Dopo il lockdown a Rosh haShanà, il mondo ortodosso israeliano si ribella

Israele

di Roberto Zadik
E così, dopo che il Governo israeliano ha deciso di “blindare” tutte le feste ebraiche con un ennesimo lockdown, in seguito al vertiginoso aumento dei casi di Covid (ormai sono quasi 200mila), una parte del mondo  haredì  si è ribellata, scatenando una serie di disordini. Secondo il Times of Israel, esasperati dal blocco in uno dei periodi religiosi più importanti dell’anno, numerosi esponenti del mondo ortodosso di Gerusalemme e di Bnei Brak, cittadina nota per la stretta osservanza dei suoi abitanti e per essere stata una delle più colpite dal Covid 19, hanno manifestato con toni decisamente accesi, scontrandosi con le forze dell’ordine, nella serata  di domenica 20 settembre. Le proteste si sono svolte anche in altre città dello Stato ebraico, come Beth Shemesh e Elad ma le autorità  sospettano che alcuni dei manifestanti abbiano deciso di unirsi ai cortei come “pretesto” per uscire da casa, aggirando la segregazione da lockdown imposta nel Paese. Un modo per superare il divieto di allontanarsi dalle case se non per motivi di stretta necessità.

Ma cosa è successo esattamente? Una volta conclusa la celebrazione di Rosh HaShanà, i disordini sono cominciati con l’arrivo di alcuni  autobus, con striscioni di protesta appesi ai finestrini, che preannunciavano quanto sarebbe accaduto. “Queste leggi restrittive danneggiano profondamente il mondo ortodosso e se i laici hanno il diritto di protestare lo stesso vale anche per noi”, ha affermato un certo Yehud, residente a Bnei Brak, intervistato dal sito Ynet. Disordini, manifestazioni, tensioni che la polizia ha faticato a fermare, specificando all’emittente televisiva Canale 12 che non c’era nessuna prova dell’illegittimità di queste proteste e l’importanza del diritto di libera manifestazione nonostante i lockdown.

Particolarmente tesa la protesta a Bnei Brak: sia Times of Israel sia Haaretz hanno raccontato la marcia dei manifestanti, durante la quale sono stati bruciati cassonetti della spazzatura. In seguito a questo, la polizia  ha arrestato una ventina di persone con l’accusa di disturbo della quiete pubblica e vandalismo. La manifestazione però è stata difesa dal rappresentante della comunità ortodossa, Avraham Zilbershlag il quale ha sostenuto che “la protesta intendeva esprimere la sofferenza per le conseguenze distruttive di questo isolamento che danneggia le istituzioni religiose, l’economia e il benessere dei residenti”.  Nel mondo ortodosso israeliano, centinaia di persone hanno mostrato la loro opposizione al lockdown anche nell’importante quartiere haredì di Gerusalemme,  Kikar Hashabbat.

Ma a utilizzare le manifestazioni come “scappatoia” dal lockdown non sarebbero solo i haredim. Le forze dell’ordine hanno rivelato che “improvvisamente tutti hanno visite mediche o  nonne anziane bisognose di aiuto” come ha sottolineato esasperato al sito Ynet un agente del posto di blocco della cittadina israeliana di Kiryat Shmona. Il Times of Israel ha concluso il suo resoconto ricordando che  questo ennesimo lockdown è stato suggerito dallo specialista  Ronni Gamzu, Commissario nazionale della lotta al Covid 19 dopo la recente escalation del virus e l’impennata dei contagi. Le prossime saranno per Israele tre settimane difficili che, oltre alla reclusione domestica degli abitanti, saranno segnate dalla chiusura totale di molte attività e da una serie di difficoltà nelle celebrazioni religiose legate alle importanti festività di questo periodo, da Kippur a Sukkot.