Alla Sinagoga centrale si ricordano le vittime del 7 ottobre

Italia

di Nathan Greppi
Dopo più di due anni di guerra, l’atmosfera era carica di sollievo visto che gli ostaggi israeliani ancora vivi sono finalmente tornati a casa. Nella sala centrale gremita, molti membri della Comunità ebraica ma anche cittadini milanesi venuti a esprimere la loro vicinanza. Diversi i rappresentanti delle istituzioni, ebraiche e non, che hanno portato i loro saluti.

 

Dopo più di due anni di guerra, l’atmosfera era carica di sollievo visto che gli ostaggi israeliani ancora vivi sono finalmente tornati a casa. Per l’occasione, l’UGEI (Unione Giovani Ebrei d’Italia) ha organizzato un flash mob davanti alla Sinagoga di Via Guastalla la sera di giovedì 16 ottobre, sventolando le bandiere israeliane e cartelli che riportavano il messaggio: “Welcome back home”.

I giovani si sono dichiarati “molto gioiosi” per il ritorno degli ostaggi, come ha affermato David Fiorentini. Mentre il consigliere UGEI Anna Tognotti ha detto che quelli trascorsi “sono stati due anni difficilissimi”, ricordando “l’antisemitismo strisciante che è venuto fuori in questi due anni nelle piazze e nelle università”.

Saluti istituzionali

Nella sala centrale gremita, molti membri della Comunità ebraica ma anche cittadini milanesi venuti a esprimere la loro vicinanza. Diversi i rappresentanti delle istituzioni, ebraiche e non, che hanno portato i loro saluti: Walker Meghnagi, presidente della Comunità Ebraica di Milano, ha spiegato che era “una serata di commemorazione, per tutto ciò che è successo in questi due anni, e commemorazione per le vittime. Tutte le vittime che ha avuto Israele in questi due anni”. Ma oltre alla tristezza, c’era anche “la gioia di avere visto finalmente rilasciati una parte degli ostaggi”, tutti quelli ancora vivi.

Dello stesso avviso anche il vicepresidente dell’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane), Milo Hasbani, il quale ha sottolineato come la recente tregua sia stata firmata con il sostegno di molti paesi musulmani. “Io chiedo ai giornalisti, ai politici, di non andare in televisione a incitare e a dire che questo non è un accordo, perché non fa bene a nessuno. Serve solo ad aumentare l’antisemitismo”.

Il senso di unità del popolo ebraico è stato recepito anche dalla politica: Marco Alparone, vicepresidente della Regione Lombardia, ha detto che trovarsi in sinagoga “dà questo senso di unità. Unità nel ricordo, unità nella preghiera, e permettetemi di dire anche unità nella speranza”.

Il miscuglio di gioia e dolore citato da Meghnagi è stato menzionato anche da Rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano, il quale ha ricordato che “è un giorno in cui ricordiamo un evento allucinante. Il problema non è soltanto l’uccisione, è come è avvenuta quell’uccisione, e la violenza con cui tutto questo è avvenuto”.

Polemiche in sala

Non sono mancate tuttavia le controversie: Elena Buscemi, presidente del consiglio comunale di Milano, ha espresso la sua vicinanza alle vittime del 7 ottobre, “una di quelle date che rimarranno nella storia come una cicatrice indelebile”, ma ha anche citato le morti civili a Gaza, puntando il dito contro “l’oppressione di Hamas e l’efferata azione del governo Netanyahu”.

Alle sue parole, una parte del pubblico in sinagoga ha reagito con fischi e urla. Tuttavia, subito dopo sono intervenuti Meghnagi e Hasbani, i quali hanno criticato i contestatori. Meghnagi ha dichiarato che “non è nel nostro stile questo. Elena è sempre stata vicina a noi, e dobbiamo ringraziarla per essere con noi questa sera”.

Il ricordo di Shani Gabay

Shani Gabay

Ospiti d’onore della serata sono stati Michal e Nitzan Gabay, rispettivamente madre e sorella di Shani Gabay, ragazza uccisa al Nova Music Festival, e Nadav Morag, un superstite dello stesso massacro salvatosi proprio grazie a Shani. A moderare l’incontro, il giornalista Maurizio Molinari.

Le Gabay hanno raccontato che Shani aveva 25 anni il 7 ottobre 2023, e “amava molto la vita. Viveva ogni momento come se fosse l’ultimo”, hanno spiegato, aggiungendo che nell’ultimo periodo della sua vita si era avvicinata molto alla tradizione ebraica. Il suo slogan era “Non c’è tempo per i drammi”.

Nitzan ha spiegato che quel giorno si era svegliata di soprassalto di prima mattina dopo che i genitori hanno saputo dell’attacco terroristico. L’ultima volta che hanno parlato con Shani al telefono è stata verso le ore 8:53, quando lei ha detto loro di essere stata ferita alla gamba, e loro sono corsi verso il sud per cercare di salvarla.

Mentre era lì, Shani è stata in grado di salvare diverse persone, tra cui Morag al quale ha indicato la strada giusta da prendere per fuggire. Per 47 giorni non hanno avuto notizie di lei, e per molto tempo hanno creduto che fosse stata presa in ostaggio. Ma poi, numerose persone hanno bussato alla loro porta per dare loro la brutta notizia. Ci è voluto molto tempo per confermare la morte, poiché all’inizio era stata seppellita per errore con il nome di un’altra vittima, ma dai test del DNA rintracciato su una collana sono risaliti a lei.

L’evento si è concluso con una preghiera per le vittime, alla quale è seguita l’intonazione degli inni nazionali italiano e israeliano.