sono rivolti ad una società privata che offre servizi a pagamento per aiutare gli studenti a superare il test di medicina. Questa società, resasi conto che alcuni iscritti erano israeliani, li ha rimossi tutti dal corso e ha mandato un messaggio che si conclude così: “May Allah help and protect our brothers and sisters in Palestine. Amen. Free Free Palestine”.
In generale, a Milano è soprattutto alla Statale che si verificano episodi di antisemitismo e odio anti-Israele, mentre negli atenei privati la situazione è meno tesa. Tuttavia, anche in questi ultimi non sono mancati gli episodi controversi: a giugno, la Bocconi ha ospitato il ciclo di incontri The Big Interview organizzato dalla rivista Wired. Tra gli ospiti, ha parlato anche la relatrice speciale ONU sui Territori palestinesi Francesca Albanese, senza alcun contraddittorio.