Foto dei tre ostaggi i cui corpi sono ancora a Gaza

Il Forum degli Ostaggi chiude la sua sede principale: “restano solo i corpi di tre israeliani a Gaza”

Israele

di Pietro Baragiola
Nato subito dopo il 7 ottobre 2023 in risposta all’attacco terroristico di Hamas, il Forum delle Famiglie degli Ostaggi è cresciuto dall’essere un piccolo gruppo solidale fino a diventare un’organizzazione immensa, senza scopi di lucro e gestita dai parenti dei prigionieri di Hamas e da personale medico specializzato.


Sabato 22 novembre la Piazza degli Ostaggi di Tel Aviv ha ospitato quella che probabilmente è stata l’ultima grande manifestazione per gli israeliani tenuti prigionieri a Gaza.  Il Forum delle Famiglie degli Ostaggi ha infatti annunciato ufficialmente la chiusura del suo ufficio principale.

Secondo i portavoce dell’organizzazione, il motivo di questo gesto sta nel fatto che i prigionieri israeliani rimasti a Gaza erano solamente tre al momento della decisione del Forum: Dror Or (il cui corpo è stato restituito a Israele il 25 novembre), Sudthisak Rinthalak e il sergente maggiore Ran Gvili, tutti deceduti durante la prigionia.

“La nostra lotta ufficiale è finita” ha spiegato Lior Chorev, responsabile del Forum, durante l’evento di sabato. “C’è un accordo sugli ostaggi e sia gli Stati Uniti che Israele si stanno impegnando a sostenerlo. Ora spetterà alle famiglie degli ultimi tre israeliani decidere se continuare i raduni settimanali.”

Il Forum delle Famiglie degli Ostaggi

Nato subito dopo il 7 ottobre 2023 in risposta all’attacco terroristico di Hamas, il Forum delle Famiglie degli Ostaggi è cresciuto dall’essere un piccolo gruppo solidale fino a diventare un’organizzazione immensa, senza scopi di lucro e gestita dai parenti dei prigionieri di Hamas e da personale medico specializzato.

L’obiettivo era chiaro: fare pressione sul governo israeliano in modo da coordinare le richieste di liberazione degli ostaggi.

Nel corso degli anni il Forum delle Famiglie degli Ostaggi è stato considerato la voce principale per tutte le 251 famiglie colpite dall’attacco del 7 ottobre fornendo sostegno logistico, finanziario e psicologico attraverso alloggi, pasti quotidiani e inviando delegazioni in tutto il mondo.

Ua manifestazione del Forum delle Famiglie degli ostaggi
Ua manifestazione del Forum delle Famiglie degli ostaggi

Il campo di battaglia preferito per le loro proteste è stato la piazza di fronte al Museo d’Arte di Tel Aviv, soprannominata Piazza degli Ostaggi, che ben presto ha attirato l’attenzione nazionale quanto internazionale e davanti alla quale il Forum ha aperto il proprio ufficio principale.

Grazie alla raccolta di oltre 35 milioni di shekel (9 milioni di euro), i volontari del Forum sono riusciti a coordinare la pressione diplomatica necessaria a garantire che Stati Uniti e Israele sostenessero i recenti accordi di liberazione degli ostaggi.

Con il ritorno a casa degli ultimi 20 ostaggi vivi e di 25 dei 28 deceduti la pressione pubblica e diplomatica si è ridotta e le donazioni sono calate drasticamente. Le poche risorse rimaste sono state subito messe a disposizione delle famiglie dei tre ostaggi ancora detenuti, dando loro libera scelta su come utilizzarle.

“Hanno creato un abbraccio amorevole attorno a noi” ha raccontato Shira Gvili, sorella di uno degli ostaggi rimasti, durante l’incontro. “Sappiamo che non si può tenere un intero edificio attivo soltanto per tre famiglie.”

Considerando che ogni raduno settimanale costa circa 52.000 euro tra palco, video e audio, alcuni membri dello staff rimarranno per offrire supporto gratuito alle restanti famiglie mantenendo il dialogo attivo con diverse istituzioni, come l’Ambasciata thailandese per il ritorno di Rinthalak.

Organization 255

I responsabili del Forum ci tengono a sottolineare che la loro organizzazione non scompare del tutto ma rinasce come Organization 255, una nuova realtà supportata da fondazioni israeliane ed ebraiche. Il nome ricorda i 255 ostaggi detenuti a Gaza all’inizio della guerra. “Organization 255 colmerà le lacune lasciate dal Forum, offrendo sostegno a lungo termine alle famiglie e integrando i servizi statali” ha concluso Chorev. “Ci adattiamo sempre ad ogni situazione, al numero di ostaggi e alle risorse disponibili. Il nome cambia ma l’obiettivo resta lo stesso: supportare i parenti fino al ritorno dei loro cari.”