Israele è diventato il primo Paese al mondo a riconoscere ufficialmente il Somaliland come Stato indipendente, a oltre trent’anni dalla secessione unilaterale della regione dalla Somalia. La decisione, annunciata il 26 dicembre 2025 dal primo ministro Benjamin Netanyahu, segna una svolta geopolitica nel Corno d’Africa e apre un nuovo fronte di tensione regionale.
La dichiarazione di mutuo riconoscimento è stata firmata da Netanyahu e dal ministro degli Esteri Gideon Sa’ar per Israele, e dal presidente del Somaliland Abdirahman Mohamed Abdullahi. Lo Stato africano ha immediatamente espresso l’intenzione di aderire agli Accordi di Abramo, inserendo l’intesa in una cornice di cooperazione regionale più ampia.
Un riconoscimento “storico” per Netanyahu
Nel colloquio telefonico con Abdullahi, diffuso dall’ufficio del premier israeliano, Netanyahu ha definito il gesto “storico e fondativo”, sottolineando le prospettive di collaborazione economica, agricola e di sviluppo sociale. «Stiamo firmando ora il riconoscimento ufficiale dello Stato del Somaliland», ha dichiarato Netanyahu, aggiungendo che il nuovo rapporto offrirà opportunità economiche e strategiche per entrambe le parti. Il premier ha inoltre collegato esplicitamente il passo diplomatico allo spirito degli Accordi di Abramo, promossi dall’amministrazione Trump, che dal 2020 hanno normalizzato le relazioni tra Israele e diversi Paesi arabi.
Il Somaliland: stabilità senza riconoscimento

Il Somaliland, ex protettorato britannico, si è separato dalla Somalia nel 1991, nel pieno del collasso statale di Mogadiscio. Da allora ha costruito istituzioni proprie, una valuta, un esercito e un sistema politico relativamente stabile, con transizioni di potere pacifiche e regolari elezioni, in netto contrasto con l’instabilità cronica della Somalia.
Nonostante ciò, nessuno Stato al mondo lo aveva finora riconosciuto formalmente, sebbene diversi Paesi – tra cui Regno Unito, Etiopia, Turchia, Emirati Arabi Uniti e Taiwan – mantengano uffici di collegamento.
La mancanza di riconoscimento ha limitato l’accesso del Somaliland a investimenti, aiuti e finanziamenti internazionali, mantenendo la regione in una condizione di forte povertà nonostante la sua posizione strategica sul Golfo di Aden.
Il calcolo strategico di Israele
Dietro il riconoscimento vi è anche un chiaro calcolo geopolitico. Il Somaliland si affaccia su una delle rotte marittime più sensibili al mondo, di fronte allo Yemen e allo stretto di Bab el-Mandeb. Un accesso privilegiato al suo spazio aereo e territoriale potrebbe rafforzare la capacità israeliana di monitorare e contrastare i ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran.
Secondo media israeliani, i contatti tra i due governi sarebbero maturati nel tempo, anche attraverso canali di sicurezza. Netanyahu ha pubblicamente ringraziato il Mossad per il contributo alla normalizzazione dei rapporti.
La reazione furiosa della Somalia
La risposta di Mogadiscio è stata immediata e durissima. Il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud ha definito il riconoscimento israeliano una “aggressione palese” contro la sovranità del suo Paese.
Parlando a una sessione parlamentare d’emergenza, Mohamud ha dichiarato che la decisione di Israele: «Costituisce una minaccia alla sicurezza e alla stabilità del mondo e della regione», ed è «un’aggressione diretta contro la sovranità, l’indipendenza, l’integrità territoriale e l’unità del popolo somalo».
Il governo somalo ha denunciato l’atto come un “attacco deliberato” e ha avvertito che esso rischia di destabilizzare ulteriormente il Corno d’Africa.
Condanna regionale e africana
Alla Somalia si sono uniti rapidamente Egitto, Turchia, Arabia Saudita, il Consiglio di Cooperazione del Golfo e l’Organizzazione della Cooperazione Islamica, tutti concordi nel respingere il riconoscimento israeliano come una violazione del diritto internazionale.
Anche l’Unione Africana ha preso posizione, affermando che il Somaliland “rimane parte integrante della Repubblica Federale di Somalia” e mettendo in guardia contro il rischio di un precedente pericoloso per la stabilità del continente.
La Turchia ha parlato apertamente di “interferenza negli affari interni somali”, accusando Israele di perseguire una politica espansionistica mascherata da diplomazia.
La minaccia jihadista
Sul fronte della sicurezza, anche il gruppo jihadista al-Shabaab, affiliato ad al-Qaeda, ha reagito annunciando che combatterà qualsiasi tentativo israeliano di utilizzare il territorio del Somaliland. Pur avendo una presenza limitata nella regione secessionista, la minaccia segnala un possibile aumento delle tensioni armate.
Un precedente che divide
Il riconoscimento del Somaliland da parte di Israele apre una frattura diplomatica profonda: da un lato offre legittimità internazionale a una regione che da decenni rivendica la propria statualità; dall’altro mette in discussione il principio dell’integrità territoriale, cardine dell’ordine africano post-coloniale.
In controluce, emerge anche un paradosso politico: Israele, spesso accusato di violare il diritto internazionale, si trova ora accusato di averlo applicato troppo audacemente, riconoscendo uno Stato che il resto della comunità internazionale continua a ignorare. Significativamente, la notizia del riconoscimento è stata accolta con favore e salutata con entusiasmo da Taiwan.
La partita, ormai, non è più solo africana. È strategica, simbolica e globale.



