Per due terzi degli ebrei americani Mamdani renderà New York meno sicura per loro

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di Nina Prenda
Da un sondaggio pubblicato dal Jewish People Policy Institute (JPPI) emerge cui il 67% degli intervistati teme che la sua elezione possa rendere la città meno sicura per la popolazione ebraica. Mentre il 64% degli interpellati considera Mamdani non soltanto anti-israeliano, ma anche antisemita.

Due terzi tra gli ebrei americani più coinvolti nella vita comunitaria guardano con crescente inquietudine all’imminente insediamento del nuovo sindaco di New York, Zohran Mamdani. È quanto emerge da un sondaggio pubblicato il 27 dicembre 2025 dal Jewish People Policy Institute (JPPI), secondo cui il 67% degli intervistati teme che la sua elezione possa rendere la città meno sicura per la popolazione ebraica.

Il sondaggio – parte del Voice of the Jewish People Index, che raccoglie le opinioni degli ebrei statunitensi con un forte senso di appartenenza identitaria o comunitaria – fotografa uno scenario di forte preoccupazione. Circa il 64% degli interpellati considera Mamdani non soltanto anti-israeliano, ma anche antisemita.

Zohran Mamdani, 34 anni, musulmano, militante socialista democratico e figura controversa anche all’interno del suo stesso schieramento, entrerà in carica a gennaio 2026. La capitale economica d’America ospita oggi oltre un milione di ebrei, una delle comunità più vaste e articolate al di fuori di Israele.

Il futuro sindaco è da mesi al centro delle polemiche per alcune dichiarazioni e posizioni che hanno sollevato forti reazioni. Si è impegnato, tra le altre cose, a voler far arrestare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu qualora mettesse piede a New York, e in passato aveva evitato di prendere le distanze da slogan come “globalize the intifada” o da richieste di disarmo di Hamas. Ha poi corretto il tiro, ma solo dopo un’ondata di critiche che ha attraversato l’intero arco politico.

Non sorprende, dunque, che il sentimento prevalente registrato dal JPPI sia la preoccupazione: il 56% degli intervistati si dice inquieto per la sua elezione, con punte ancora più marcate tra i moderati. Tra i centristi, il 15% afferma di sentirsi addirittura “spaventato”, percentuale che sale a circa un quinto tra i conservatori.

Il gradimento nei confronti del nuovo sindaco ha percentuali bassissime. Solo il 10% dei “forti liberali” intervistati ha accolto positivamente la sua affermazione elettorale; la percentuale scende all’1% tra i liberali moderati e si azzera del tutto tra gli elettori conservatori.

La frattura politica nazionale tra repubblicani e democratici si riflette chiaramente anche sulla percezione di Mamdani. Il 96% di chi ha votato Donald Trump nel 2024 lo considera sia anti-israeliano sia antisemita, mentre tra gli elettori di Kamala Harris questa convinzione riguarda il 47% dei votanti. Divergenze altrettanto marcate emergono nella lettura dei rischi legati all’antisemitismo: se solo l’1% degli intervistati sostiene di non essere preoccupato dal fenomeno, la maggioranza di conservatori (58%), centristi (78%) e liberali (79%) vede una minaccia provenire tanto da destra quanto da sinistra. Al contrario, appena il 5% dei “forti liberali” indica la sinistra come fonte primaria di antisemitismo, mentre soltanto l’1% dei conservatori individua la destra come principale pericolo.

Il sondaggio è stato realizzato su un campione di 745 ebrei americani iscritti al pannello JPPI, e – come precisa l’istituto – rispecchia soprattutto le opinioni di coloro che mantengono un legame particolarmente forte con l’identità ebraica, la comunità o Israele.