Beniamin Netanyahu e Benny Gantz

Israele: Gantz rinuncia a formare il governo. Si va, per la terza volta, alle elezioni

Israele

di Roberto Zadik
Continua la tormentata “Odissea politica” israeliana e dopo giorni di attesa, Benny Gantz leader del partito Bianco Celeste (Kachol Lavan) abbandona prima ancora del termine previsto e riconsegna il mandato al presidente Rivlin. La notizia ha subito attraversato le prime pagine dei principali siti dello Stato ebraico, dal Jerusalem Post al Times of Israel e diffondendosi internazionalmente. Dopo settimane di attesa e due mesi molto difficili di totale empasse governativa, ora Israele per la terza volta in un anno ritorna a votare e la prossima data elettorale è prevista per il mese di marzo del 2020.

Quali saranno i risultati delle urne e quale il  futuro del Paese? La situazione si conferma estremamente instabile e il Jerusalem Post ha raccontato quanto accaduto in queste ore, prima e dopo la rinuncia  di Gantz. Il JP riporta che mercoledì pomeriggio l’ex Primo Ministro Nethanyahu aveva avuto una discussione con Gantz dopo il “veto” di Avigdor Liberman a capo del partito Israele Casa nostra  (Israel Beytenu) sull’ultima possibilità di formare un governo di minoranza. Successivamente, sempre secondo il JP, i due si sarebbero riconciliati e Nethanyahu avrebbe inviato un ramoscello di ulivo in segno di pacificazione invitandolo alla formazione di un governo di coalizione con lui. Gantz però ha fermamente rifiutato l’invito, stando a fonti vicine al suo schieramento, pochi giorni dopo la decisione del Procuratore Generale Avichai Mandelblit di aprire un inchiesta contro Nethanyahu che comincerà all’inizio della prossima settimana. Nel suo discorso dimissionario, Gantz ha ripetutamente criticato l’ex premier, dicendo che Israele necessita più che mai di una leadership votata al bene del Paese e non agli interessi personali dei singoli. Ha poi accusato pesantemente Nethanyahu “stai trascinando il Paese su una strada pericolosa che avrà conseguenze storiche pesante ed è colpa tua”. Il capo dei “Bianco Celesti” ha affermato di aver “dato il massimo” per la formazione di un governo basato sul “rispetto reciproco e su alti valori morali” ma che Nethanyahu e i religiosi di destra l’hanno ostacolato in questo compito. “Uno schieramento a favore degli interessi di una persona” ha affermato sarcasticamente “stava cercando di impedire a Israele di avere un governo guidato dai vincitori delle scorse elezioni che volevano solo stabilità e serenità per il Paese e comportandosi in maniera autoritaria. Nessuno ha il diritto di negare la libera scelta di una nazione”. Nel suo discorso egli ha continuato “la maggioranza del Paese ha scelto di indebolire gli estremisti e un cammino opposto a quello di Nethanyahu e non voglio essere un suo alleato”.

La reazione di Nethanyahu non si è fatta attendere. Egli in un video di risposta ha replicato che Gantz cercava una coalizione proprio coi partiti che sta attaccando.  Poche ore prima aveva detto “Benny non è mai troppo tardi. Sediamoci insieme e annunciamo anche stasera che stiamo formando un governo di coalizione. Questo è quello di cui Israele  ha bisogno e non di essere trascinato in nuove elezioni”. Egli ha criticato Gantz per aver sostenuto l’idea definita da lui “deludente” di formare un governo di minoranza coi partiti arabi cercando di convincere il suo vice, Yair Lapid a dissuaderlo da questo intento. Sembra che volesse una coalizione con i “Bianco celesti” ma senza Lapid e l’emittente Channel 12, sempre secondo il JP, ha riportato una conversazione privata in cui anche Gantz lo criticava così “con Lapid non c’è nessuna speranza di unitarietà”. Tensioni interne, gossip e tante polemiche e scontri per Gantz che avrebbe fallito anche l’alleanza con Liberman e il suo partito Yisrael Beytenu poiché egli avrebbe duramente respinto la sua idea di unirsi ai quattro partiti arabi. Liberman si è mostrato molto critico anche verso Nethanyahu per non aver interrotto i rapporti coi partiti dei haredim definiti da lui “antisionisti” e governati da schieramenti come lo Shas. Ha però sottolineato la sua speranza che queste ennesime elezioni vengano evitate e che un governo unitario venga formato in queste tre settimane. “Se andremo alle elezioni sarà per una mancanza totale di leadership” ha affermato evidenziando di aver rifiutato diverse offerte da parte del Likud e dei Bianco Celesti. “Non svendo i miei principi per delle poltrone anche per quelle più comode” ha replicato duramente invocando la riforma del sistema elettorale e l’elezione diretta del Primo Ministro e la possibilità dei partiti laici di intervenire nelle controversie fra stato e religione.  Dura la replica di alcuni partiti religiosi come United Torah for Judaism che ha aspramente rimproverato Liberman per la sua politica antireligiosa definendola la peggiore “dalla fondazione dello Stato”.