di Nathan Greppi
La bambina, che ha solo sei mesi, è stata trasferita in Israele in una complessa operazione guidata dall’organizzazione Save a Child’s Heart, con l’aiuto dell’IDF. È stata curata al Wolfson Medical Center di Holon, ed è la seconda volta che l’organizzazione contribuisce a salvare la vita di bambini drusi siriani.
La vita di una bambina drusa proveniente dal sud della Siria è stata salvata dopo che è stata portata in Israele per cure cardiache urgenti e salvavita, che non erano disponibili nel suo paese d’origine a causa della grave situazione umanitaria.
Come riporta Ynetnews la bambina, che ha solo sei mesi, è stata trasferita in Israele in una complessa operazione guidata dall’organizzazione Save a Child’s Heart, con l’aiuto dell’IDF. È stata curata al Wolfson Medical Center di Holon, ed è la seconda volta che l’organizzazione contribuisce a salvare la vita di bambini drusi siriani.
Rania, pseudonimo che è stato dato alla madre della bambina, è arrivata al Wolfson con sua figlia Asfour (anche questo è uno pseudonimo), portando tutti i suoi effetti personali perché teme di non poter essere più in grado di tornare a casa nel sud della Siria. “Quando è nata, abbiamo subito capito che qualcosa non andava nel suo cuore e che aveva bisogno di cure”, ha detto la madre. “In Siria non abbiamo avuto accesso a questo tipo di assistenza”.
La dottoressa Sagie Asa, cardiologa pediatrica e capo dell’unità di intervento pediatrico di Save a Child’s Heart, ha eseguito con successo l’intervento, allargando una valvola polmonare ristretta con un palloncino. “È nata con una valvola stenotica che ha causato il restringimento e l’allargamento del lato destro del cuore”, ha spiegato la Asa, per la quale questa operazione aveva qualcosa di personale: lei è infatti figlia di madre ebrea siriana, e parla l’arabo nel dialetto siriano. “Mi è sembrato naturale aiutarli”, ha detto. “Siamo culturalmente vicini. È stato commovente incontrare persone che non siamo riusciti a raggiungere per anni, comunicare e condividere dei momenti insieme”.
Il padre della bambina è stato ferito in combattimento nella Siria meridionale. Il trattamento, interamente finanziato da Save a Child’s Heart, alla fine ha avuto successo. Nonostante i timori di non poter tornare a casa, Rania ha viaggiato da sola con la figlia in Israele e in seguito è riuscita a tornare con lei nel loro paese. “Non perdono coloro che hanno bruciato la mia casa e il mio villaggio, ma devo tornare indietro”, ha detto. “Spero che ci sarà la pace come c’è qui, o che avremo la possibilità di far parte di Israele in modo da poter vivere in sicurezza”.
Rania ha anche elogiato lo staff medico del Wolfson. “Qui tutti lavorano insieme, ebrei, musulmani, drusi, persone di diverse religioni e retroterra. Vorrei che la Siria fosse così”, ha detto. Mentre la Asa ha aggiunto che l’esperienza è stata profondamente stimolante. “Quando lottiamo per salvare la vita dei bambini, mettiamo da parte le differenze e parliamo una lingua condivisa”, ha detto. “Lo dico ai miei figli. Alla fine, siamo tutti esseri umani”.
Fondata nel 1995, ad oggi Save a Child’s Heart ha curato più di 8.000 bambini provenienti da 75 paesi, la maggior parte dei quali al Wolfson Medical Center. Dal 2013, l’organizzazione ha curato 14 bambini provenienti dalla Siria.



