di David Fiorentini
In un’epoca in cui la narrazione mediatica sul conflitto israelo-palestinese tende a polarizzarsi, inseguendo un flusso costante di immagini e retoriche divisive, c’è chi decide di dare spazio a un racconto controcorrente. È il caso de Il Riformista, quotidiano diretto da un anno da Claudio Velardi, che ha scelto con coraggio di dedicare quotidianamente almeno una pagina a Israele e alle sue ragioni.
Velardi ha motivazioni personali e morali alla base della sua decisione. Ha visitato Israele varie volte in passato, anche per motivi familiari: la moglie del figlio ha studiato ebraico all’Università Orientale di Napoli. Ma soprattutto,è stata una reazione alla sensazione di “polvere” calata sulle motivazioni profonde di Israele, un bisogno di riaffermare verità storiche oscurate dalla semplificazione mediatica.
Il suo approccio editoriale affonda le radici anche in una più ampia visione geopolitica: difendere Israele significa anche difendere l’Occidente, la democrazia liberale, contro le aggressioni autoritarie. È una linea netta, che ha trovato eco in oltre 2000 firme di sostegno al proprio manifesto, rappresentative di una “nicchia che vuole venire allo scoperto”, con l’ambizione di diventare voce influente e aggregante.
In onore di questa coraggiosa presa di posizione, la Federazione delle Associazioni Italia Israele, nella figura del suo presidente Bruno Gazzo, ha scelto di invitare il direttore Velardi per una conferenza online pubblica.
Comunicazione e contro-narrazione
In prima battuta, Velardi denuncia con rammarico la debolezza comunicativa israeliana. A fronte di un’aggressione brutale, come quella del 7 ottobre, Israele ha scelto, per motivi etici, di non mostrare al mondo le immagini dell’orrore. Ma, secondo il direttore, “la comunicazione è immorale, e va gestita”: lasciare il campo libero a chi diffonde immagini manipolate o unilaterali, spiega, è un errore strategico. Il prezzo lo paga Israele, e con esso, la verità.
L’opinione pubblica europea è ormai saturata da immagini e statistiche strazianti provenienti da Gaza, spesso veicolate dagli organi di Hamas, che rafforzano un sentimento anti-israeliano. Un sentimento che, sottolinea Velardi, poggia su un “fondo limaccioso di antisemitismo”, un cancro mai estirpato, alimentato da secoli di pregiudizi e oggi rinvigorito da ideologie woke e dal senso di colpa dell’Occidente verso la propria storia coloniale e il proprio benessere.
Israele, continua, è anche bersaglio di un’invidia profonda. “In una zolla di terra ”, il popolo ebraico ha saputo costruire un’economia innovativa, una società avanzata, una democrazia vivace. Questo successo disturba tanto le popolazioni arabe circostanti quanto l’Europa in declino, stanca e priva di una leadership unitaria.
Islam politico e divisioni democratiche
Tra i temi più delicati toccati nella conversazione, l’infiltrazione dell’estremismo islamico in Europa. Gazzo denuncia un’espansione “subdola”, anche attraverso canali come il calcio, dei Fratelli Musulmani, con quartieri ormai inaccessibili e una retorica crescente che spinge alcune forze politiche, come il PD, a inseguire un consenso “futuro” di una popolazione musulmana che potrebbe rappresentare una buona fetta dell’elettorato.
Secondo Velardi, il tema invece è ancora più vasto. Il Partito Democratico, ma in generale la Sinistra, sta assumendo posizioni sempre più estremiste contro Israele, perché alimentate dalla creazione di nuovi miti ideologici che uniscano il suo elettorato. Se un tempo a sinistra si guardava con ammirazione al comunismo dell’est Europa, con lo sfaldamento dei suoi punti di riferimento tradizionali, si è dovuto ricorrere ad altre cause che possano ricostituire l’identità di quell’area politica.
Una sfida culturale, non solo politica
Il numero de Il Riformista di oggi 4 giugno celebrale oltre 2000 firme raccolte per il manifesto “Per Israele e contro la caccia all’ebreo” e dedica la rubrica “Le ragioni di Israele” a un tema simbolico: i diritti LGBTQ+. Israele è tra i pochi paesi della regione a garantire diritti e libertà alle persone omosessuali, al contrario dei paesi limitrofi in cui l’omosessualità è spesso perseguitata. Eppure, al Pride in Occidente si sfila al grido di “Free Palestine”, una contraddizione che, per Velardi, va smascherata.
Per questo, la sfida lanciata da Il Riformista è chiara: rompere il silenzio, scardinare i pregiudizi e restituire a Israele il posto che merita nel dibattito pubblico. È una battaglia che va oltre la politica, è una sfida culturale, civile e morale.
“Forse abbiamo toccato il fondo”, osserva Velardi, “ma oggi vedo segnali di risalita”. Un fermento nuovo, che potrebbe portare anche a un’iniziativa pubblica, come una grande manifestazione per le ragioni di Israele.
Su questa nota di ottimismo, la conferenza è poi passata al question time dal pubblico, prima di volgere al termine e aggiornarsi al prossimo evento.
https://www.youtube.com/watch?v=eLLKKOuDliI&feature=youtu.be