Eurovision 2026: Vienna si rifiuta di ospitare l’evento se Israele sarà escluso

Mondo

di Pietro Baragiola
Il tema della partecipazione israeliana verrà discusso ufficialmente a dicembre, durante l’Assemblea Generale invernale dell’EBU dopo che l’incontro previsto per novembre è stato cancellato alla luce dei recenti sviluppi in Medio Oriente e del raggiunto cessate il fuoco. Mentre il cancelliere tedesco Merz ha dichiarato che la Germania non parteciperà all’Eurovision 2026 se Israele verrà boicottato.

 

L’Eurovision Song Contest 2026, in programma a Vienna, rischia di trasformarsi in un caso politico internazionale. Negli ultimi giorni il cancelliere austriaco Christian Stocker ha esercitato pressioni sull’emittente pubblica ORF e sul Comune di Vienna affinché rinuncino ad ospitare l’evento nel caso in cui l’Unione Europea di Radiodiffusione (EBU) decidesse di confermare l’esclusione di Israele.

La minaccia è arrivata quando Irlanda, Paesi Bassi, Slovenia, Spagna e Islanda hanno annunciato che non parteciperanno alla competizione se Israele non ne verrà estromesso, invitando sempre più Paesi ad unirsi alla loro protesta.

“È inaccettabile che proprio noi dovremmo proibire ad un artista ebreo di venire a Vienna” ha dichiarato un alto rappresentante del Partito Popolare Austriaco al quotidiano locale oe24.

Nello stesso articolo il sindaco di Vienna, Michael Ludwig, ha definito l’esclusione di Israele “un grave errore” e ha approvato il ritiro del Comune dalla competizione nonostante non ci siano ancora piani formali in atto. Se Vienna dovesse effettivamente chiamarsi fuori dall’Eurovision 2026, l’ORF potrebbe dover versare fino a 40 milioni di euro al nuovo Paese ospitante per coprire i costi già sostenuti.

 

Una decisione rimandata a dicembre

Il tema della partecipazione israeliana verrà discusso ufficialmente a dicembre, durante l’Assemblea Generale invernale dell’EBU. Questa decisione è stata confermata dopo che l’incontro straordinario previsto per novembre è stato ufficialmente cancellato “alla luce dei recenti sviluppi in Medio Oriente e del raggiunto cessate il fuoco”, come riportato da un portavoce dell’Unione Europea di Radiodiffusione nel loro ultimo comunicato stampa.

Lunedì 13 ottobre, infatti, Hamas ha liberato gli ultimi ostaggi israeliani ancora in vita, mentre Israele ha rilasciato centinaia di prigionieri palestinesi, tra cui diversi condannati all’ergastolo, rispettando la prima fase dell’accordo che ha posto fine a due anni di guerra.

“Un tema tanto controverso come l’estromissione di Israele richiede una discussione che porti i diversi membri ad interagire di persona” ha spiegato la presidente dell’EBU Delphine Ernotte Cunci, che già a settembre aveva ammesso che il suo comitato esecutivo non era riuscito a raggiungere una posizione condivisa sulla partecipazione dell’emittente israeliana KAN. “Dato che l’Unione non ha mai affrontato una situazione così, il comitato ha convenuto che questa questione meritasse una base democratica più ampia per una decisione.”

Quando interpellata dal sito di notizie Reuters, però, l’EBU non ha chiarito se il voto sulla partecipazione dell’emittente pubblica israeliana avrà comunque luogo durante l’assemblea invernale, ribadendo che nuovi dettagli verranno rilasciati nelle prossime settimane.

 

Berlino al fianco di Israele

A complicare ulteriormente il quadro generale è intervenuto il cancelliere tedesco Friedrich Merz, che, domenica 12 ottobre, ha dichiarato ufficialmente che la Germania non parteciperà all’Eurovision 2026 se Israele verrà boicottato.

“Ritengo scandaloso che se ne discuta. Israele ne fa parte” ha affermato Merz durante un’intervista rilasciata alla conduttrice Caren Miosga sul suo omonimo talk show.

Nonostante abbia sempre rivendicato la propria neutralità politica, l’Eurovision Song Contest, con i suoi 160 milioni di spettatori, oggi rischia di trasformarsi in un banco di prova per la tenuta dell’Unione Europea e per il delicato equilibrio tra cultura e politica internazionale.