Da sinistra l'ex ostaggio Rudthisak Rinthalak e Ran Gvili

Il penultimo ostaggio riconsegnato è Sudthisak Rinthalak. E i raduni del sabato a Tel Aviv si trasformano in Kabbalat Shabbat

Israele
 di Anna Balestrieri

Il lavoratore agricolo thailandese era stato assassinato il 7 ottobre 2023 nel kibbutz Be’eri e trascinato a Gaza dai terroristi della Jihad Islamica. Rimane ora un solo ostaggio ucciso ancora trattenuto a Gaza: il sergente maggiore Ran Gvili, agente dell’unità Yasam caduto difendendo il kibbutz Alumim.

Le autorità israeliane hanno confermato che il corpo restituito ieri 3 dicembre 2025 dalla Striscia di Gaza appartiene a Sudthisak Rinthalak (nella foto a sinistra), lavoratore agricolo thailandese assassinato il 7 ottobre 2023 nel kibbutz Be’eri e trascinato a Gaza dai terroristi della Jihad Islamica. L’identificazione è stata completata questa mattina e la famiglia, in Thailandia, è stata informata attraverso i canali consolari.

Il recupero della salma di Rinthalak — che per oltre due anni è rimasta nelle mani dei gruppi terroristici — lascia ora un solo ostaggio ucciso ancora trattenuto a Gaza: il sergente maggiore Ran Gvili (nella foto a destra), agente dell’unità Yasam caduto difendendo il kibbutz Alumim.

La “nuova realtà” delle famiglie: stop ai raduni del sabato sera

In parallelo, la famiglia Gvili ha annunciato oggi la fine dei raduni settimanali del sabato sera a Hostages Square, appuntamento centrale della mobilitazione civile per quasi due anni. La decisione arriva mentre nel territorio di Gaza resta solo il corpo di un ostaggio, e le risorse del Forum delle Famiglie degli Ostaggi si stanno rapidamente riducendo.
La famiglia, in un comunicato diffuso dal Forum, afferma di dover “adattarsi alla nuova realtà”: “La lotta per riportare a casa centinaia di ostaggi non è la stessa che per riportare a casa l’ultimo. Continueremo a chiedere il ritorno di Rani, ma dobbiamo cambiare rotta.”
I raduni saranno sostituiti da incontri di Kabbalat Shabbat ogni venerdì pomeriggio, sempre a Hostages Square, per accogliere il sabato insieme alla comunità dei sostenitori.

Dolore e critica implicita al governo

Nel comunicato, la famiglia ricorda anche i 46 ostaggi che avrebbero potuto essere liberati vivi, ma che sono stati uccisi in cattività — una frase che, pur senza nominarlo, suona come una critica pesante alla gestione governativa della crisi.
Il Forum aveva già segnalato la necessità di ridurre le attività, anche per i costi: circa 200.000 shekel (53.000 euro circa) a settimana per palco, audio e video, cifra non più sostenibile dopo la diminuzione delle donazioni e la fine della mobilitazione internazionale.

Appello ai negoziatori e ai mediatori

La famiglia Gvili ha ricordato che il figlio è trattenuto a Gaza da 787 giorni e ha rinnovato l’appello ai mediatori internazionali, in particolare al Qatar, affinché mantengano al centro dei negoziati il ritorno degli ostaggi, vivi e deceduti.
Ha inoltre dichiarato che Israele non dovrebbe procedere alla “fase due” del piano di pace statunitense finché nemmeno un ostaggio — vivo o morto — rimane nella Striscia.

L’omaggio dell’IDF a Rinthalak

La salma di Rinthalak è stata consegnata dalla Croce Rossa allo Stato di Israele ieri pomeriggio. Le truppe dell’IDF hanno reso omaggio al rientro del corpo, che è stato trasferito per ulteriori esami forensi.
La sua famiglia, che non ha preso parte ai raduni di Tel Aviv, è in costante contatto con l’ambasciata thailandese, coordinata con il Forum ma non direttamente coinvolta nelle manifestazioni pubbliche.