Alle elementari di Milano arriva il canto palestinese di Natale

Italia

di Nina Prenda
A Milano, nella scuola primaria Moscati, il 29 novembre 2025, alle ore 10, si è svolta la tradizionale festa natalizia. Quest’anno la scuola elementare, per la recita di Natale, ha deciso che non si cantassero le tradizionali canzoni di Natale, ma una canzone palestinese, sui bambini palestinesi, cantata in arabo. La denuncia del fatto da parte di un papà di uno dei 180 bambini. (Immagine generata con l’IA, dal sito di Nicola Porro)

 A Milano, nella scuola primaria Moscati, il 29 novembre 2025, alle ore 10, si è svolta la tradizionale festa natalizia. Quest’anno la scuola elementare, per la recita di Natale, ha deciso che non si cantassero le tradizionali canzoni di Natale. Niente Silent Night, Jingle Bells, We wish you a merry Christmas, Santa Claus is coming to town, Let it snow. Niente Tu scendi dalle stelle, Astro del ciel, Bianco Natale. Il professore di musica, che ha diretto l’orchestra del coro di 180 bambini, ha preannunciato prima dello spettacolo che la canzone natalizia cantata dai piccoli sarebbe stata una canzone palestinese, sui bambini palestinesi, cantata in arabo.

“È intollerabile che siano stati utilizzati da un professore 180 bambini come strumenti per il proprio credo politico. Per Natale?! In arabo?! Vicino all’Arena Civica di Milano, con studenti milanesi o quantomeno italiani, e con tutte le canzoni natalizie che abbiamo?” scrive l’autore della notizia, un papà di uno dei 180 bambini, al blog del giornalista Nicola Porro.

Prosegue: “Non dico di avere l’intuizione di utilizzare una canzone della Vanoni, magari, milanese, intramontabile cantante che ci ha appena lasciati. Non pretendo questo. Ma la canzone cantata in arabo da 180 ragazzini ignari di che cosa sia la Palestina (come quasi tutti gli adulti, me compreso)… quello no”. Conclude: “Ovviamente il risultato è stato quello di utilizzare una canzone araba per la pace con il risultato di dividere anziché di unire. Trovo personalmente il comportamento del professore, prima ancora che intollerabile, ingiusto. INGIUSTO nel senso letterale del termine: contrario ai principi di giustizia (morali e forse anche costituzionali)”conclude il papà, denunciando come un momento tradizionale si sia trasformato in un terreno di battaglia simbolica.