Liceo Virgilio: davanti a 1900 studenti va in scena la propaganda pro-terrorismo. Negati i massacri del 7 ottobre

Italia

di Michele Di Benedetti

C’è un punto di non ritorno che l’Italia ha superato in silenzio: quando la scuola pubblica, invece di formare coscienze critiche, diventa megafono di chi giustifica massacri.

Al Liceo Virgilio di Milano — il più grande della città, con 1.900 studenti collegati — si è tenuto un incontro, parte in presenza e parte online per un totale di 1900 studenti – con Maso Notarianni, giornalista, presidente Arci e membro della Sumuf Flotilla (oltre che padre di uno dei ragazzi della scuola) ed esponenti del gruppo Giovani Palestinesi d’Italia, patrocinato dal Municipio 5.

Una platea di quasi 1.900 studenti di una scuola statale non solo hanno sentito un’unica voce, senza possibilità di contraddittorio e con attivisti dei quali non erano stati diffusi neppure i nomi, ma hanno ascoltato frasi allucinanti mentre passavano slide che proiettavano la scritta “Palestina libera dal Fiume Giordano al Mar Mediterraneo”, invocando praticamente la distruzione di Israele, sempre citata come entità sionista, e la lotta armata, negando il 7 ottobre e riferendo falsità.

Sul palco, davanti a un pubblico di adolescenti, si è dato spazio a una serie di falsità tanto plateali quanto pericolose: che Israele avrebbe bombardato i propri kibbutzim il 7 ottobre “per causare più morti”; che non ci sarebbero stati stupri né decapitazioni; che Hamas avrebbe “reagito”. Fake news già smentite da testimoni, da inchieste indipendenti come il Dinah Project e persino, con colpevole ritardo, dalle Nazioni Unite. Ma ora entrano nelle scuole con il timbro istituzionale.

Chi diffonde certe tesi non fa contro-informazione: fa disinformazione, e lo fa con la complicità di chi apre loro le porte. In un clima che, a Milano, da tempo si è fatto pesante come in una caccia alle streghe.  Tassello dopo tassello, si spiana la strada ad ogni nefandezza. Ed ora in un liceo statale si può raccontare che Israele ha massacrato i propri civili, mentre foto e filmati — quelli che Netanyahu ha mostrato all’ONU, accessibili a chiunque via QR code — raccontano un’altra storia: il pogrom del 7 ottobre, compiuto da squadre di terroristi drogati e assetati di sangue. Un po’ come c’era chi diceva che gli americani avessero orchestrato l’11 settembre per i propri interessi complottistici.

Ancora più agghiacciante è il tentativo di giustificare l’attacco al rave Supernova parlando della “vicinanza con un campo di concentramento”, come se Gaza fosse Auschwitz. A questi giovani attivisti qualcuno dovrebbe spiegare chi ha trasformato Gaza in una prigione — e cosa fu davvero un campo di concentramento in Europa.

E il patrocinio del Municipio 5 di Milano rende il tutto ancora più inquietante. Tra gli ospiti, nomi noti della galassia filopalestinese lombarda: Khader Tamimi, presidente della Comunità Palestinese della Lombardia, più volte in piazza accanto a Mohammed Hannoun, l’uomo di Hamas in Italia.
Gli stessi ambienti sono collegati al CALP di Genova, collettivo di portuali radicali che organizza eventi in sostegno alla “Flotilla per Gaza” e produce docufilm sulla propria “lotta”, finanziati non si sa da chi.

Non è un episodio isolato. La rete dell’“Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole” — fondato da Cobas e altri sindacati — da mesi accusa persino le scuole ebraiche di “propaganda israeliana”, ribaltando la realtà con un lessico da guerra ideologica.

Intanto, mentre giornalisti come Maso Notarianni definiscono “sano” il conflitto armato davanti a un liceo, i nostri studenti assorbono il messaggio che il terrorismo può avere giustificazioni politiche.

È questo il punto più basso: l’indottrinamento travestito da impegno civile. Non è libertà di parola, è complicità.

E quando accade dentro una scuola dello Stato, è lo Stato stesso che deve rispondere.