Sergio Della Pergola

Giusti, Yad Vashem, Gariwo… Sergio Della Pergola risponde ad Antonio Ferrari

di Redazione

“Ebrei tradizionalisti, nazionalisti, ottusi e bacchettoni”. Così nella sua rubrica  sul Corriere.it  Voci dal vicino oriente (8 marzo) Antonio Ferrari stigmatizza quegli  ebrei che, a suo dire “odiano l’idea che ci siano altri Giusti nel mondo” oltre a quelli che salvarono gli ebrei durante gli anni delle persecuzioni nazifasciste e della Shoah, onorati a Yad Vashem. Un’opinione, la sua, francamente irricevibile nel merito e soprattutto perché espressa in un modo che ha suscitato nella Comunità ebraica un profondo sconcerto. Sergio Della Pergola, professore emerito dell’Università ebraica di Gerusalemme, membro della Commissione di Yad Vashem, risponde a Ferrari nella lettera che segue.

Milo Hasbani, Presidente della Comunità ebraica di Milano, condivide pienamente la sua posizione e condanna fermamente quanto espresso da Antonio Ferrari con parole intrise del più classico e pericoloso pregiudizio antisemita, capaci di generare disprezzo verso gli ebrei, che peraltro, sulla questione oggetto dell’articolo del Corriere, rivendicano il pieno diritto ad avere differenti opinioni, basate su argomenti ben più articolati e profondi di quelli che ci vengono attribuiti dal giornalista. Hasbani auspica infine in una presa di distanza da parte del Direttore Fontana.

Così scrive Sergio Della Pergola:

“Buona sera Ferrari,
ho letto e udito con stupore e rammarico il suo articolo di oggi sui Giusti delle Nazioni.
Essendo io membro da oltre 10 anni della Commissione di Yad Vashem per il riconoscimento dei Giusti, ritengo il suo testo profondamente offensivo, in generale e personalmente nei miei confronti. Lei ha scritto:

“Ci sono i resistenti, inchiodati alle certezze e alle prigioni ideologiche del passato. Ma ci sono anche coloro che guardano avanti e rifiutano i più decrepiti luoghi comuni. Dico questo perché si è appena celebrata la Giornata dei Giusti nel mondo, approvata dall’Unione europea. Una Festa che dobbiamo ad un uomo ostinato e coraggioso, Gabriele Nissim, che ne è stato il vero creatore. Nissim non è stato esaltato da tutti. Da ebreo coraggioso ha denunciato, sin dall’inizio, errori e pregiudizi. *Soprattutto nel suo mondo, dove gli ebrei tradizionalisti, nazionalisti, ottusi e bacchettoni non sopportano, anzi odiano l’idea che ci siano altri Giusti nel mondo*. Per loro i Giusti sono soltanto i gentili che salvarono la vita degli ebrei durante la Shoah, l’Olocausto, la tragedia più terribile del secolo scorso. Nissim sostiene invece che Giusti sono anche coloro che hanno lottato e lottano per la difesa dei diritti umani, contro tutti i totalitarismi. Idea forte, anzi fortissima. *Perché in questo mondo che non ama il coraggio delle proprie idee, vengono invece premiati i quaquaraquà*, come ricordava il grande Leonardo Sciascia. *Insomma si celebrano i reclusi, soprattutto nell’estrema destra, nella prigione delle loro certezze. Al Giardino dei Giusti di Gerusalemme, l’ostinazione ha vinto per anni*. ”

In realtà la commissione di cui ho l’onore di fare parte svolge un lavoro di accurata indagine storica, lontana da qualsiasi pregiudizio o venatura ideologica. Il nostro lavoro riflette il dovere morale degli ebrei salvati (fra cui io stesso) nei confronti dei coraggiosi che hanno messo a rischio la propria vita per salvarne un’altra.
Il suo collegamento, Ferrari, fra questa attività moralmente doverosa e il fanatismo, è del tutto ingiustificata. Semmai eccita il pregiudizio e l’odio.
Sostanzialmente, non esiste nessuna contraddizione fra il riconoscere chi ha salvato degli ebrei e chi ha manifestato atti di coraggio nei confronti di altri. La contraddizione che lei configura è pretestuosa e inaccettabile.
Ritengo che lei oggi abbia tradito la sua professione, e mi attenderei un messaggio di scuse”.