Il premier israeliano Benjamin Netanyahu

La polizia israeliana accusa Netanyahu di corruzione. Lui respinge le accuse: “Ho sempre agito nell’interesse di Israele”

Israele

di Paolo Castellano
Il 13 febbraio, la polizia israeliana ha dichiarato che il primo ministro Benjamin Netanyahu dovrebbe essere accusato di corruzione, frode e violazione della fiducia. La presunta imputazione sta infatti gettando un’ombra sul futuro del  leader, che è diventato sinonimo del suo paese, e ha scatenato le vigorose proteste dell’opposizione di governo che reclama le sue dimissioni. L’annuncio ha suscitato immediatamente dubbi sulle sue funzioni politiche.

In un lungo articolo del New York Times sono state elencate le ragioni che hanno motivato un anno di inchieste da parte degli inquirenti israeliani. La polizia ha infatti detto che Netanyahu dovrebbe essere processato per due casi di presunta corruzione: una vicenda di regali per favori (Caso 1000), e un secondo scandalo – chiamato Caso 2000 – nel quale Netanyahu è sospettato di aver proposto un accordo segreto ad Arnon Mozes, un editore del popolare quotidiano Yediot Aharonot, per rafforzare la sua immagine pubblica con articoli più favorevoli.

In totale, la polizia ha accusato Netanyahu di aver accettato circa 300mila dollari in regali per 10 anni.

Netanyahu, inviando alla nazione un messaggio televisivo, prima che la polizia rendesse pubbliche le investigazioni verso le 21, ha chiarito che non si fermerà nonostante le accuse. «Mi sento in dovere di continuare a guidare Israele per rendere più stabile il nostro futuro», egli ha detto, prima di esplicitare la correttezza del suo operato in un discorso durato 12 minuti.

«Sapete bene che ho fatto ciò che ritenevo giusto per il paese», egli ha detto. «Non per i sigari degli amici, non per la rassegna stampa, né per qualunque altra cosa. Solo per il bene dello stato. Nulla mi ha deviato, o mi distrarrà, dalla mia sacra missione».

Le comunicazioni della polizia dovranno essere esaminate dai procuratori e dall’avvocato generale di stato, Avichai Mandelblit, un ex-procuratore militare e un ex-assistente di Netanyahu.

La decisione finale riguardo al deposito delle accuse formali spetta a Mandelblit ed è soggetta a un’audizione preventiva con i difensori legali di Netanyahu. Prima dell’elaborazione di una decisione potrebbero passare diversi mesi.

Gioielli e champagne a fiumi

Secondo la polizia, un flusso di sigari costosi, gioielli e champagne rosa avrebbe inondato la residenza ufficiale del primo ministro a Gerusalemme. La quantità di champagne – sostiene la polizia – sarebbe stata sufficiente per mettere in piedi un piccolo bar. Tra i generosi donatori figurano Arnon Milchan, un produttore cinematografico israeliano, e James Packer, un miliardario australiano. Gli inquirenti pensano che i regali siano stati uno strumento per aver in cambio dei trattamenti di favore da parte di Netanyahu.

Diversi analisti come i due giornalisti del New York Times, David M. Halbfinger e Isabel Kershner, ritengono che un’accusa formale di corruzione potrebbe danneggiare seriamente la carriera politica dell’attuale premier israeliano.

Netanyahu ha respinto con forza le accuse e ha dichiarato che combatterà per dimostrare la propria innocenza senza dimettersi.