Il futuro dell’Ucei nelle parole del presidente Renzo Gattegna

Italia

Renzo Gattegna, da luglio è il nuovo presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei). Avvocato, consigliere dell’Ucei nel quadriennio appena concluso, è stato anche consigliere della Comunità ebraica di Roma e impegnato nella vita ebraica della capitale. Mosaico parla con lui del sua futura presidenza, alla guida del Consiglio appena eletto.

La prima domanda riguarda la sua visione politica e organizzativa dell’Ucei: continuità con la presidenza Luzzatto?

Il nuovo Consiglio rispetterà le indicazioni emerse dal dibattito dell’ultimo Congresso. Nello svolgimento dell’attività esprimerò inevitabilmente la mia personalità ed il mio stile di lavoro. Quanto alla continuità con la presidenza Luzzatto, condivido quanto lo stesso Luzzatto ha dichiarato in un’intervista, che tra noi non c’è sempre stata uniformità di opinioni, anzi a volte c’è stato dissenso. Tengo però a ribadire che in ogni momento non sono mai venuti meno stima, rispetto e affetto. Ho provato sentimenti di ammirazione e gratitudine verso di lui, avendolo visto dedicare tutte le proprie forze e le proprie energie a curare la cosa comune, a rappresentare e difendere gli interessi ebraici con onore, dignità e intelligenza, senza risparmiarsi anche a scapito della propria salute.

Dopo un congresso deludente e litigioso, c’è attesa per i prossimi programmi del Consiglio appena eletto.
Nelle prossime riunioni di Giunta e Consiglio prepareremo un programma completo al quale tutti i Consiglieri saranno chiamati a contribuire. Esistono alcune linee guida che intendo portare avanti. Innanzi tutto porrò una grande attenzione ai giovani, con una politica che fornisca strumenti adeguati per realizzare le loro attività sia culturali sia ricreative. Attenzione, però: già nel precedente mandato si è lavorato per superare la grave crisi di adesioni e di frequenze nei gruppi e nei movimenti giovanili. Si tratta ora di continuare il lavoro, rispondendo adeguatamente a un segnale pericoloso di una situazione che potrebbe ridurre ulteriormente le già piccole dimensioni dell’ebraismo italiano.

Non sarà una politica di sostegno economico senza limiti, controlli e senza coordinamento. Il sostegno, proporzionato alle risorse disponibili, pur lasciando ai giovani l’indispensabile autonomia, dovrà essere mirato allo sviluppo di attività fortemente integrate, all’interno con la Comunità di appartenenza e all’esterno con altre Comunità italiane ed estere.

Che tipo di rapporti pensa di instaurare con le singole Comunità e in particolare con quelle “piccole”?
Vogliamo creare una fitta rete di collegamenti e di occasioni di confronto che consenta un’effettiva partecipazione di tutte le Comunità alla vita dell’Unione e viceversa. Questa diventerà dunque la premessa per realizzare un effettivo decentramento di alcuni servizi e per fornire, soprattutto alle piccole Comunità, la possibilità di mantenere più solidi rapporti con le altre, incrementando così la loro vitalità interna in tutti i campi.

E la struttura centrale dell’ente?

Occorre riorganizzare e riqualificare la struttura interna ed i metodi di lavoro nel segno della modernità, velocità ed efficienza.

Mondo ebraico e politica: quali rapporti auspica?

La partecipazione, in particolare dei giovani, alla vita politica italiana è qualcosa che va promosso, alimentato ed incoraggiato. La ridotta presenza di ebrei nelle istituzioni e negli organi rappresentativi politici non è infatti un dato positivo.

L’Ucei, invece, in quanto rappresentanza ufficiale non può e non deve esibire alcuna tessera di partito, alcuna collateralità e alcun coinvolgimento in alleanze. Le nostre scelte si baseranno perciò sui comportamenti che saranno tenuti dai vari gruppi politici e dovranno tenere conto dell’evoluzione della vita politica in Italia, della nascita del bipolarismo, dell’alternanza dei due grandi poli al governo del Paese.

Dovremo anche tener conto della presenza, all’interno di ognuno dei due poli, di gruppi che ancora esprimono pregiudizi e preconcetti di carattere anti ebraico ed anti israeliano.
Nei confronti di costoro il contrasto dovrà essere intransigente e continuativo per smascherarli e combatterli, evitando che conquistino nuovi spazi ed aumenti la loro pericolosità. L’impegno dell’Ucei nelle grandi questioni politiche dovrà essere particolarmente incisivo soprattutto qualora dovessero essere messi in discussione i principi sui quali si basa lo Stato democratico e laico, e grande attenzione dovrà essere rivolta alla corretta applicazione dei principi stessi ed all’effettivo rispetto dei diritti civili fondamentali.

I rapporti tra l’Ucei e lo Stato d’Israele.
Tutti noi che apparteniamo alle generazioni che hanno assistito alla nascita dello Stato d’Israele alla sua crescita, al suo consolidamento ed al suo sviluppo, abbiamo vissuto e stiamo vivendo in prima persona questa straordinaria esperienza e siamo in grado di coglierne il significato, non solo politico, ma anche personale e psicologico, verificando quotidianamente quanto questo fatto abbia cambiato la nostra vita, il nostro destino, la nostra immagine, la nostra dignità.
L’Unione è la rappresentanza unitaria ed istituzionale di tutti gli ebrei italiani e lo Stato d’Israele è la realizzazione concreta di una millenaria aspirazione di tutto il popolo ebraico.
La nostra istituzione ha perciò il dovere di proseguire lo sviluppo dei rapporti con Israele già magnificamente instaurati ed intrattenuti da tutti i precedenti Consigli con importanti iniziative di carattere istituzionale, culturale e religioso.
Israele non è solo l’unico Stato nel quale gli ebrei non sono minoranza, ma è anche la più grande comunità ebraica del mondo il cui apporto, in tutti i campi, arricchisce e influenza la vita di tutte le altre comunità: per questo motivo è giusto, utile e opportuno mantenere ed incrementare i nostri rapporti.
Questa nostra forte partecipazione, questo legame e questa solidarietà devono essere presentati ed attuati ponendoci di fronte alle istituzioni ed all’opinione pubblica nella maniera più chiara e più corretta, per ribadire che in Italia gli ebrei vivono nel loro Paese, nella casa comune che hanno contribuito a costruire e nella quale sono perfettamente integrati. La Comunità italiana è la più antica d’Europa e l’apporto alla vita sociale, culturale ed economica è stato fondamentale. Quando si parla di radici ebraiche dell’Italia e dell’Europa si afferma una verità.