Cresce l’arruolamento tra drusi, beduini e cristiani arabi in Tzahal

Israele

di Nina Prenda
Negli ultimi mesi, l’esercito israeliano ha registrato un aumento significativo dell’arruolamento tra le comunità minoritarie del Paese, in particolare drusi, beduini e cristiani arabi. Un fenomeno che riflette mutamenti profondi nella percezione dello Stato da parte di queste comunità e una crescente volontà di partecipare alla difesa nazionale.

Il colonnello Safi Ibrahim, ufficiale druso dell’esercito israeliano, racconta come i tragici eventi dello scorso luglio a Sweida, nel sud della Siria, abbiano avuto un effetto immediato e personale. Quando le milizie beduine e druse si sono scontrate, alcuni membri della comunità drusa israeliana hanno attraversato il confine per proteggere i parenti rimasti coinvolti. Per Ibrahim, quella missione militare ha rappresentato una fusione tra servizio e identità: “Proteggere le vite e difendere la tua gente ti fa sentire come se avessi fatto qualcosa di veramente importante e prezioso. È un grande orgoglio”, racconta al Times Of Israel.

L’esperienza di Sweida, unita al trauma nazionale del massacro di Hamas del 7 ottobre 2023, ha accelerato un cambiamento culturale significativo. Tra i drusi delle alture del Golan l’arruolamento nell’IDF è aumentato in maniera impressionante. Secondo Ibrahim, la motivazione attuale è sei volte superiore rispetto al passato.

“Poco dopo l’inizio della guerra, abbiamo visto una volontà tra la popolazione locale di difendersi e unirsi alle riserve. Ora li vedi in uniformi IDF nei loro villaggi – qualcosa che erano riluttanti a fare in precedenza”, spiega il colonnello, ricordando anche l’attacco missilistico di agosto 2024 a Majdal Shams, che costò la vita a 12 bambini.

Il fenomeno non riguarda solo i drusi. L’arruolamento tra i beduini rimane alto, con oltre il 60% dei giovani in ruoli di combattimento, mentre tra i cristiani arabi si registra un aumento triplo rispetto all’anno precedente. Tra i musulmani non beduini, pur essendo numericamente ancora limitato, si osserva un interesse crescente da città come Nazareth, Ramla e Sakhnin.

Ibrahim sottolinea come gli eventi recenti abbiano trasversale impatto su tutte le comunità: “Non importa da quale gruppo minoritario vieni, tutti hanno visto la crudeltà del 7 ottobre e si sono resi conto che al nemico non importava se fosse una donna beduina con un velo o un ebreo da un kibbutz”.

Nonostante la crescita, il numero complessivo di minoranze arruolate resta basso. Si ritiene che i musulmani abbiano solo poche dozzine di soldati e i cristiani poche centinaia.

Negli ultimi due anni, Ibrahim ha guidato la creazione di cinque accademie militari dedicate a preparare i giovani drusi a un “servizio significativo”, con particolare attenzione ai ruoli di combattimento e alle unità speciali. Una missione che affonda le radici nella tradizione familiare: tutti e cinque i fratelli di Ibrahim hanno prestato servizio attivo, quattro dei quali come comandanti, incluso il fratello maggiore, Brig. Gen. Hisham Ibrahim, capo dell’amministrazione civile in Giudea e Samaria.

“Abbiamo preso forza da nostra madre. Ci ha sempre dato fiducia che ciò che deve accadere, accade”, ricorda. E conclude: “La nostra fede come druso ci spinge ad assumere il servizio di combattimento”.